martedì 1 aprile 2008

Michelangelo Gregori regista del cortometraggio ‘I benefattori’




Intervista esclusiva realizzata l’1 Aprile 2008 da Ilaria Solazzo a Michelangelo Gregari per “castzine”.

Michelangelo Gregori è nato il 27 Marzo del 1981.
Regista, sceneggiatore ed attore ha collaborato con il metrico e poeta latino Mons. Antonio Pelosi e con il fotografo professionista M. Di Giovancarlo.
Nel 2005 ha lavorato con l'associazione Arci L'IGUANA all'organizzazione della prima edizione del ‘Bolsena corto festival’ rassegna di corti Bolsena (VT) e l’anno successivo in qualità di co-autore e curatore della televisione libera on line SBOBTV con l'associazione SBOB e sempre nel 2006 alla realizzazione della prima rassegna del cortometraggio PORTER Pub (Viterbo).
Nel 2007 è stato alla direzione artistica del Primo Festival delle Arti di Grotte di Castro.
E’ autore del Romanzo "MI HA PORTATO UNA CICOGNA UBRIACA".





D. Che studi ha eseguito per diventare regista?
R. Partiamo dal presupposto che l’accademia è cosa forviante e serve molto di più la “bottega” come diceva Pasolini.
Ho iniziato il mio percorso molto prima di andare a Roma in una scuola di cinema, che comunque per un 30% serve sempre come impostazione, nel mio caso, mi sono sempre dimenticato di andare a ritirare il diploma.
D. Ricorda l’attimo in cui la sua mente le ha trasmesso chiari segnali di totale predisposizione alla regia?
R. Precisamente, l’attimo esatto, proprio non lo ricordo, visto che in queste cose esistono solo concatenazioni di causa ed effetto…è stato un susseguirsi di avvenimenti, posso magari dire che ho capito di essere portato riguardo questo lavoro in maniera NATURALE perché ognuno di noi ha un dono!
D. Quali prerogative deve avere una persona per poter lavorare con lei nell’interpretazione di un personaggio in un suo film?
R. La prerogativa è solo una, darmi retta e fidarsi di me!
D. Nel momento in cui porta in scena una sua sceneggiatura riesce a rimanere fedele al testo o i budget a volte condizionano le sue scelte?
R. Purtroppo, a volte si inizia a scrivere una storia sapendo poi in che modo essa può essere realizzata, ma la sceneggiatura, come a teatro è sempre e solo un canovaccio poi essendo spesso autore di ciò che dirigo è più facile suffragare a perdite di stile durante una realizzazione!
D. Avendo alle spalle esperienze professionali come regista di documentari, può dare dei consigli a coloro che vorrebbero imparare a confezionarli?
R. La prima cosa, se fai questo per mestiere è tenere conto del fattore A CHI LO VOGLIAMO VENDERE?, la seconda è fare un prodotto che ci piacerebbe vedere e non la solita blaterazione sul semplice fatterello che si porta in video.
D. Che rapporto ha con la tecnologia?
R. Ottimo oramai, le nuove tecnologie, che vanno dal digitale ad internet hanno portato una grande possibilità di espressione e una nuova comunicabilità.
D. Quali tematiche sviluppa nelle sue sceneggiature?
R. Come sempre, si parla di cose che si conoscono.
Scrivere un film significa dar vita in maniera fittizia ad avvenimenti che conosciamo, che amiamo o che sogniamo, quindi ogni pretesto è buono, dall’amicizia al sesso!
D. Il primo e fondamentale passo nella realizzazione di tutte le opere cinematografiche qual è?
R. Voler raccontare, avere qualcosa da dire, e non solo perché per conoscenza o altro ti danno soldi per realizzare un opera!
Poi magari puoi far soldi a palate con quattro vaccate, ma va bene tutto!
D. Rispetto ad un testo teatrale in cosa si differenzia una sceneggiatura?
R. Siamo su due piani espressivi estremamente diversi, sia nel modo di scrivere che di realizzazione.
Come è giusto che sia, il teatro ha un modus tutto suo che non coincide con la realizzazione filmica, e viceversa!
D. Oltre il racconto cos’altro si scrive su una sceneggiatura?
R. I dialoghi!
D. Sogno nel cassetto?
R. La pace nel mondo, tanto dicono tutti così, o magari per una cosa più semplice meno amicizie e raccomandazioni nel mondo dell’arte!