lunedì 4 agosto 2008

Francesco Lacorte, orizzonte cinema






Intervista esclusiva realizzata il 4 Agosto 2008 da Ilaria Solazzo a Francesco Lacorte per ‘castzine’.

Francesco Lacorte nasce a Brindisi il 20 Marzo del 1981. Fin da bambino è attratto dal mondo dell´arte.
Nel 2001 acquisisce la maturità artistica indirizzo Grafico Visivo presso il Liceo Artistico di Brindisi ‘E. Simone’. Dopo vari corsi nell'ambito cinematografico ed artistico, dal 2005 partecipa alla realizzazione di cortometraggi e documentari in qualità di aiuto regista e scenografo.
Dal 2006 si occupa della segreteria dell'associazione AIACE Brindisi.
Nel 2007 ha partecipato all'organizzazione della prima edizione del BRIFF- Brindisi International Film Festival.




D. Per cominciare ti propongo di presentarti ai miei lettori.
R. Cara Ilaria, inizio col ringraziarti per questa tua intervista…è una bella occasione che non capita tutti i giorni.
Credimi sono molto emozionato, perché sono un uomo introverso.
Ho 27 anni e cerco in sostanza di concretizzare i miei sogni, il mio mondo attraverso la mia arte.
D. Qual è la tua formazione ?
R. Mi sono diplomato presso il liceo artistico in grafica pubblicitaria, ho frequentato corsi di produzione e realizzazione di documentari e cortometraggi.
Mi sono fatto le ossa sul campo e nell'ambito prettamente artistico.
D. Cosa ti ha spinto verso il lavoro di scenografo ed aiuto-regista, e qual è stato il tuo percorso per arrivarci?
R. Premettendo che lavorare per il cinema è da sempre la mia più grande aspirazione, è nato tutto per caso.
Nel 2005 spinto da un'amica, decisi di partecipare ad un corso del C. T. P. di Brindisi dal titolo “Documentari e cortometraggi”.
Il docente era il regista brindisino Simone Salvemini, il quale a corso finito mi propose di collaborare con lui proprio in qualità di aiuto-regista e come grafico per la sua casa di produzione “La Kinebottega”.
Naturalmente dò il mio contributo anche nell'allestimento delle scenografie e nella realizzazione dei costumi di scena, perché ricreare mondi ed ambienti inesistenti è una cosa che mi intriga tantissimo.
D. Da quanto tempo ti occupi di cinema?
R. Da tre anni, ma scrivo sceneggiature da almeno dieci anni con la complicità di mia sorella Daniela.
Da due anni mi occupo della segreteria dell'associazione AIACE Brindisi, che promuove il cinema e la cultura in città, (organizzazione di eventi e rassegne cinematografiche).
D. Puoi parlarci della tua attività in termini pratici?
R. Come aiuto-regista, mi occupo dell'organizzazione del film, della pianificazione delle riprese e dell'organizzazione del set per conto del regista.
La mia è una figura a metà strada tra la produzione e la creazione artistica…divento un “ombra invisibile” che affianca il regista.
Per alcuni corti e documentari ho anche svolto il ruolo di fonico, gestendo e catturando con l'apposita strumentazione i suoni, i rumori ed i dialoghi dei protagonisti.
D. Cosa conosci ed apprezzi del cinema italiano?
R. Quello che apprezzo anche nelle altre cinematografie internazionali: una buona sceneggiatura, la regia asciutta ed i bravi attori.
Il problema fondamentale del nostro cinema oggi è che ci sono pochi bravi sceneggiatori…
le storie alla fine finiscono sempre col ripetersi.
La trama non dev’essere didascalica, perché io amo essere sorpreso mentre sono seduto in una sala cinematografica.
Ultimamente un bel film italiano visto al cinema è stato ‘Gomorra’, visivamente realistico da sembrare documentaristico.
D. Ti ispiri a qualche arte figurativa?
R. Da piccolo il mio più grande gioco era quello di disegnare personaggi o animali, ritagliarli e giocarci... il contatto con la materia è per me importantissimo.
L'arte in generale, dai primi graffiti nelle caverne alla cultura pop, mi affascina.
Mi piace perdermi nei colori e nelle atmosfere ricreate da Klimt o nei mondi surreali di Dalì o nella dinamicità del ‘Guernica’ di Picasso.
D. Nel campo del cinema ambisci a raggiungere qualcosa in particolare che magari non hai ancora raggiunto?
R. Cerco sempre di crearmi nuovi stimoli e col passare del tempo di accrescere le mie competenze.
