domenica 15 marzo 2009
Paolo De Angelis, organista ed elaboratore di sintesi digitali del suono
Intervista esclusiva realizzata il 15 Marzo 2009 da Ilaria Solazzo a Paolo De Angelis per ‘castzine’.
Paolo De Angelis, organista ed elaboratore di sintesi digitali del suono è nato a Brindisi nel 1961. Ha compiuto gli studi musicali presso i Conservatori di Lecce, Mantova e Vicenza, diplomandosi in organo e composizione organistica, frequentando la prestigiosa scuola del M° Celeghin a Roma. Più volte vincitore di borse di studio e diplomi di merito; ha suonato per importanti stagioni concertistiche in Italia ed all’estero. Ha frequentato corsi di perfezionamento con L. Celeghin, L.G. Uriòl per la musica spagnola, H. Haselböck per la musica tedesca ed a Bruxelles per la musica romantica con J. Ferrard, D. Roth, B. Foccroulle e J. Verdin; ha frequentato con J. Galard del conservatorio di Parigi un corso di improvvisazione organistica guadagnando una menzione di merito. Ha partecipato ai corsi di organaria con il M° Tamburini e come delegato provinciale dell’Associazione Organistica Pugliese, si è interessato della tutela e restauro di organi monumentali.
D. Quando ha avuto inizio la tua carriera di musicista?
R. E’ difficile determinare il punto di partenza in quanto avendo un pianoforte in casa suonato da mia madre ho avuto sempre la possibilità di mettere le mani su una tastiera. Però ricordo che nell’estate del 1973, un paio di amici mi invitarono a fondare un gruppo Rock dove io sarei diventato il tastierista…in tutta fretta misi da parte due soldini e mi comprai una tastiera in plastica, insomma più un giocattolo che uno strumento musicale. Fortunatamente il padre del batterista del gruppo, già affermato musicista e batterista di Fred Buscaglione, notando la mia particolare propensione alla musica mi spinse affinché studiassi musica a livello professionale, ma i miei genitori a quel tempo non avevano risorse economiche per pagarmi le lezioni, così una mia zia amante della musica mi face da mecenate ed iniziai cosi a prendere le prime lezioni di pianoforte dal Maestro Panunzio il quale in seguito mi proiettò nel conservatorio per continuare gli studi accademici.
D. Quali sono state le tappe fondamentali della tua professione?
R. Paradossalmente non considero le tappe i miei punti di arrivo, ma i punti di inizio di qualcosa che mi ha entusiasmato. Come ad esempio l’aver avuto l’opportunità di studiare con il grande Celeghin il quale ha fortemente marchiato il mio spirito musicale, ma anche altri momenti come l’opportunità di insegnare e fare musica nelle scuole materne con bambini piccolissimi, cosa che ho fatto per tantissimi anni in quanto sono convinto assertore che la musica essendo un linguaggio va insegnato sin dalla tenera età. Altre tappe fondamentali sono state quelle di far musica per il teatro e mi riferisco alle prime esperienze avute con il compianto Francesco Sebastio con il quale realizzammo le colonne originali di commedie dialettali, proseguendo poi nei musical con Jenny Ribezzo ed interessanti performance con la regia di Maurizio Ciccolella. Un’altra tappa che mi ha dato l’opportunità di approfondire altri aspetti musicali e scenici è stata la lunga collaborazione con la scuola di danza di Claudia Giubilo con la quale abbiamo realizzato uno spettacolo che coinvolgeva simultaneamente 150 ballerine. Non posso dimenticare anche l’attività di organista sia come solista che con varie formazioni orchestrali e corali.
D. Quando hai capito per la prima volta che la musica sarebbe diventata lavoro?
R. Credo che questo lo debba ancora capire, perché considero tuttora la musica coma una parte della mia vita, un po’ hobby e un po’ un amore e non quel mestiere da lasciare fuori dalla porta di casa quando rientri.
D. Dove ha conseguito il Diploma di musica elettronica?
R. Presso il Conservatorio di Bari…ma anche questa è una storia particolare.
Ricordo che il mio fraterno amico di sempre e cioè Biagio Putignano, affermato compositore e professore di composizione sperimentale al conservatorio di Bari, mi convinse ad entrare nella classe di musica elettronica, tale circostanza per me è stato fondamentale in quanto mi ha permesso di far confluire due grandi interessi: la musica e la cibernetica. Questa cosa mi ha proiettato definitivamente nel mondo dell’elettronica realizzando una serie di sperimentazioni sia sulla voce umana che sul rumore bianco quello che comunemente chiamiamo fruscio riuscendo anche a realizzare partiture musicali partendo da fogli elettronici che normalmente vengono usati per scopi amministrativi e matematici fino ad avere la soddisfazione di vedere eseguite le mie idee al XIII Colloquium on Musical Informatics.
