sabato 9 maggio 2009

Maurizio Maraglino autore di 'Senti-Menti'

Intervista esclusiva realizzata il 9 Maggio 2009 da Ilaria Solazzo a Maurizio Maraglino per ‘castzine’.

Maurizio Maraglino nasce nella terra di Puglia 26 anni fa e fin da bambino coltiva la sua più grande passione: la musica. Si avvicina ad essa come ascoltatore; successivamente decide di scrivere filastrocche, racconti e poesie che trasforma in testi per canzoni che accompagna con il suono della sua immancabile chitarra acustica, la quale sprigiona musica per le sue parole. Terminati gli studi universitari sprigiona il suo lato creativo ed inizia a concretizzare i suoi interessi e le sue passioni rivolti principalmente all’ambito della creatività giovanile. Vincitore di un premio della critica per un contest televisivo sul canale
satellitare di Sky e di un premio della giuria per l’opera poetica “Il mio cuore al discount” presente nel suo primo album musicale dal titolo ‘Senti-Menti’. Maurizio è ritornato a vivere a Massafra, in Puglia, dove lavora come libero professionista e cerca di affermarsi combattendo le difficoltà che tutti i giovani incontrano in una realtà come il sud Italia, cosi poco gratificante per gli artisti che vogliono imporsi in un contesto sociale e di lavoro. Maraglino porta avanti un sito/blog www.mauriziomaraglino.it, dedicato ai ragazzi del mezzogiorno all’interno del quale egli sprigiona liberamente i suoi pensieri e non solo.

D. Ti senti più musicista o scrittore?
R. Mi sento scrittore e cantautore allo stesso modo, visto che per fare il cantautore devi saper scrivere le canzoni e saperle musicare, io mi definisco più un “canta-poeta”. Musicista no; non ho mai studiato musica.
D. I testi delle tue canzoni sono centrati su storie differenti, segno che potrebbero anche essere profondamente autobiografiche. In che proporzione possiamo intravedervi realtà e fantasia?
R. Nelle mie canzoni scrivo quello che sento dentro di me, in un particolare momento, di una particolare sensazione, sono quasi sempre autobiografiche, ma velati da un inconfondibile tocco di fantasia, visto che con la mia mente, navigo spesso per oceani fantastici.
D. Ovviamente non demordi e continui a scrivere esattamente ciò che ti detta
la tua anima….Come scrivi le tue canzoni? Quali sono i temi che ti sono più
cari?
R. Sono un sentimentale, quindi il tema più ricorrente è quello dell’amore, non a caso il mio primo album si intitola Senti-menti, che sta proprio a sottolineare sarcasticamente come molto spesso non si ha il coraggio di sentire le emozioni per paura di viverle. E’ per questo che molto spesso le persone tendono a mentire sui senti-menti, ecco il gioco di parole. Ma negli ultimi tempi sto conoscendo sulla mia pelle nuovi ed interessanti temi che presto vorrò musicare.
D. Dunque il tuo messaggio, ciò che vorresti comunicare a chi ti ascolta, come lo potresti definire?
R. A me interessa comunicare con me stesso attraverso gli altri, si parla sempre di comunicazione, di meta comunicazione e delle sue varie forme. Siamo totalmente invasi da una società degli slogan e dei messaggi comunicativi, senza mai riuscirne a capire l’essenza. Non è importante secondo me, cosa si vuole comunicare, è importante il perché si vuole comunicare.
D. Sei mai stato “contestato” come cantautore? Come scrittore?
R. Si. Una volta sono stato “contestato” barbaramente da un mio amico, e ci sono rimasto molto male.
D. Che fai quando non canti, non scrivi, non suoni la chitarra acustica?
R. Mi piace molto leggere, sono appassionato di fotografia,adoro mangiare e conoscere nuovi locali enogastronomici. Sono un curioso, quindi tutto ciò che mi incuriosisce, scatena in me la voglia di approfondire.
D. Nel “dorato” mondo della musica c’è più fede o più superstizione?
R. Credo ci siano ambe due le cose in maniera uguale. Io personalmente credo più nella fede che nella superstizione...speriamo non porti male a dirlo.
D. I tuoi progetti per il futuro prevedono un prossimo incontro del pubblico con una tua scrittura o con le tue musiche?
R. Credo con la scrittura, ma di solito, a qualsiasi incontro, c’è sempre posto per la mia chitarra acustica.
D. Quali sono i tuoi obbiettivi e i tuoi progetti?
R. Adesso voglio dedicarmi al mio lavoro, alla crescita professionale e cercare di riuscire a farmi riconoscere in un contesto sociale sempre più difficile per i giovani come me, che vogliono arricchire e rendere ricchi la terra del Sud, la terra in cui vivo. Per la musica c è sempre tempo, le esperienze servono a far maturare i pensieri , che a sua volta servono a far partorire canzoni.
D. Un saluto per i lettori di ‘Intervistando’.
R. Auguro a tutti i lettori di “intervistando” e a tutti i giovani come me, di credere sempre in se stessi, di costruire i propri sogni, per vederli un giorno realizzati. Mettetevi i soldi da parte ed iniziate a comprarvi un paio di scarpe buone per tenere i piedi per terra ed un paio di ali per volare ogni tanto con il vento dell’entusiasmo.

domenica 15 marzo 2009

Paolo De Angelis, organista ed elaboratore di sintesi digitali del suono


Intervista esclusiva realizzata il 15 Marzo 2009 da Ilaria Solazzo a Paolo De Angelis per ‘castzine’.

Paolo De Angelis, organista ed elaboratore di sintesi digitali del suono è nato a Brindisi nel 1961. Ha compiuto gli studi musicali presso i Conservatori di Lecce, Mantova e Vicenza, diplomandosi in organo e composizione organistica, frequentando la prestigiosa scuola del M° Celeghin a Roma. Più volte vincitore di borse di studio e diplomi di merito; ha suonato per importanti stagioni concertistiche in Italia ed all’estero. Ha frequentato corsi di perfezionamento con L. Celeghin, L.G. Uriòl per la musica spagnola, H. Haselböck per la musica tedesca ed a Bruxelles per la musica romantica con J. Ferrard, D. Roth, B. Foccroulle e J. Verdin; ha frequentato con J. Galard del conservatorio di Parigi un corso di improvvisazione organistica guadagnando una menzione di merito. Ha partecipato ai corsi di organaria con il M° Tamburini e come delegato provinciale dell’Associazione Organistica Pugliese, si è interessato della tutela e restauro di organi monumentali.