L'ambizione è quella di curare un giorno la regia di un film.
La strada è lunga e tortuosa, gli ostacoli non mancheranno, ma ci proverò.
D. Ad una persona che di cinema non ne sa niente , come spiegheresti in cosa consiste dar vita ad un cortometraggio?
R. Dar vita ad un cortometraggio non è così differente dal creare una qualsiasi altra opera.
L'importante è partire da una buona idea, per poi passare alla stesura di una sceneggiatura di ferro con un buon conflitto all'interno della storia.
La difficoltà sta nel dover rientrare nei tempi giusti, (ne troppo corto ne troppo lungo), durata massima 30 minuti, superato tale arco di tempo lo spettatore potrebbe annoiarsi e la storia non reggere.
D. Riesci a vivere del tuo lavoro artistico?
R. Purtroppo ancora no, infatti mi dedico anche ad altre attività.
Come molti ragazzi della mia età, lavoro il fine settimana in un pub e curo la parte amministrativa di una azienda della mia città.
Nella mia zona, come ben sai, il tipo di attività che svolgo è poco apprezzata e riconosciuta, manca ancora il gusto per la cultura…ciò che mi spinge nel non mollare mai è la passione.
D. C'è un documentario preferito tra quelli per i quali ha lavorato che ti è rimasto nel cuore? Perché?
R. “Liturgia della Bancarella” (2005) del regista Simone Salvemini, il primo che ho seguito come aiuto-regista. Ricordo ancora quelle giornate di Giugno, le riprese fatte dalle tre del mattino alle 2 del pomeriggio…Eravamo impegnati a raccontare la vita ed il sacrificio dei commercianti di una piazza.
Un'esperienza indimenticabile.
D. Che cosa consiglieresti a dei giovani che vogliono seguire la stessa strada che hai preso tu?
R. Di avere pazienza e soprattutto di formarsi sul campo, partecipando anche gratuitamente ai set,
osservando le professionalità che lavorano per la realizzazione di un film.
D. L´importanza della location cambia per genere di film o pensi che sia ugualmente importante?
R. Le location per ogni film sono fondamentali, non importa il genere, perché servono a dare maggiore risalto o per enfatizzare gli stati d'animo della storia rappresentata, in altre parole contribuiscono nella caratterizzazione dei personaggi.
D. Secondo te, ha ancora importanza la location, dopo l´avvento delle tecnologie che tramite il computer ricreano praticamente qualsiasi luogo si desideri stando in studio?
R. Si, e col tempo noto che invece di scomparire la figura del location manager acquista maggiore importanza, specialmente, in Puglia, che da un po' di tempo sta vivendo un momento attivo nell’arte cinematografica.
Sempre più registi scelgono la nostra regione per i loro lavori.
Ovviamente sono favorevole all'intervento della computer grafica, ma solo nel genere fantastico, ricreando mondi esistenti solo nelle menti dei loro creatori.
D. Riprendendo la domanda precedente, costa di più trasportare un intera troupe in un luogo reale o ricreare lo stesso luogo in studio con l´aiuto dei computer?
R. Trasportare un'intera troupe è una spesa non indifferente, ma ancora, (per fortuna), necessaria per la realizzazione di un film.
D. A cosa stai lavorando in questo periodo?
R. Abbiamo da poco concluso le riprese del corto “L'intervista” di Simone Salvemini, ora in post-produzione. Un'esperienza entusiasmante che ho curato anche come scenografo e costumista.
La partecipazione a questa fiction mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie, che ringrazio per le emozioni che mi hanno trasmesso.
D. Progetti futuri?
R. Tantissimi tra cui la realizzazione del mio primo lavoro come regista.
Mi piacerebbe dar vita ad un corto d'animazione, tratto dalla mia favola “Will”.
Terminare una raccolta di storie illustrate e di fumetti, ideata da me e da altri artisti miei coetanei ora sparsi per l'Italia…etc.
D. Sogno nel cassetto?
R. Lavorare nel cinema, magari ad Hollywood.
Mi piacerebbe essere diretto in un film, lavorando come attore, per poter provare a stare dall'altra parte della telecamera.
Riuscire un giorno a far emozionare gli altri, arrivando al cuore della gente.

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