D. Di cosa ti occupi?
R. Di tutto cioè che attiene al suono ed al rumore anche perché il confine tra questi due concetti non esiste.
D. In qualità di docente dove ha insegnato?
R. Inizialmente nelle scuole medie di Brindisi, ma anche nella scuola di musica “ G. Frescobaldi”, sia teoria della musica ma anche tenendo i corsi “Clavinova” della Yamaha. Parallelamente ho anche svolto attività di musicoterapia per conto dell’AUSL/BR1 ed in numerosi progetti di musica per l’infanzia.
D. Per oltre 20 anni ti sei occupato dell’apprendimento della musica nell’età neonatale e preadolescenziale, per conto dell'Amministrazione Comunale di Brindisi hai avviato un laboratorio ritmico-sonoro-musicale rivolto a bambini dai 3 ai 5 anni. Sei stato docente del corso di storia della musica presso l’Università della terza età di Brindisi, dei corsi di propedeutica musicale per insegnanti di scuole materne ed elementari presso il V Circolo di Brindisi e di educazione sonoro-ritmica presso scuole di danza. Una vita piena di impegni. Cosa ci puoi raccontare in più?
R. Mi piace vivere la musica a 360°, in tutte le sue sfaccettature. In realtà attualmente mi diverto anche a suonare gli strumenti idiofoni presso la Wind Orchstra di Castel Goffredo ed ho ripreso a suonare in un gruppo Rock in provincia di Brescia.
D. Sei un musicista piuttosto eclettico, spazi dalla musica rinascimentale a quella elettronica a quella per bambini, come mai?
R. Credo che la formazione di un musicista debba essere a largo raggio, seppur ogni musicista, poi, intraprende e approfondisce determinati aspetti. Gli studi accademici mi hanno fatto apprezzare i segreti della musica antica che per me rimangono le basi solide, tecniche, analitiche ed esecutive che poi ti permettono lo slancio verso qualsiasi strada si voglia intraprendere con e per la musica.
L’esperienza mi ha fatto ricredere su molti preconcetti nei confronti della musica contemporanea, credo che un musicista non possa tenere presente un repertorio che arriva fino al romanticismo cosi come purtroppo prevedono molti piani di studio, forse l’orecchio moderno è rimasto un po’ indietro rispetto alle nuove esperienze musicali e risulta più facile disdegnare nuove musiche che fare quello sforzo intellettuale tanto da agganciarci al presente o proiettarsi nel futuro sfruttando nella composizione ed anche nell’esecuzione musicale anche le nuove tecnologie e mi riferisco alle enormi possibilità che offre l’assistenza di un computer o dell’elettronica.
Insomma un musicista, oggi, non può più limitarsi ad usare un pentagramma o uno strumento tradizionale, e un po’ come se un ingegnere volesse progettare edifici a più piani utilizzando la pietra viva e fango misto a paglia al posto del cemento, sicuramente oggi prevede materiali di nuova concezione salvo che non si voglia costruire un abitazione in stile antico che comunque resta una scopiazzatura e forse anche un plagio storico. È questo che oggi mi fa un pò storcere il naso, ascoltare compositori che scrivono in stile ormai desueto parodiando anche in proprio esecuzioni di brani in stili ormai abbandonati. Chiaramente questo mio pensiero trova terreno fertile anche negli allievi ed in molti colleghi con i quali condivido questi principi e l’entusiasmo. Solo in questa maniera riusciremo meglio a comprendere e fruire delle opere di compositori come Messiaen o Berio evitando cosi con molta faciloneria e disimpegno a definire “rumore” non comprendendo che ormai non esiste più il confine tra rumore e musica, concetto questo già abbattuto dai tempi di Mozart.
D. La tua versatilità ti ha consentito di spaziare su vari generi musicali. Hai infatti avuto il piacere di collaborare come tastierista con vari musicisti famosi. Ma quali sono i compositori ai quali ti senti particolarmente legato? Perché?