D. Quando ha avuto inizio la tua carriera di musicista?
R. E’ difficile determinare il punto di partenza in quanto avendo un pianoforte in casa suonato da mia madre ho avuto sempre la possibilità di mettere le mani su una tastiera. Però ricordo che nell’estate del 1973, un paio di amici mi invitarono a fondare un gruppo Rock dove io sarei diventato il tastierista…in tutta fretta misi da parte due soldini e mi comprai una tastiera in plastica, insomma più un giocattolo che uno strumento musicale. Fortunatamente il padre del batterista del gruppo, già affermato musicista e batterista di Fred Buscaglione, notando la mia particolare propensione alla musica mi spinse affinché studiassi musica a livello professionale, ma i miei genitori a quel tempo non avevano risorse economiche per pagarmi le lezioni, così una mia zia amante della musica mi face da mecenate ed iniziai cosi a prendere le prime lezioni di pianoforte dal Maestro Panunzio il quale in seguito mi proiettò nel conservatorio per continuare gli studi accademici.
D. Quali sono state le tappe fondamentali della tua professione?
R. Paradossalmente non considero le tappe i miei punti di arrivo, ma i punti di inizio di qualcosa che mi ha entusiasmato. Come ad esempio l’aver avuto l’opportunità di studiare con il grande Celeghin il quale ha fortemente marchiato il mio spirito musicale, ma anche altri momenti come l’opportunità di insegnare e fare musica nelle scuole materne con bambini piccolissimi, cosa che ho fatto per tantissimi anni in quanto sono convinto assertore che la musica essendo un linguaggio va insegnato sin dalla tenera età. Altre tappe fondamentali sono state quelle di far musica per il teatro e mi riferisco alle prime esperienze avute con il compianto Francesco Sebastio con il quale realizzammo le colonne originali di commedie dialettali, proseguendo poi nei musical con Jenny Ribezzo ed interessanti performance con la regia di Maurizio Ciccolella. Un’altra tappa che mi ha dato l’opportunità di approfondire altri aspetti musicali e scenici è stata la lunga collaborazione con la scuola di danza di Claudia Giubilo con la quale abbiamo realizzato uno spettacolo che coinvolgeva simultaneamente 150 ballerine. Non posso dimenticare anche l’attività di organista sia come solista che con varie formazioni orchestrali e corali.
D. Quando hai capito per la prima volta che la musica sarebbe diventata lavoro?
R. Credo che questo lo debba ancora capire, perché considero tuttora la musica coma una parte della mia vita, un po’ hobby e un po’ un amore e non quel mestiere da lasciare fuori dalla porta di casa quando rientri.
D. Dove ha conseguito il Diploma di musica elettronica?
R. Presso il Conservatorio di Bari…ma anche questa è una storia particolare.
Ricordo che il mio fraterno amico di sempre e cioè Biagio Putignano, affermato compositore e professore di composizione sperimentale al conservatorio di Bari, mi convinse ad entrare nella classe di musica elettronica, tale circostanza per me è stato fondamentale in quanto mi ha permesso di far confluire due grandi interessi: la musica e la cibernetica. Questa cosa mi ha proiettato definitivamente nel mondo dell’elettronica realizzando una serie di sperimentazioni sia sulla voce umana che sul rumore bianco quello che comunemente chiamiamo fruscio riuscendo anche a realizzare partiture musicali partendo da fogli elettronici che normalmente vengono usati per scopi amministrativi e matematici fino ad avere la soddisfazione di vedere eseguite le mie idee al XIII Colloquium on Musical Informatics.
D. Di cosa ti occupi?
R. Di tutto cioè che attiene al suono ed al rumore anche perché il confine tra questi due concetti non esiste.
D. In qualità di docente dove ha insegnato?
R. Inizialmente nelle scuole medie di Brindisi, ma anche nella scuola di musica “ G. Frescobaldi”, sia teoria della musica ma anche tenendo i corsi “Clavinova” della Yamaha. Parallelamente ho anche svolto attività di musicoterapia per conto dell’AUSL/BR1 ed in numerosi progetti di musica per l’infanzia.
D. Per oltre 20 anni ti sei occupato dell’apprendimento della musica nell’età neonatale e preadolescenziale, per conto dell'Amministrazione Comunale di Brindisi hai avviato un laboratorio ritmico-sonoro-musicale rivolto a bambini dai 3 ai 5 anni. Sei stato docente del corso di storia della musica presso l’Università della terza età di Brindisi, dei corsi di propedeutica musicale per insegnanti di scuole materne ed elementari presso il V Circolo di Brindisi e di educazione sonoro-ritmica presso scuole di danza. Una vita piena di impegni. Cosa ci puoi raccontare in più?
R. Mi piace vivere la musica a 360°, in tutte le sue sfaccettature. In realtà attualmente mi diverto anche a suonare gli strumenti idiofoni presso la Wind Orchstra di Castel Goffredo ed ho ripreso a suonare in un gruppo Rock in provincia di Brescia.
D. Sei un musicista piuttosto eclettico, spazi dalla musica rinascimentale a quella elettronica a quella per bambini, come mai?
R. Credo che la formazione di un musicista debba essere a largo raggio, seppur ogni musicista, poi, intraprende e approfondisce determinati aspetti. Gli studi accademici mi hanno fatto apprezzare i segreti della musica antica che per me rimangono le basi solide, tecniche, analitiche ed esecutive che poi ti permettono lo slancio verso qualsiasi strada si voglia intraprendere con e per la musica.
L’esperienza mi ha fatto ricredere su molti preconcetti nei confronti della musica contemporanea, credo che un musicista non possa tenere presente un repertorio che arriva fino al romanticismo cosi come purtroppo prevedono molti piani di studio, forse l’orecchio moderno è rimasto un po’ indietro rispetto alle nuove esperienze musicali e risulta più facile disdegnare nuove musiche che fare quello sforzo intellettuale tanto da agganciarci al presente o proiettarsi nel futuro sfruttando nella composizione ed anche nell’esecuzione musicale anche le nuove tecnologie e mi riferisco alle enormi possibilità che offre l’assistenza di un computer o dell’elettronica.
Insomma un musicista, oggi, non può più limitarsi ad usare un pentagramma o uno strumento tradizionale, e un po’ come se un ingegnere volesse progettare edifici a più piani utilizzando la pietra viva e fango misto a paglia al posto del cemento, sicuramente oggi prevede materiali di nuova concezione salvo che non si voglia costruire un abitazione in stile antico che comunque resta una scopiazzatura e forse anche un plagio storico. È questo che oggi mi fa un pò storcere il naso, ascoltare compositori che scrivono in stile ormai desueto parodiando anche in proprio esecuzioni di brani in stili ormai abbandonati. Chiaramente questo mio pensiero trova terreno fertile anche negli allievi ed in molti colleghi con i quali condivido questi principi e l’entusiasmo. Solo in questa maniera riusciremo meglio a comprendere e fruire delle opere di compositori come Messiaen o Berio evitando cosi con molta faciloneria e disimpegno a definire “rumore” non comprendendo che ormai non esiste più il confine tra rumore e musica, concetto questo già abbattuto dai tempi di Mozart.
D. La tua versatilità ti ha consentito di spaziare su vari generi musicali. Hai infatti avuto il piacere di collaborare come tastierista con vari musicisti famosi. Ma quali sono i compositori ai quali ti senti particolarmente legato? Perché?
R. In passato ho collaborato con il tenore Edoardo Guarnera e con Franco Fasano che molti ricorderanno come raffinato autore di brani vincitori a Sanremo ed interpretati da Anna Oxa, Fausto Leali, Mina ed altri grandi del panorama musicale, ma dal punto di vista classico mi sento molto vicino alla spiritualità e severità di Bach; due mondi diversi, ma coesistenti e che convivono in me.
D. Da che cosa parti in genere, qual è lo spunto, l'intuizione da cui prende avvio di solito il tuo lavoro?
R. Ogni volta parte da una sfida con se stessi o dall’osservazione di un piccolo particolare o dalla voglia di realizzare qualcosa che mi diverta.
D. Quali musiche ascolti?
R. Fortunatamente posso pescare in una collezione sterminata di musica che posseggo e che colleziono da anni. Ascolto indifferentemente dalla musica medioevale al progressive italiano degli anni ’70 alla musica d’avanguardia o minimalista seppur molte volte ascolto molto piacevolmente il suono dell’acqua che scorre in un corso d’acqua proprio sotto la mia finestra
D. Il tuo musicista preferito?
R. Olivier Messiaen, il quale ha saputo fondere la musica indiana e greca ed introducendo delle proprie scale musicali gli ha permesso di esplorare le relazione tra l'udito e gli altri sensi, realizzando una musica sinestetica in cui l'incontro e la sovrapposizione di suoni crea l'impressione di vedere ben determinati accostamenti di colore con usi innovativi di ritmo, melodia e armonia.
D. Quale è stata la spinta che ha mosso il tuo interesse verso la cultura
musicale?
R. L’aver compreso che la musica è un linguaggio che a volte ci consente di parlare anche contemporaneamente e di poter dialogare anche con chi parla un’altra lingua.
D. Può dare dei ragguagli sul mondo della musica in Italia?
R. In Italia abbiamo ancora dei grandi talenti musicali, del resto lo siamo sempre stati forse per motivi genetici, ma incredibilmente i media continuano a veicolare livelli molto bassi perché evidentemente sono di elementare fruizione e facile consumo per non parlare di chi ha il compito di dirigere la cultura e che per sedere su determinate poltrone fa di tutto per mantenere basso il livello intellettuale ignorando proposte ed innovazioni culturali. Per i musicisti intellettuali è sempre molto difficile trovare degli spazi e come al solito si creano varie nicchie che devono essere ricercate dagli ascoltatori e dagli amanti della buona musica.
D. Cos’è che ti ha spinto ad investire la tua ,vita in un mondo così incerto, in cui tutto è aleatorio, anziché in una professione che ti avrebbe dato una vita tranquilla ed un guadagno fisso?
R. La libertà e l’autodeterminazione di questa professione che sono beni impagabili.
D. Qual è il concerto più bello a cui hai assistito negli ultimi tempi?
R. Pochi giorni fa ho assistito al concerto di Franco Battiato che ammiro da sempre per l’incrollabile maniera di porgere la sua filosofia di vita.
D. In passato hai affermato: “Non voglio sentirmi intelligente guardando dei cretini,
voglio sentirmi cretino guardando persone eccellenti”. Puoi motivarmi tale affermazione?
R. E’ la chiara ricerca di rapportarsi con gente di pregio, gente che ti arricchisce e dalla quale c’è tanto da assorbire.
D. Preferisci suonare un pianoforte o un organo?
R. Due strumenti tanto simili quanto differenti; il pianoforte riesce ad amplificare meglio un messaggio o uno stato d’animo mentre l’organo essendo una macchina complessa ti trasporta fisicamente nella sua potenza, insomma è come avere un’orchestra da pilotare con la punta delle dita ma rimangono due emozioni diverse.
D. Attualmente di cosa ti occupi?
R. Insegno presso l'istituto comprensivo di Castel Goffredo (MN) e Pianoforte presso la scuola di musica del comune di Medole (MN) inoltre suono in vari organici strumentali e collaboro con un gruppo teatrale, ma fortunatamente rubo il tempo a me stesso per dedicarlo ai vari hobby: dalla fotografia ad i progetti informatici…ad associazioni di azione culturale, ma quando voglio far venire il cardiopalma alla mia compagna vado a volare.
D. Progetti futuri?
R. Molti… innanzitutto portare a termine entro i prossimi due anni un grosso progetto di digitalizzazione scolastica nel quale lavoro da quattro anni e per il quale tengo dei corsi di informatica per i docenti. Ma vivere la musica ancora a 360°è il progetto che mi entusiasma di più.

