sabato 27 settembre 2008

Francesco Felli, un ottimo regista cinematografico



Intervista esclusiva realizzata il 27 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo al regista Francesco Felli per ‘castzine’.

Francesco Felli, nato a Roma il 22 Maggio del 1980, ha 28 anni. Laureato in giurisprudenza, ha esordito ufficialmente dietro alla macchina da presa nel 2004. Responsabile artistico e tecnico-professionale del film “Ogni giorno”, (prodotto da Sky e dalla Nuvola film), è stato finalista di svariati concorsi tra cui il Tropea Film Festival, il Villammare Film Festival, il Reggio Film Festival…solo per citare gli ultimi in ordine cronologico. Ha ricevuto molteplici riconoscimenti tra cui ricordo il prestigioso premio Filippo Gagliardi. Dal 2003 ad oggi ha composto sei colonne sonore per i documentari I.C.R.A.M. Nel 2005 ha dato vita al cortometraggio “Delitto o giustizia” di cui ha curato soggetto, sceneggiatura, regia e montaggio e nel 2007 ha realizzato il cortometraggio “Teatro Principe” anche questo curato nel soggetto, nella sceneggiatura, nella regia e nel montaggio. Il suo ultimo lavoro è “Fuori gioco”, un brillante cortometraggio prodotto da Sky e Nuvola Film, grazie al quale, il regista Felli ha potuto ancora una volta dimostrare al suo pubblico la sua estrema professionalità.