R. In passato ho collaborato con il tenore Edoardo Guarnera e con Franco Fasano che molti ricorderanno come raffinato autore di brani vincitori a Sanremo ed interpretati da Anna Oxa, Fausto Leali, Mina ed altri grandi del panorama musicale, ma dal punto di vista classico mi sento molto vicino alla spiritualità e severità di Bach; due mondi diversi, ma coesistenti e che convivono in me.
D. Da che cosa parti in genere, qual è lo spunto, l'intuizione da cui prende avvio di solito il tuo lavoro?
R. Ogni volta parte da una sfida con se stessi o dall’osservazione di un piccolo particolare o dalla voglia di realizzare qualcosa che mi diverta.
D. Quali musiche ascolti?
R. Fortunatamente posso pescare in una collezione sterminata di musica che posseggo e che colleziono da anni. Ascolto indifferentemente dalla musica medioevale al progressive italiano degli anni ’70 alla musica d’avanguardia o minimalista seppur molte volte ascolto molto piacevolmente il suono dell’acqua che scorre in un corso d’acqua proprio sotto la mia finestra
D. Il tuo musicista preferito?
R. Olivier Messiaen, il quale ha saputo fondere la musica indiana e greca ed introducendo delle proprie scale musicali gli ha permesso di esplorare le relazione tra l'udito e gli altri sensi, realizzando una musica sinestetica in cui l'incontro e la sovrapposizione di suoni crea l'impressione di vedere ben determinati accostamenti di colore con usi innovativi di ritmo, melodia e armonia.
D. Quale è stata la spinta che ha mosso il tuo interesse verso la cultura
musicale?
R. L’aver compreso che la musica è un linguaggio che a volte ci consente di parlare anche contemporaneamente e di poter dialogare anche con chi parla un’altra lingua.
D. Può dare dei ragguagli sul mondo della musica in Italia?
R. In Italia abbiamo ancora dei grandi talenti musicali, del resto lo siamo sempre stati forse per motivi genetici, ma incredibilmente i media continuano a veicolare livelli molto bassi perché evidentemente sono di elementare fruizione e facile consumo per non parlare di chi ha il compito di dirigere la cultura e che per sedere su determinate poltrone fa di tutto per mantenere basso il livello intellettuale ignorando proposte ed innovazioni culturali. Per i musicisti intellettuali è sempre molto difficile trovare degli spazi e come al solito si creano varie nicchie che devono essere ricercate dagli ascoltatori e dagli amanti della buona musica.
D. Cos’è che ti ha spinto ad investire la tua ,vita in un mondo così incerto, in cui tutto è aleatorio, anziché in una professione che ti avrebbe dato una vita tranquilla ed un guadagno fisso?
R. La libertà e l’autodeterminazione di questa professione che sono beni impagabili.
D. Qual è il concerto più bello a cui hai assistito negli ultimi tempi?
R. Pochi giorni fa ho assistito al concerto di Franco Battiato che ammiro da sempre per l’incrollabile maniera di porgere la sua filosofia di vita.
D. In passato hai affermato: “Non voglio sentirmi intelligente guardando dei cretini,
voglio sentirmi cretino guardando persone eccellenti”. Puoi motivarmi tale affermazione?
R. E’ la chiara ricerca di rapportarsi con gente di pregio, gente che ti arricchisce e dalla quale c’è tanto da assorbire.
D. Preferisci suonare un pianoforte o un organo?
R. Due strumenti tanto simili quanto differenti; il pianoforte riesce ad amplificare meglio un messaggio o uno stato d’animo mentre l’organo essendo una macchina complessa ti trasporta fisicamente nella sua potenza, insomma è come avere un’orchestra da pilotare con la punta delle dita ma rimangono due emozioni diverse.
D. Attualmente di cosa ti occupi?
R. Insegno presso l'istituto comprensivo di Castel Goffredo (MN) e Pianoforte presso la scuola di musica del comune di Medole (MN) inoltre suono in vari organici strumentali e collaboro con un gruppo teatrale, ma fortunatamente rubo il tempo a me stesso per dedicarlo ai vari hobby: dalla fotografia ad i progetti informatici…ad associazioni di azione culturale, ma quando voglio far venire il cardiopalma alla mia compagna vado a volare.
D. Progetti futuri?
R. Molti… innanzitutto portare a termine entro i prossimi due anni un grosso progetto di digitalizzazione scolastica nel quale lavoro da quattro anni e per il quale tengo dei corsi di informatica per i docenti. Ma vivere la musica ancora a 360°è il progetto che mi entusiasma di più.
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