sabato 21 febbraio 2009

Luigi D'aprile un musicista a 360°



Intervista esclusiva realizzata il 21 Febbraio 2009 da Ilaria Solazzo a Luigi D’aprile per ‘castzine’.

Musicista, compositore, pianista, cantante ed animatore, è iscritto dal 2000 alla SIAE ed all’ENPALS come autore e compositore. Luigi D'aprile nasce il 28 Marzo del 1976 sotto il segno dell' ariete. Ama cantare e suonare il pianoforte, passione trasmessa dal padre musicista. Luigi inizia a strimpellare la diamonica ad orecchio all' età di quattro anni. A sei anni il padre decide di farlo seguire dal M° Carito stimato trombettista facendogli conoscere le prime nozioni di base. Successivamente viene seguito dal Prof. Selicato, (Direttore D'orchestra della Compagnia lirica di Roma), che lo prepara e lo presenta presso il Conservatorio di Lecce per teoria , solfeggio e studio del pianoforte classico. All'età di 12 anni suona l'organo a canne accompagnando cori liturgici in diverse chiese della provincia di Brindisi ed anche a Roma alla presenza del Papa. Le prime esperienze da Pianobar risalgono ai suoi 17 anni, all’epoca si esibiva come cantante e pianista suonando in locali della provincia in occasione di matrimoni – ricorrenze - feste di piazza. Nel 1998 sale per la prima volta sulla Nave da Crociera "EGNATIA II" della compagnia Greca Hellenic Mediterranean Lines intrattenendo con musica ed animazione i passeggeri percorrendo tutte le isole greche. In occasione del Capodanno 2000 si esibisce al "GRAND HOTEL HOLIDAY PALACE"di Corfù. Nei periodi estivi Maggio-Settembre dal 2001 al 2004 allieta le serate sulle navi da crociera"Media II Ouranos-Posedonia Egnatia III. Nel 2003 partecipa al Festival Nazionale del Pianobar Live di San Gineto nel Cosentino classificandosi nelle migliori dieci voci. A presentare la serata lo showman Walter Nudo e l'attrice Samantha de Grenet manifestazione dedicata al grande Domenico Modugno.Ospite d'eccezione Matia Bazar - Edoardo de Crescenzo - Ivana Spagna. Diventa direttore artistico, (sezione musica), per l’associazione culturale di Brindisi "Liberi Artisti Brunda", (Commedie in vernacolo). Nel periodo Estivo del 2005 si esibisce come solista e come animatore presso il villaggio turistico di Rosa Marina, (Ostuni). Ritorna ad allietare i passeggeri nel 2006 sulla nave "Elli T" compagnia "Endeavor Lines". Attualmente si esibisce in tutta Italia.

D. Come si è avvicinato per la prima volta all’arte musicale?
R. Mi sono avvicinato all’arte della musica quando avevo appena quattro anni. Mio padre è stato anche lui un musicista, quindi sono stato sempre circondato da strumenti musicali.
D. Tornando indietro nel tempo avrebbe gestito i suoi inizi in modo diverso?
R. No. Sono contentissimo di quello che ho fatto...ed ora mi godo i risultati.
D. Che ricordi ha delle sue esperienze musicali?
R. Sono tanti i ricordi e le soddisfazioni che ho avuto grazie alla musica, ma la cosa più
buffa risale a quando ero piccino. I miei genitori mi portavano a casa dei loro amici ed io ero sempre il piccolo musicista della situazione. Tutti amavano vedermi esibire al pianoforte.
D. Le canzoni che scrive sono piuttosto varie e si sentono diverse influenze. Cosa l’ispira?
R. Scrivo sempre musiche diverse, perché se mi accorgo che non mi piacciono non faccio alcuna fatica a cambiarle di genere.
D. Che metodo segue per comporre?
R. Di solito quando compongo non uso metodi ma solo le mie emozioni.
D. A suo avviso, per quale motivo Fabrizio De Andrè ha lasciato una traccia indelebile nella cultura
musicale italiana?
R. Fabrizio è stato un artista meravigliosa, un grande cantautore. Ha colpito i cuori della gente con la sua musica.
D. Una curiosità: è un musicista, ma anche un divoratore di musica. Cosa ascolta quando è in auto?
R. Sinceramente sento solo i cd che piacciono a me…la radio quasi mai, perché è diventata monotona.
D. Se dovesse acquistare dei dischi di giovani band, quali consiglierebbe?
R. La musica è soggettiva. quindi ognuno deve acquistare liberamente quello che più gli piace.
D. Oggi chi è e cosa si promette per il suo futuro di uomo e musicista?
R. Sono una persona normalissima, un uomo con tanti sogni nel cassetto, ma anche un musicista ‘pazzarello’ …scherzo! In questo momento il desiderio più grande sarebbe quello di poter portare sul palco dell’Ariston di Sanremo una mia composizione musicale.

lunedì 26 gennaio 2009

Davide Nania, un giovane filmaker





Intervista esclusiva realizzata il 26 Gennaio 2009 da Ilaria Solazzo a Davide Nania per ‘castzine’.



Davide Nania ha 21 anni, è nato a Ginevra ed è un regista che ama il campo dello spettacolo in ogni sua forma. Ha tantissimi interessi che variano dalla letteratura all’antropologia, dal viaggiare al girare video. Timido con le ragazze, estroverso con gli amici, adora tutto ciò che è arte e creazione umanistica. Si sente stretto nel suo paesino e non vede l'ora di poter vedere il mondo più da vicino. La sua musica preferita è: Rock (Lostprophets, My chemical romance, Yellowcard, Blink 182, Sum 41, Green Day, Linkinpark, The Hives...), ma in generale ascolta di tutto. I programmi TV che segue sono: I simpson, I griffin, Scrubs, Dott. House, Blob, ma se si parla di film le cose cambiano: “Il sesto senso”, “Arancia meccanica”, “Io robot”, “Il signore degli anelli”, sono solo alcuni dei suoi preferiti. Per ciò che riguarda i libri da lui letti troviamo: “Il cavaliere inesistente” di Italo Calvino, “L'inferno” di Dante Alighieri, “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie,
“L'importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde e “La Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso. Una personalità complessa da conoscere meglio.