D. Quali le motivazioni che l’hanno spinta a diventare regista? E cosa rappresenta per lei il cinema?
R. Ho iniziato a suonare che avevo dieci anni. A dire il vero da qualche anno già dipingevo e scrivevo, o forse solo mi insozzavo le mani con il profumo di museo dei colori ad olio e con gli inchiostri di qualche poesia scritta fuori dalle righe. Tanti modi privilegiati per trascorrere le ore di ozio. Nulla di più. Dopo molte note steccate e qualche accordo riuscito, ho però incontrato il cinema. Per tanti anni, ventiquattro per la precisione, c'eravamo conosciuti appena, ero un mediocre spettatore come tanti, cliente ad intermittenza, attratto dalle storie a lieto fine e soprattutto dalle confezioni extra large dei pop corn. Poi ho scoperto, con sorpresa, come fosse il palcoscenico dove far esibire tutte quelle forme d'arte che, fin lì, avevo amato nella loro singolarità. Presto è diventata non una passione, ma una condizione di vita, naturale ed imprescindibile come il respirare.
D. Qual è stata la sua formazione?
R. Ora opererò una banalissima e frettolosa distinzione. Secondo me, infatti, esiste un aspetto che non ti insegna nessuno, ossia la sensibilità di raccontare e, se possibile, di emozionare. Temo sia qualcosa di innato. Poi esiste il modo con cui si racconta, la tecnica, che è migliorabile, sempre. Tornando alla domanda, non ho mai frequentato una scuola di cinema. E potrei giustificare questa mia mancanza vantandomi di aver letto oltre trenta libri sul tema o di aver visto oltre trenta volte tutti i film che hanno segnato la storia del cinema. Ma secondo me tutto ciò conta molto poco. Potrei leggere altrettanti volumi sulla scultura senza mai riuscire ad intagliare neppure un faccione. E così la cosa che più mi è stata d'insegnamento, al di là di ogni lettura o visione, è stato l'iniziare ad immaginare come avrei raccontato ogni scena della mia vita. Schizzofrenico, ma utile.
D. Può dirmi qualcosa del suo lavoro sul set?
R. Il set è un'esperienza eccitante, seducente. E' un frullatore di emozioni. Si riesce finalmente ha dare una dimensione reale alle proprie immaginazioni. E di solito giunge dopo mesi di preparazione. E' un po' come immaginare spesso il corpo di una donna che non puoi svelare. E quando finalmente giunge l'ora tutto è inebriante. Per quanto riguarda il rapporto con il mio staff, ho sempre creduto che una squadra unita e compatta fosse assai più forte di una con qualche solista e poca amicizia. E' pur vero che prima di girare organizzo molte riunioni per spiegare cosa voglio. Così, sul set, è tutto molto facile.
D. Usa uno storyboard, o almeno ne ha usato uno per il film ‘Ogni giorno’?
R. Non potrei lavorare senza storyboard, vista la maniacale cura che ho per ogni inquadratura. E' l'unico strumento che mi permette di provare e riprovare, fino a trovare cio’ che più mi piace. Lo mostro ad attori e cast tecnico già un mese prima delle riprese per fargli capire cosa voglio. L'ho sempre usato, sin dal primo ciak.
Lo realizzo personalmente, unendo il lavoro artigianale di pittura all'ausilio tecnologico dei software appositi.
D. Ha scelto questo titolo misterioso ed evocativo?
R. Si. La capacità di rinnovare "ogni giorno" il proprio amore, credo sia il segreto della felicità di una coppia. Il confermare quotidianamente, dunque, il corteggiamento, le attenzioni, i desideri.
D. Perché ha scelto di approfondire così a fondo questo tema?
R. Ho scelto di parlare dell'alzheimer, perché, credo sia una malattia, ancora più crudele delle altre, se possibile, in quanto saccheggia la vittima di memorie e consapevolezze, lasciandola senza identità. La sola idea che le persone, che ami possano improvvisamente scrutarti come un estraneo, dimenticando tutta la vita condivisa, mi provoca uno strazio immenso. Al tempo stesso, il film, però, non si pone alcuna ambizione scientifica, né intende dipingere i toni più drammatici del problema, senza però neppure che esso sia trattato con sprovveduta frivolezza. Nello scrivere la sceneggiatura., infatti, ho badato a non perdere l'equilibrio, in bilico tra la necessità di non camuffare la realtà della malattia e la voglia di raccontare una storia d'amore che andasse oltre la memoria. In tutto questo ho così voluto immaginare, o sperare, che l'amore fosse un'emozione tanto incisa nell'animo di chi ama da resistere anche all’ offuscamento dei propri ricordi. Insomma ,che ci fossero storie d’amore che vanno oltre la memoria, oltre l’alzheimer.
D. Aveva già in mente Carlo Delle Piane come protagonista del suo film ‘Ogni giorno’, mentre scriveva la sceneggiatura?
R. Si. Ti svelo che l'ho scritta su misura per lui. Era indispensabile, per me, avere un attore che sapesse evitare toni patetici e pietosi.
D. A parte Stefania Sandrelli e Carlo Delle Piane artisti famosi in Italia il cast è composto da attori sconosciuti, come li ha selezionati?
R. Ho sempre grande attenzione che anche le comparse siano degli attori. Spesso sono amici con cui ho già lavorato che si prestano a darmi una mano. Qualcun'altro è, invece, residente della Palestrina, il paese dove abbiamo girato. Il ruolo della governante è stato interpretato da Giordana Moscati, che considero una delle migliori attrici che io conosca; sono stato felicissimo di aver lavorato con lei.
D. L’attore o l’attrice con cui è diventato amico?
R. Troppo facile risponderti: con Carlo Delle Piane, perché tra me e lui è nata un'amicizia molto sincera già mesi prima di girare. Sul set il nostro feeling professionale è diventato naturalmente complicità ed intesa, (sembrava ci fossimo solo io e lui). Devo dirti che non mi sono mai trovato male con nessuno degli attori che ho fin qui diretto; in alcune situazioni però, mi rendo conto solo ora che, ero troppo inesperto per saperli guidare come avrei dovuto.
D. Quanto interviene sul lavoro del direttore della fotografia?
R. Abbastanza, come su ogni altro aspetto dei miei film, dalle scenografie ai costumi. Non c'è nulla che io lasci interamente alla scelta degli altri.
D. Che tipo di rapporto ha con i montatori? Le capita di visionare un primo montaggio e di cambiarlo molto?
R. A dire il vero mi capita di assistere a tutte le fasi del montaggio. Dall'acquisizione all'export finale. Ciò è molto faticoso, ma immensamente utile. Anzi, spesse volte, faccio io stesso un premontaggio.
D. Come è arrivato alla scelta di Francesco Venerucci per la musica del film? Conosceva già i suoi lavori?
R. No, non ci conoscevamo. Ho ascoltato numerosi compositori di Roma su myspace. Venerucci è stato quello che mi ha maggiormente colpito. Da lì è nata un'intesa tra me e Francesco, che sono certo ci porterà lontano. Dopo aver scritto la sceneggiatura, scelte le musiche per il film, inizio a disegnare lo storyboard seguendo il ritmo musicale.
D. In che modo un’ispirazione può essere inficiata dalle regole e dai tempi di una produzione?
R. Quando ho scritto “Ogni giorno” non avevo alcun contatto con le produzioni. Ho bussato a molte porte, senza alcune esito. Poi Sky si è interessata al lavoro e così, quasi in contemporanea, la Nuvola Film. Da quel momento è diventato tutto molto più semplice. Il produttore della Nuvola, Amedeo Bacigalupo, mi lascia un grandissimo margine di movimento. E' questa è certo la condizione ideale per lavorare. Anche il corto successivo è stato prodotto nello stesso modo.
D. Giochino: deve salvare dieci film per tramandarli ai posteri, quali sceglie?
R. Io per ora ne ho realizzati solo cinque...Scherzi a parte non saprei proprio. Di certo il regista italiano cui traggo maggiore ispirazione è Tornatore.
D. Un consiglio per le giovani generazioni che vanno al cinema…
R. Figuriamoci. Non credo affatto di essere in grado di dare consigli, anzi...se qualcuno ne volesse dare a me! E poi ho molta considerazione dello spettatore. Per questo cerco di annoiarlo il meno possibile e rispetto ogni gusto, purché si tratti di scelte sincere e spontanee, e non certo dettate dalla pubblicità che altri fanno passare per qualità.
D. Quando potremo ammirare la sua prossima opera?
R. Dopo “Ogni giorno” ho realizzato sempre con Sky "Fuori gioco", una storia ambientata negli anni '50 che racconta come la passione per il calcio sia ben poca cosa di fronte alle sensuali movenze di una donna in finestra che si spoglia. Ora sto scrivendo una nuova storia, da cui realizzare prima un corto e poi, si spera, un lungo.
D. Il suo sogno nel cassetto è?
R. Per quanto possa sembrare banale e scontato, vorrei continuare ad emozionare...magari per il tempo di un film e non più solo di un cortometraggio.
D. Un saluto per i lettori di ‘INTERVISTANDO’.
R. Saluto con simpatia tutti i cinefili ed in particolar modo gli utenti del sito ‘Intervistando’.