D. Chi è Davide Nania?
R. Sono nato il 13 Giugno del 1988 a Ginevra, in Svizzera.
D. Come mai tua madre partorì fuori Italia?
R. Sono nato in Svizzera perché mio padre era lì per lavoro, ma i miei genitori sono entrambi brindisini d’adozione da quando erano piccoli.
D. Sei nato a Ginevra ma quando hai visto per la prima volta l’Italia?
R. Nel 1994 la mia famiglia si trasferì a Sala Bolognese, nella provincia di Bologna, dove vivo tuttora.
D. A che età inizi ad appassionarti d’arte?
R. Nel 2002 finite le scuole medie mi iscrivo al liceo scientifico P.N.I. dell’ISIS Archimede, a San Giovanni. Qui comincio a sviluppare la mia passione per il teatro e per il cinema, iscrivendomi ad entrambi i corsi extrascolastici, (di teatro e cinema appunto), per tutti e 5 gli anni.
D. Il corso di teatro da chi fu tenuto?
R. Dal regista teatrale Andrea Cortesi, noto fra l’altro per essere stato un partecipante al gioco televisivo “Passaparola”. Ricordo che sotto la sua guida vincemmo un premio speciale della giuria ed anche un premio come miglior sceneggiatura in due diversi concorsi per lo spettacolo “La settimana studio”.
D. Ed il corso di cinema?
R. Dal regista Roberto Roppa, collaboratore, fra gli altri, del regista Pupi Avati.
D. Cosa accadde contemporaneamente nella tua vita in quel periodo?
R. Partecipai con parti secondarie ad alcune recite con la “Deficent Century Fox”, compagnia teatrale della parrocchia del mio paese.
D. C’è un anno che ritieni significativo per la tua formazione? Perché?
R. Il 2004, perché dopo un provino fui scelto da Roberto Roppa come protagonista del film “Oltre la rete”. La sceneggiatura fu scritta dai ragazzi del progetto cinema dell’ISIS Archimede. Il film fu proiettato al cinema Giada nel settembre 2005 ed ottenne critiche molto positive. La sensazione di vedermi sul grande schermo mi entusiasmò tanto da influenzare in modo definitivo il mio progetto esistenziale. Noi attori fummo inoltre ospiti di una puntata speciale del programma “Screensaver”, andato in onda il 3 Maggio 2006.
D. Trascorso quel momento di notorietà cosa decidesti di attuare?
R. Nel 2005 pochi giorni prima della proiezione del film “Oltre la rete”, io e due miei amici, Dario Bettocchi ed Andrea Cinelli detto ‘Ciccio’, ci riunimmo un pomeriggio per chiacchierare. Dario aveva portato una telecamera, così quasi per scherzo nacque il nostro primo cortometraggio, dal titolo “Capppuceto Roso”, (non è sbagliato si scrive proprio così con 3 “p”), una parodia della famosa favola.
Quello che doveva essere solo lo svago alternativo di un pomeriggio diventa un progetto serio: nasce la DDC films (Dario, Davide ‘n Ciccio films). Nei mesi successivi girammo “Il buono, il neutro e il malvagio” e “E’ sempre Christmas”.
Nel 2006 con l’entrata di un nuovo membro la DDC films cambia nome, per acquisire quello che poi diventerà definitivo ovvero: “DxS” che sta per ‘Dementi per Scelta’.
Purtroppo i miei gravi problemi di salute in quel periodo ci permettono di dar vita solamente al mediometraggio “TgL”, (una parodia dei telegiornali).
D. Dopo il diploma avevi due opzioni: lavorare o continuare a studiare, tu cosa scegliesti?
R. La seconda, infatti mi iscrissi al corso di “Scienze Antropologiche” presso la facoltà di Lettere di Bologna.
D. Nel 2008 mi racconti che finalmente la tua salute torna a brillare, quindi sei carico di energie tanto da…?
R. Be nel mese di Aprile creo con i miei amici e colleghi “Il pomeriggio di italia 1”, demenziale presa per i fondelli dei cartoni giapponesi e della pubblicità che funge da intermezzo. Il numero degli aderenti al progetto da quattro passa a nove.
Nell’ottobre dello stesso anno decido di scrivere il copione di un lungometraggio complesso da realizzare con i miei mezzi, con molti ruoli…amplio in questo modo il giro dei partecipanti alla “DxS”. Il risultato è che le riprese, iniziate a metà Dicembre, devono ancora terminare in quanto l’intervento di 20 attori e di una quarantina di comparse, tutti selezionati dal mio giro di amici, (che per fortuna è vasto), mi fa comprendere la complessità dell’opera. Mi rende felice nonostante tutto l’entusiasmo dei partecipanti. Le riprese del film termineranno probabilmente a Giugno, e il film verrà proiettato ai primi di Settembre.
D. Ed in qualità di attore cosa farai?
R. Nei mesi di Luglio ed Agosto del 2009 parteciperò al film diretto dal regista Marco Nocera, (mio amico e “collega”), nel quale interpreterò uno dei quattro ragazzi protagonisti.
D. Tutti i cortometraggi ed i lungometraggi della DDC films/DxS da chi sono stati scritti e diretti?
R. Da me, i miei amici mi hanno aiutato limando dei dettagli o aggiungendo qualche Gag. Ovviamente vi ho partecipato anche come attore, sia con parti principali che secondarie.
D. Le tue produzioni di che genere sono?
R. Comico - parodico.
D. Da chi ha ricevuto in eredità l’amore per l’artificio dello spettacolo?
R. E’ una passione nata abbastanza spontaneamente in me, ma devo dire che i miei genitori hanno sempre appoggiato e incoraggiato le mie passioni. Inoltre anche loro hanno il loro passato in campo artistico. Mia madre ha studiato all’accademia delle belle arti di Lecce e mio padre da giovane si divertiva a scrivere recite teatrali e canzoni per chitarra.
D. Generalmente come è organizzata la tua giornata?
R. L’università mi permette di avere orari molto elastici, quindi non ho uno schema preciso. Comunque dedico molto tempo a quelle che sono le mie passioni, cioè girare video e scrivere, (non solo copioni, ma anche racconti, poesie, romanzi), tranne durante il periodo di preparazione agli esami, in cui metto da parte gli impegni per concentrarmi sullo studio.
D. Qualche buona lettura che vuoi consigliare ai lettori di ‘Intervistando’?
R. Come opere legate al teatro, (genere che amo molto), mi sento di consigliare, oltre ad un classico immortale come l’Otello di Shakespeare, “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde e “Aspettando Godot” di Beckett. Inoltre consiglio, a chi non l’avesse ancora fatto, di leggere un capolavoro come “Il signore degli anelli” di J.R.R.Tolkien: trovo che il suo modo di narrare storie sia assolutamente ineguagliabile, era un uomo con una fantasia e una genialità non comuni.
D. Il tuo stato d'animo dominante è?
R. L’ansia. Qualunque cosa faccio tendo ad essere molto ansioso. Cerco di fare le cose sempre come voglio io e finisco per pretendere troppo anche da me stesso.
D. Quando sei scoraggiato che fai?
R. Cerco di rialzarmi, sempre. Una delle poche caratteristiche di cui sono orgoglioso è la mia capacità di farmi coraggio e rialzarmi rafforzato dall’ennesimo fallimento, pronto per ricominciare.
D. Un motto, un pensiero che ti contraddistingue?
R. Ieri è storia, domani un mistero, ma oggi è un dono. Ecco perché si chiama presente.
D. La regola che preferisci infrangere?
R. Quella dell’uniformarsi al gregge. Al mondo d’oggi tutti seguono come caproni la massa, oppure nel tentativo di allontanarsene si uniformano lo stesso sul fronte opposto. Io tento sempre di ragionare con la mia testa, non accetto “verità rivelate” da altri.
D. Hai mai fatto qualcosa a qualcuno di cui poi ti sei pentito?
R. Si, tantissime. La cosa di cui mi vergogno di più è stata la volta che ho rovinato il rapporto con un mio amico per colpa della mia gelosia verso una ragazza.
D. Nella tua valigia cosa non manca mai?
R. Una penna, un bloc notes e tanti, tantissimi sogni.
D. Non puoi fare a meno di…?
R. Uscire con gli amici e cercare sempre di conoscere nuove persone.
D. Ti comunicano che mancano tre ore all'impatto con un gigantesco meteorite, che fai?
R. Organizzo al volo una festa pazza con musica, alcolici e chi più ne ha ne metta. Chiamo i miei amici e passiamo le ultime tre ore nel modo più bello ed allegro possibile. Se non c’è niente da fare a cosa serve disperarsi?!
D. Sogno nel cassetto?
R. Diventare un grande attore, un grande regista o un grande scrittore, (dipende da dove la fortuna mi darà una mano).
D. Progetti futuri?
R. Sto realizzando un romanzo, il film di cui ho già parlato sopra, e spero di mettermi in mostra presto partecipando a concorsi per cortometraggi e racconti.
D. Cosa ti aspetti dal futuro?
R. Di non dover mai guardare indietro e scoprire che ho sprecato la mia vita senza far nulla. La vita è imprevedibile e vola via. Non rimpiangerò i miei errori, perché servono a maturare, ma penso che sprecare la vita passivamente sia la cosa peggiore che si possa fare.

venerdì 16 gennaio 2009

Simone Casavecchia, direttore editoriale delle Edizioni Sabinae


Intervista esclusiva realizzata il 16 Gennaio 2009 da Ilaria Solazzo a Simone Casavecchia per ‘castzine’.



Simone Casavecchia, storico e critico cinematografico, organizzatore culturale, ha insegnato Storia del Cinema Europeo all’Università statale di Città del Messico. Ha tenuto conferenze ed incontri sul cinema italiano in vari centri ed istituti di cultura. E’ fra gli autori della “BiblioFellini” edizione del Centro Sperimentale di Cinematografia e la Fondazione Federico Fellini (2002-2004) e del volume “Io sono la mia invenzione. L’Europa, Fellini e il cinema italiano negli scritti di Angelo Arpa”. Per il centenario di Amedeo Nazzari ha curato il volume “Amedeo Nazzari. L’uomo, il divo, l’attore”, edito dal Centro Sperimentale di Cinematografia (2007). E' autore del libro "Rondi visto da vicino" (Edizioni Sabinae, 2008), lunga intervista con Gian Luigi Rondi, presidente del Festival del Cinema di Roma e dell'Accademia del Cinema Italiano, Premi David di Donatello. Attualmente è direttore editoriale della casa editrice ‘Edizioni Sabinæ’.


D. Ogni bimbo ha da piccolo un sogno, il tuo qual’era?
R. Quando ero bambino fantasticavo di fare il prete...improvvisavo, facendo impazzire tutti con altarini in tutta casa, con fumoni d'incenso in ogni dove.
Un altro sogno? Fare il giornalista come mio nonno. Poi ho iniziato a girare il mondo con la scusa del cinema, portando la mia passione per quest'arte davvero in molti angoli della terra, oggi quel sogno direi che si è realizzato, dato che "amministro" il rito dello scrivere, facendo con passione il mestiere di editore.
D. Famiglia, poesie, fede, Roma, sport, cinema. Attraverso queste sei parole descriviti ai lettori di ‘Intervistando’.
R. Dalla Famiglia nasciamo, nella poesia cresciamo, a Roma vidi per la prima volta il sole, ma mai su un campo di calcio, nel cinema trovo la mia identificazione e la mia gioia.
D. Cosa comporta fondare e gestire una propria casa editrice?
R. Comporta responsabilità, un pizzico di follia e decine di ore al giorno di intenso e straordinario lavoro. Come tutti i progetti non si realizzano da soli; (senza i miei collaboratori non andrei molto lontano!).
D. Per quale motivo hai scelto per promuovere la tua attività lo slogan “Energia per le tue idee”?
R. Le idee, la creatività, sono energia allo stato confuso che vanno indirizzate in un progetto organico e ben delineato. Questo è l'impegno che ogni giorno vede tutti noi all'opera.
D. La scelta dei tuoi collaboratori ritengo sia stata fondamentale per lo sviluppo e la crescita delle ‘Edizioni Sabinae’, potresti a tal proposito dirci a chi sei maggiormente legato, lavorativamente parlando e perché?
R. Ognuno, nella vita e nel lavoro, è straordinario e fondamentale. Non è retorica, ma realtà. Chi intraprende sa di cosa parlo. Certamente l'art director, che chiamo ancora direttore artistico, (come in teatro!), Nicola Fiorentino è non solo bravissimo, ma fondamentale. Ma senza tutta la redazione nulla è possibile, come non lo sarà in futuro.
D. Cosa offrite ai vostri autori? In sintesi i vostri servizi cosa comprendono?
R. Serietà, impegno, creatività e molti progetti da realizzare insieme.
D. Dei nomi noti chi conosce ed apprezza la tua casa editrice?
R. Tutto il nostro lavoro porta a far conoscere ogni giorno la nostra casa editrice a decine di persone. Spesso molto autorevoli. Sul nostro sito qualche nome c'è, ma il lettore più importante non è colui che è noto, ma colui che nel silenzio della libreria compra un libro e lo legge, innamorandosene.
D. Qual è stato l'incontro con un autore che ricordi con affetto? Come mai?
R. La maggiore soddisfazione si ha con un autore esordiente che si lascia consigliare nelle piccole, ma importanti mosse per intraprendere una strada editoriale. I casi sarebbero molti, ma davvero tanti.
D. Alla luce delle tue esperienze, della tua maturità, del tuo essere il Simone di adesso, se avessi la possibilità di andare indietro nel tempo, quale momento della tua vita ti piacerebbe rivivere o riaffrontare in maniera diversa?
R. Immaginare il domani vissuto con la freschezza è l'umiltà di sempre.
D. Se dovessi fare una lista delle tue tentazioni più strane a cui hai ceduto o vorresti cedere nella tua vita, quali metteresti sul podio?
R. Sono un peccatore: di gola! Sesto girone...secondo Dante!
D. Tra le tante persone conosciute, celebri e non, sia nella vita professionale che nella vita privata c'è qualcuno che ti ha lasciato una traccia indelebile e che in qualche modo ha cambiato il tuo modo di essere in senso positivo?
R. Domanda molto difficile e pericolosa! Comunque sì, tre persone: Padre Angelo Arpa, gesuita filosofo e straordinario comunicatore; Gian Luigi Rondi per la capacità di saper coniugare stile e raffinatezza personali con il cinema; Isabella Peroni, che mi ha insegnato a costruire quello nel quale si crede.
D. E c'è qualcuno che al contrario ti ha profondamente segnato in senso negativo?
R. Si parla solo dei Santi, mai dei peccatori.
D. Tutte le immagini fotografiche sono evocative di persone o momenti che hanno fatto parte della nostra esistenza. C'è un momento significativo del tuo vissuto che non è stato immortalato da una fotografia e che è vivo solo nella tua memoria?
R. Come tutti sì. Ma rimane nel mio privato. Del quale sono geloso conservatore.
D. Le parole hanno un forte significato per chi le dice e per chi le ascolta. Spesso, per quanto mi riguarda, una parola detta al momento giusto può essere davvero un toccasana. Sei consapevole di quanto, a volte, le tue parole possano essere importanti per i lettori o per gli scrittori?
R. E' una responsabilità etica che avverto ogni giorno. Cerco di dare sempre il meglio di quello che posso.
D. Cosa pensi sia importante dover comunicare ad uno scrittore emergente?
R. Umiltà, semplicità, mettersi in discussione. Scrivere, scrivere, tagliare e correggere il proprio manoscritto.
D. Progetti futuri?
R. Molti, ma tutti saranno alla luce del sole...delle librerie!
D. Un saluto per i lettori di ‘Intervistando’.
R. A voi che avete avuto la bontà e la pazienza di ascoltarmi, auguro di realizzare i vostri desideri, magari dedicando un po' più del vostro tempo alla lettura. Spesso è un'amica preziosa che regala frutti insperati.

sabato 10 gennaio 2009

Antonio Carassi alias Dj Morph



Intervista esclusiva realizzata il 10 Gennaio 2009 da Ilaria Solazzo ad Antonio Carassi alias Dj Morph per ‘castzine’.

Nato a Brindisi nell'ottobre del 78 cresce a differenza dei suoi simili con strane influenze musicali per un bambino degli anni 80. Kraftwerk, To Rococo rot, Depeche Mode, A-ha, e tutta la discografia di Mike Oldfield e Franco Battiato lo spingono a soli 8 anni ad intraprendere la lunga strada che lo porta ai giorni nostri ad essere uno degli esponenti italiani delle electronic music più in vista nella scena underground europea e da qualche tempo anche asiatica, (il Giappone è ormai considerato la sua seconda patria artistica). Dotato di una sicura conoscenza dell'arte musicale, ha nel suo bagaglio una grande predisposizione alla comunicazione di massa in grado di coinvolgere emotivamente una vasta gamma di cervelli pensanti. Nell'aprile del 2006 entra a far parte come producer della ghost crew di dj producer South Conspiracy, acquisendo lo pseudonimo di Dark Fader; chiuso in studio per sei mesi a stretto contatto con le filosofie di produzione del gruppo, affina le sue tecniche e diventa parte attiva del progetto e portavoce del gruppo. Nell'inverno del 2006 decide di affrontare la prima prova da produttore solista, e sotto il suo primo pseudonimo, Morph, coadiuvato dal team della South Conspiracy, si rintana in studio e produce un pezzo dopo l'altro, (tutti con l'intento di riportare su musica le varie sfaccettature dell’anima artistica), dalle sinfonie chopin-iane che tanto lo hanno ispirato alla drum & bass ostica e veloce del produttore Roni Size. Questo è He Comes, dieci tracce più una bonus track che ha saputo guadagnarsi una stella fra gli album proposti da Electronisc Scene. Il singolo “Innamoratevi”,unico pezzo in cui il nostro si avvale della collaborazione della South Conspiracy, in cui viene campionato il monologo estratto dal film “La Tigre e la Neve”, del premio oscar Roberto Benigni, che approva in pieno il progetto quando il Morph lo porta a conoscenza. Viene trasmesso in Italia dai vari network radiofonici ed entra nella high rotation in quattro radio giapponesi, segue il successo in Canada e in Australia. Instancabile come tutti i creativi non si concede una pausa, ma mentre è ancora in promozione He Comes, proietta la sua mente verso un genere musicale che lo affascina molto, la minimal house. La concepisce a modo suo, ne varia le metrature e le regole, ed in dieci mesi crea “Minimal is the answer", che viene apprezzato dagli addetti ai lavori che ne ascoltano le prime tracce promozionali. Arriva la svolta quando la Delectable Record di Genova, giovane label indipendente gli propone di produrgli l'album e fargli firmare un contratto di cinque anni. I vari singoli estratti dall'album che vengono proposti sul portale di musica dance internazionale, Beatport, ricevono ottimi feedback da guru della musica dance elettronica del calibro di Francesco Zappalà, Mario Più, e l'inglese Terminus. Nell'estate del 2008 scrive uno spettacolo teatrale atto a legarsi alla musica ambient elettronica da lui creata o mixata, innamortato del Giulio Cesare di Shakespeare propone all'attore regista Massimo Romano di interpretare recitando la parte di Marcantonio. Nella prima mondiale del progetto, andato in scena nella Notte Bianca di Galatina, si lega al progetto anche l'attore Riccardo Riccardi che si esibisce in un cameo che sconvolge il pubblico e la critica. È un successo. Si crea un giro di attenzione verso il progetto che nell'inverno del 2008/09, sarà messo in scena nei teatri italiani. Non contento del periodo positivo e delle ottime critiche che indurrebbero un altro a riposare un pò sugli allori, Morph non si da pace ed in una conferenza stampa annuncia il work in progress per un nuovo album del quale al momento ci ha rivelato solo il titolo, “Equilibrium”.

D. Sei molto giovane ma hai già una lunga esperienza alle spalle. Potresti brevemente presentarti ai miei lettori?
R. Diciamo che sono nato due volte..la prima volta nel '78 come Antonio Carassi, cresco diversamente rispetto ai miei coetanei, sono circondato da musica, dischi e sogni e grazie a questo. Nel 1987 "nasco" di nuovo come Dj Morph in una piccola emittente radiofonica della mia città, vivo varie esperienze radiofoniche in molte emittenti, fra le più importanti ti cito Ciccio Riccio e Radio Manbassa ed ora Samurai Fm di Tokio.
D. Qual è stato finora il tuo rapporto con la musica? Mi sembra importante far capire a chi legge il tuo particolare stile e la tua ricerca.
R. Fino al 2004 ero un "semplice" dj alla ricerca di suoni di nicchia, (trip hop, dub, dark ambient, drum' n' bass ), poi un giorno ho deciso che la musica potevo produrla io con i mezzi a mia disposizione, così ho passato intere giornate davanti al computer a programmare quelli che sono stati i primi lavori che venivano dalla mia fantasia musicale, lo stile come sempre varia dal trip hop all'elettronica sperimentale sfiorando la musica da club. Da sempre ho preferito il suono londinese al suono italo-dance, troppo commerciale a mio avviso, e l'ho arricchito con l'innesto di voci recitanti o campioni di film, audiolibri o registrazioni vocali a campo aperto.
D. Qual è la tua opinione sul mondo della composizione in Italia? Come e dove si svolge il tuo processo creativo?
R. In Italia c'è un movimento sotterraneo musicale che si muove benissimo con suoni all'avanguardia che ahimè rimane spesso chiuso in quel sotterraneo a causa di major troppo abituate alle canzoncine da suoneria per cellulari, conosco molti gruppi e molti produttori che potrebbero tranquillamente essere primi nelle classifiche se solo le case discografiche distogliessero lo sguardo dalle canzonette "meterora".
Io penso alla musica oppure alla creazione della musica anche mentre dormo, o mentre guido, spesso mi ritrovo con un giro di piano o una melodia nella testa che devo fissare in quel momento per non perderla e mi ritrovo a suonarla in piena notte davanti al pc in pigiama o su una piazzola di sosta in autostrada a registrarla sul cellulare, diciamo che nella maggior parte delle volte sono in studio a casa mia, anche se il nuovo album che sto creando con il mio gruppo lo sto registrando in giro per i paesi del basso Salento, nella Grecìa Salentina.
D. Hai lavorato e continui a lavorare molto in Italia ma come mai ha scelto di svolgere la tua carriera principalmente all'estero?
R. Il motivo è lo stesso. All'estero la sperimentazione è accolta meglio, piuttosto che in Italia. Il mio genere è un genere che in Italia si sta affacciando adesso, mentre ad esempio a Londra si sta vivendo la terza era della musica elettronica. Fare un dj set con i miei suoni qui in Italia spesso vuol dire avere un gruppo di facce stranite dal suono che proponi, in Belgio ad esempio la gente si esalta.
D. Che tipo di esperienza hai fatto e che tipo di pubblico hai incontrato in Giappone?
R. Andare in Giappone era uno dei miei sogni, è come viaggiare nel tempo ed arrivare nel futuro. I Giapponesi sono molto avanti, almeno di 15 anni anche musicalmente, ed io lì mi sento a casa mia. Ho visitato club meravigliosi ed ho visto la sede della radio per la quale creo dj set che poi mandano in onda nel week end. E’ scontato dirvi che è una radio meravigliosa, ho suonato davanti ad una folla di 8000 persone in delirio e per me è stata una grande emozione. Il pubblico lì è recettivo al massimo, sono stato accolto benissimo. La critica giapponese mi annovera come il Moby italiano. In Giappone mi posso permettere di osare musicalmente anche con suoni un po’ più ostici e non perdere mai il danceflloor. Spero di ritornarci presto.
D. Diventare un professionista è un sogno di molti, ma una possibilità per pochi. Ti hanno aiutato i tuoi genitori? A chi ti senti di dire grazie?
R. All'inizio mi ha seguito solo mia madre, diciamo che solo lei accettava che suo figlio a sette anni facesse il dj in una radio, poi con il tempo anche il resto della famiglia si è entusiasmata alla cosa. Spesso mi seguono in tuor nelle mie tappe e la cosa mi piace molto. Devo dire grazie a tutti coloro che ho incontrato nella vita, perché ogni parte di loro ha reso me quello che sono, una persona con un grande tesoro.
D. Che tipo è Morph nel lavoro? E nella vita privata?
R. Morph nel lavoro è un maledetto perfezionista, stakanovista musicale, un infinito ricercatore, un curioso sperimentatore, un alieno .Nella vita privata? A dire la verità sono come Morph.
D. Antonio cosa prometti a te stesso per il tuo futuro di uomo e musicista?
R. All'uomo prometto che in futuro dormirò di più, che non correrò più in moto, mentre al musicista che è in me prometto che non smetterò mai di essere Morph.
D. Hai ancora un sogno nel cassetto?
R. Conoscere Moby.
D. Fai un saluto ai lettori di ‘Intervistando’.
R. Arigatou tomodachi to Intervistando-to mata aimashou dawa mata. Okage sama de. Domo Arigatou.Sayounara. Antonio Morph Carassi san.
(Grazie mille amici di Intervistando, grazie per l'opportunità, a presto. Arrivederci da Antonio Carassi alias Dj Morph.

venerdì 9 gennaio 2009

Valerio Pietrini...un fuoriclasse di Raiuno



Intervista esclusiva realizzata il 9 Gennaio 2009 da Ilaria Solazzo a Valerio Pietrini per ‘castzine’.

Valerio nasce come percussionista all’età di 14 anni e dal 1996 si occupa di musica. Ad oggi frequenta la scuola di musica CMP della maestra Viviana Tacchella di Piombino. In questo periodo, ha interpretato come solista cover di autori famosi sia brani inediti da lui scritti arrivando a cantare per platee importanti come quella delle selezioni regionali dei finalisti per Sanremo. Nel Novembre 2007 partecipa al programma “I Fuoriclasse”, condotto da Carlo Conti in onda su Raiuno in prima serata, cantando con artisti come Zucchero, Iva Zanicchi e vari altri. Il 19-20-21 Settembre 2008 in corrispondenza del 60°anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, partecipa al Geneva World Peace Festival, concerto per la Pace della durata di tre giorni allestito in Piazza delle Nazioni di fronte alla sede dell’ONU a Ginevra, con artisti di calibro internazionale tra cui Terence Trent D’Arby, Norma Ray, Kaleo Futuristo, Francis Lalanne e vari altri con i due brani da lui scritti “4Wrld” e “Africa”. Il 6 novembre 2008 si esibisce al Piper di Roma come vincitore della sezione cantautori de Tour Music Fest(Premio Tour Music Face). Dal 1998 partecipa a svariati musical a livello regionale, sia in teatro che in giro per le varie manifestazioni toscane, in collaborazione della compagnia della suddetta scuola interpretando ruoli più o meno principali, (Danny in Grease, Frank in The Rocky Horror, Quasimodo in Notre Dame, Rugantino, Seymour in Little Shop of Horror, Erode in Jesus Christ Superstar, Che in Evita, presente in altri anche come ballerino). Attualmente si esibisce anche in serate live music e come percussionista in dj set chill-out e house. Oltre a questo ha avuto anche un ruolo marginale nel film “N” di Paolo Virzì del 2006come nobiluomo e guardia a cavallo. Come autore, Valerio, scrive poesie popolari e brani per altri interpreti.

D. Come hai iniziato? Dove hai mosso i primi passi?
R. Il primo approccio con la musica l'ho avuto durante il catechismo, da bambino, ricordo che mi facevano cantare tutte le preghiere che ci insegnavano, ed effettivamente questo rendeva il tutto più interessante....Poi sono saltato decisamente dal sacro al profano, perché all'età di 14 anni ho iniziato a suonare le percussioni, quelle tipiche da "spiaggia" per intendersi ed infatti sono molto affascinato dalla musica tribale in genere, specialmente quella Africana, ho anche scritto una canzone che si intitola proprio Africa, proprio perché secondo me quella è l'origine di tutto.
D. Di cosa ti occupi nel settore spettacolo oltre alla musica?
R. Mi piace l'arte della recitazione, riuscire a calarsi nei panni di un personaggio che non sia te stesso mi affascina...Ho preso parte al film "N" io e Napoleone di Virzì, come guardia a cavallo, gendarme ed altri piccoli ruoli, e devo dire che è stata un’esperienza travolgente...Non immaginavo che dietro un film ci fosse tutto quel lavoro, tutte quelle riprese e tutte quelle persone...Ricordo che una scena veniva girata un sacco di volte ed ogni volta a me sembrava buona...Ero emozionatissimo.
D. Puoi ritenerti soddisfatto di quanto ottenuto in questi anni, oppure no?
R. Considerando che ho sempre fatto musica con il solo scopo di divertirmi e no ho mai preteso altro, mi ritengo soddisfatto e fortunato. A volte si abbandonano le proprie idee, ma poi ci si ritrova in situazioni che sono ben lontane dal vero scopo che da ragazzo mi ha spinto a suonare, a cantare ed a scrivere le miei canzoni.
D. Se non avessi lavorato nel campo artistico, che professione avresti voluto svolgere?
R. Avrei cercato un lavoro che mi avrebbe lasciato tempo per fare musica...Ma ricordo che da piccolo volevo fare il marinaio come mio nonno.
D. Fra i molti progetti a cui hai lavorato, ce n’è uno tra tutti che vuoi descrivermi? Per quale motivo?
R. A Settembre 2008 ho suonato al Geneva World Peace Festival, un concerto per la pace allestito in Pazza delle nazioni a Ginevra, di fronte alla sede dell'ONU. Ho partecipato con due brani: 4Wrld ed Africa, il primo racconta la storia della figlia di un Kamikaze ed il figlio di un soldato Americano ed è cantato da due bambini, il secondo parla del mio amore per l'Africa. Quando li ho scritti l'ho fatto sperando che servissero per uno scopo che andasse al di là della mera pubblicità, ed aver partecipato a questo concerto dove erano presenti anche altri artisti che a loro volta cercano di dare un contributo per la pace, tipo Terence Trent D'Arby, Norma Ray, Kaleo ed altri, mi fa credere di essere riuscito nel mio intento.
D. C’e’ qualcuno a cui vorresti dire grazie? Perché?
R. Ad Agnese, la mia ragazza...Non è facile stare accanto ad uno come me che "non ha mai pace", sono sempre indaffarato e sempre preso dalla musica che a volte mi rendo conto pure io di vivere un po’ tra le nuvole.
D. Come sono le giornate non lavorative? Sempre in cerca di pubblic relation o all’insegna dell’assoluto relax?
R. A volte qualche momento di Relax me lo prendo, ma sono rari. Ogni volta che parto per un viaggio dico: per una settimana me ne sto sdraiato al mare e la sera a letto presto, invece poi mi ritrovo a parlare di musica sotto l'ombrellone e la sera con un microfono in mano a far cantare i mie compagni di viaggio...è più forte di me.
D. Come ti immagini tra 40 anni?
R. Compro una casetta di legno sulla riva di un fiume e me ne sto lì a pescare tutto il giorno con mio nipote.
D. Che rapporto hai durante le tue esibizioni con il tuo pubblico?
R. Prima di andare in scena mi sento come a scuola prima di un interrogazione, una volta che sono partito divento pubblico anch'io...Loro ascoltano la mia voce ed io ascolto le loro emozioni...Non c'è cosa più bella.
D. Qual è secondo te la sfida più bella della tua vita?
R. La prima maratona che ho fatto. A Berlino...A partire dalla preparazione fino alla gara...è stato incredibile...Una sfida contro me stesso. C'è voluto tanto allenamento, ma se riesco a fare una maratona vuol dire che riesco a fare tutto...o quasi.
D. Quali sono per te i grandi spettacoli musicali della vita cui assistiamo?
R. Sono nato e cresciuto in campagna e definirei spettacolo musicale anche un gallo che canta e gli altri che rispondono o che cantano insieme a lui.
D. La tua famiglia ti sostiene? Hai chiari i tuoi obiettivi privati e professionali?
R. Diciamo che non mi intralcia, ma inizialmente erano un pò diffidenti sul fatto che facessi il musicista ed effettivamente è un lavoro che lascia poco spazio alla quotidianità ed alle scadenze a lungo termine…al punto che ancora non ho le idee molto chiare sul mio domani.
D. Quali consideri le tue vittorie? Quali aspettative hai oggi su te stesso?
R. La vittoria più grande è che non mi passa mai la voglia di fare musica, e questo mi piace. Non chiedo niente e non mi aspetto niente, è un amore incondizionato dove sai di dover dare e non puoi pretendere di ricevere.
D. Ti piace il mondo in cui vivi?
R. Si, perché non c'è mai niente di scontato.
D. Quali sono le passioni della tua vita privata?
R. Adoro correre...tra l'altro è quando corro che mi vengono le idee per le canzoni.
D. Hai sogni non realizzati? Di cosa hai paura?
R. Mah...Ho sempre avuto sogni realizzabili, non ricordo di averne lasciato in sospeso qualcuno. La pura più grande che ho è di non credere più in me.
D. Esprimi un desiderio…
R. Peace, love and music. E’ la canzone di un mio amico cantautore Hawaiano, (Kaleo), penso che raccolga in se i desideri di tutti.
D. Consigli e raccomandazioni per chiunque voglia intraprendere la tua stessa strada?
R. Suona e riempiti di musica, divertiti, tappati le orecchie e suona.
D. Un saluto per gli amici di ‘Intervistando’.
R. Ciao a tutti...e come si dice su Myspace : Buona musica.

giovedì 8 gennaio 2009

Marco Nocera...un bravo regista televisivo





Intervista esclusiva realizzata l’8 Gennaio 2009 da Ilaria Solazzo a Marco Nocera per ‘castzine’.

Marco Nocera nasce a Brindisi nel marzo del 1985. Sin da piccolo mostra passione per la musica. A 8 anni compare ai microfoni di ‘Ciccio Riccio’, emittente brindisina, e da quel momento si innamora del mondo della radio. Per poi evolversi alla TV, grazie a ‘Telenorba’, dove va a trovare ‘Toti & Tata’. Nel 2000 compare in uno spot per una trasmissione di Antonio Stornaiolo. A 17 anni collabora con ‘Ciccio Riccio’, in forma non ufficiale per la realizzazione di un programma tv per ‘Antenna Sud’ per poi passare nel 2003 a ‘Radio Dara’, (acronimo di Diffusione Audio Ricerca Aperta), dove realizza due programmi di musica. Nel frattempo collabora con ‘Puglia TV’, emittente televisiva brindisina, nel programma “GIOVANI”, in veste di ospite-cameraman. Nel 2005 conosce Dario Micaletti, suo attuale grande amico, con il quale è in corso una produzione musicale. Nel luglio 2005 Marco si diploma come perito tecnico di elettronica e telecomunicazioni all'ITIS Giorgi di Brindisi. A settembre 2006, si aggrega ad un gruppo diretto da Dario, per animare le città e realizzare l'11 aprile 2007 uno spettacolo (il "Work Night Live"), realizzando il video integrale dello spettacolo e del backstage. Da ottobre Marco risiede a Roma, per studiare al DAMS, (ovvero Discipline di Arte Musica e Spettacolo), all'università di Roma3. Attualmente è impegnato nella realizzazione di alcune sceneggiature per cortometraggi ed alcuni videoclip musicali, essendo iscritto alla SIAE dal 2007 come autore e compositore di canzoni. Ne sono state prodotte alcune, che sono in via di ritocco. Solo una è attualmente già disponibile: ‘Scappa al massimo’, in duetto con Andrea Longo aka Chiasso MC, rapper autore del testo modificato del brano. Il brano è disponibile su www.MySpace.com/marconocera.

D. Anzitutto grazie della tua disponibilità e benvenuto sul sito ‘INTERVISTANDO’. Il mondo dello spettacolo ha in qualche modo influenzato la tua vita privata e viceversa?
R. Sinceramente a farci caso...credo di più in quel che faccio e sono più nervoso e pretendente.
D. Svolgi una professione che potremmo definire multicanale: quali sono le caratteristiche necessarie per comunicare in modo efficace su diversi media?
R. Bisogna capire chi è lo spettatore e magari cercare di adeguarsi...questo è il concetto fondamentale...poi varia in base al mezzo. Per me la radio dovrebbe essere fatta essenzialmente di musica e notizie. La pubblicità non la sopporto molto, seppure sia la principale fonte di reddito dell'emittenza privata.
D. Oltre al cinema hai fatto anche radio e TV. Per quale radio hai lavorato? Con quale mansione? Per quanto tempo?
R. Per il cinema ho fatto giusto qualche comparsa... nulla di particolare. Voglio intanto dire che in radio ci entrai per curiosità a soli 8 anni, ma mi ricordo che l'amore per la radio è nato quando fui ospitato a ‘Ciccio Riccio’ durante una visita ed intervenni in diretta. Mi ricordo che vi era Ilia D'Arpa ed è grazie a lei, grazie a Mino Molfetta ed a Ernesto Solimene che ho potuto iniziare anche se in maniera indiretta, osservando e "rompendo le scatole". Ho collaborato poi per Ciccio Riccio TV, quando iniziò, per i primi due mesi, ma poi per causa di uno scarso profitto scolastico Mino Molfetta ha scelto saggiamente di allontanarmi dalla radio. Ed ha fatto bene! Stessa cosa è successa a ‘Radio Dara’, dopo un anno, dove ho lavorato a titolo volontario. Solo che poi mi sono allontanato io per motivi di studio, oltre a qualche incomprensione nata con alcuni colleghi. Nello stesso periodo in cui ero a ‘Radio Dara’ ho fatto la mia comparsa a ‘Puglia TV’, nel programma "Giovani", condotto da un frizzantissimo Mario Antonelli, che era anche a DARA per la versione radiofonica del programma. Io nel programma ho dimostrato il mio amore per la parte tecnica...mi impossessavo sempre di una delle due/tre telecamere.
Attualmente lavoricchio a Roma qualche volta con qualche società di produzioni televisive per servizi giornalistici, dove faccio l'assistente cameraman o l'autista e nel frattempo mi dedico alla scrittura di qualche idea per cortometraggi. Quando sto a Brindisi, se mi chiamano per qualche service video, mi muovo con le mie attrezzature e lavoro. Ma è raro.
D. La TV consente di lavorare sia davanti che dietro la telecamera, tu che hai sperimentato entrambi i casi cosa puoi raccontarci?
R. La cosa è semplice: chi è davanti alla telecamera è "schiavo" di quello che è dietro. Nel senso che deve rispondere ai comandi del regista e del cameraman, rispettando un copione, (magari anche improvvisato), per formare la scena oppure una parte della scena ed adeguandosi a ciò. Ovviamente nel sistema vi è tutta una gerarchia. Anche i registi sono "schiavi" dei produttori e degli sceneggiatori, a volte sono loro stessi.
Ma comunque è una cosa stupenda, perché poi si sa che quel lavoro lo vedranno un po' tutti... in tv o al cinema, indifferentemente dal ruolo ricoperto. Per me vanno bene anche alcuni secondi di gloria nelle fiction o nei film, dove compaio. Ammetto di essere un po' egocentrico. Il lavoro dietro alla telecamera è alquanto silenzioso, fatta eccezione per la regia.
D. La telecamera digitale ed il computer, a tuo avviso, hanno davvero modificato il processo creativo?
R. Considerando che molti film, molte fiction e molti cortometraggi sono attualmente girati in pellicola 35mm o 16mm, fatta eccezione per le trasmissioni televisive ed alcuni cortometraggi e lungometraggi con budget economico limitato, la rivoluzione del digitale ha investito in pieno tutti, riducendo tempi e costi di lavorazione del "processo creativo", soprattutto in postproduzione. Basti pensare che adesso, con le nuove telecamere a memory card, (vi sono anche le videocamerine palmari), un filmato di 10 minuti viene portato in lavorazione nel giro di poco più di una trentina di secondi. E poi gli effetti speciali sono più elaborati e chiedono meno fatica per la loro realizzazione, per chi ne fa uso chiaramente. Seppure il digitale sia molto snello, la pellicola ha il vantaggio di avere una gamma completa dei colori e non sballa l'immagine!
D. Quali sono le caratteristiche importanti per poter divenire un buon professionista nel settore?
R. Bella domanda. Dipende tutto si basa sulla mansione che si ha, ma chiaramente nel campo delle riprese contano la stabilità dell'immagine ed una buona mano, oltre alla conoscenza al dettaglio dell'attrezzatura che si usa, chiaramente.
D. La tua famiglia è contenta della tua carriera? Chi ti sostiene fin dagli esordi?
R. Certo, ma la cosa importante è che mi laureo...dato che ogni tanto allontano i libri. Tipico di tutti gli aspiranti registi: serve passare direttamente all’azione!
D. In ambito lavorativo ha mai perso la fiducia per qualche collega di cui ti fidavi?
R. Purtroppo sì... ma quel che è peggio che spesso sono le persone che si fanno credere vicine a tradire. Brutta cosa!
D. Qual è la sua strategia per neutralizzare persone troppo sfacciate che si avvicinano a te solo per opportunismo?
R. Basta ripagarle con la stessa moneta. Io reagisco. Come diceva un antico proverbio: ‘Ci sì martieddu batti, ci sì incudine statti!’.
D. Esiste secondo te nel settore spettacolo l'amicizia leale tra un uomo ed una donna prescindendo da qualsiasi forma di interesse?
R. Certo. Spesso nasce per condivisione di una passione. Di amicizie ne ho tante, seppure superficiali.
D. Il cinema è stato fatto per l’uomo oppure l’uomo per il mondo cinematografico?
R. Dipende se l'uomo ragiona con la sua testa o se si lascia burattinare...Ma penso che il cinema è fatto per l'uomo, parlando del servizio delle multisale e dell'intrattenimento.
D. Trovi la felicità in te stesso o nelle cose che realizzi con il tuo lavoro?
R. Se si tratta di una breve felicità, nel lavoro. La vera felicità deve ancora arrivare. Sono in fase di meditazione, ma non significa che sono infelice.
D. Tendenzialmente ti ritieni un’artista socievole o solitario?
R. Probabilmente molto solitario. La solitudine è madre della creatività, perché permette di concentrare le proprie forze su qualcosa. Ma mi alterno. Quando lavoro di cervello, voglio essere lasciato solo.
D. Nel quotidiano aiutano di più i vizi a vivere o le virtù a morire?
R. Fifty-fifty. I vizi sballano, le virtù fanno ragionare.
D. La certezza più grande della tua esistenza qual è?
R. L'amore dei miei genitori...se ci si riferisce a ciò.
D. Hai delle paure? Le hai mai sfidate?
R. Credo che a sfidare la paura si trovi il risultato di cui si ha paura! Permette di capire molte cose e di ragionare.
D. Progetti futuri?
R. Vivere il presente, magari in maniera più scaltra e strafottente. Meglio essere ottimisti ed aver torto che esser pessimisti ed avere ragione, diceva qualcuno. Il 2009 lo vedo come anno reattivo, da parte mia.
Un abbraccio a tutti...no...a tutte...generalizzo... un abbraccio, se no c'è chi si potrebbe offendere!