martedì 5 agosto 2008
Valentina Molfetta, speaker radiofonica di CiccioRiccio
Intervista esclusiva realizzata il 5 Agosto 2008 da Ilaria Solazzo a Valentina Molfetta per ‘castzine’.
Valentina Molfetta nata per caso, ad Ostuni (Br) il 22 Agosto del 1980, a soli 3 anni ha dato il nome all'emittente radiofonica “CiccioRiccio”.
Alla stessa età ha composto i primi jingles radiofonici.
Fin dalla tenera età, Valentina e' stata una bambina molto vivace e predisposta al mondo dello spettacolo.
Le piaceva cantare, ballare e tutto ciò che concerneva il mondo della musica.
Ha vissuto la maggior parte del suo tempo libero negli studi di “CiccioRiccio”…a soli dieci anni era in grado di prendere con disinvoltura le richieste attraverso le linee telefoniche, a sedici anni si dilettava dietro il mixer nella veste di fonico, ( che le è sempre stata un pò stretta ) e finalmente a venti anni, l'1 gennaio del 2000 si è 'impadronita' del microfono e non l'ha più lasciato.
Attualmente speaker radiofonica, conduce i suoi programmi ogni giorno dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 13.00. Oltre ad essere una speaker radiofonica, Valentina ha conseguito la laurea in pedagogia dell'infanzia, master di alta specializzazione in coordinatore pedagogico per asili nido e servizi per l’infanzia, corso di dizione e corso di recitazione. Ama i bambini, gli animali e la natura.
D. Come hai iniziato? Dove hai mosso i primi passi?
R. Bhe', i primi passi nel senso musicale, probabilmente li ho mossi quando ancora ero nella pancia della mamma, ti sembrerà strano ma è proprio così in quanto a casa si è sempre respirato un clima musicale, a partire dal nonno materno Michele che suona un bel pò di strumenti!
Probabilmente la sua passione è stata trasmessa alla mamma che già dai primi anni ne ha fatto uno stile di vita!
Una volta unitasi con papà, a soli sedici anni ha dato vita sia alla sottoscritta che al progetto che si chiamava e che tutt'ora si chiama “CiccioRiccio”, una splendida realtà che ai loro tempi sembrava solo un gioco!
Comunque all'età di tre anni ho dato il nome all'emittente e tutto è accaduto x caso......anche se ti devo dire la verità, credo che il caso non esista e che se le cose accadono c'è sempre un motivo!
Sempre alla stessa età ho composto i primi jingles radiofonici, poi vivendo all'interno della radio ho iniziato ad avere rapporti con gli ascoltatori attraverso le linee telefoniche, prendendo le richieste e facendo da segretaria! Per me era un gioco da ragazzi in quanto ho sempre posseduto una buona padronanza linguistica!
Intorno ai sedici anni finalmente imparo a stare dietro la consolle come fonico e poi ai venti come speaker.
D. Puoi ritenerti soddisfatta di quanto ottenuto in questi anni, oppure no?
R. Inizialmente, rispondendoti d'impatto ti avrei detto di no, in quanto pretendo sempre molto da me stessa e ritengo che non sia mai abbastanza quello che faccio.
Poi però pensandoci bene ed essendo sincera con me stessa, ti dico di si, (anche se dopo aver letto quello che hai fatto tu in meno anni, mi fai sentire piccola piccola)....e brava l'intervistatrice ;)))
Ho ottenuto molto sia a livello affettivo dai familiari e dai fans e sia a livello culturale e professionale anche se il mio motto è "imparare sempre" di più.
D. Se non avessi lavorato in radio, che professione avresti svolto?
R. Probabilmente qualcosa che ha a che fare con la sfera psicologica ed inconscia della gente, aiutare e supportare il prossimo con il "dono" della parola è una cosa che faccio spesso.
Avendo inoltre frequentato ed essendomi laureata in pedagogia dell'infanzia, mi ha permesso di scoprire delle cose che già conoscevo, ma solo ingenuamente (senza sapere il perché).
Con lo studio e con le teorie si riesce a capire il perché dei diversi comportamenti della gente e quindi la si può aiutare a vivere meglio.
Per me l'obiettivo della radio è proprio questo, aiutare la gente secondo ‘canali nascosti’, li chiamo così perché il tutto non è esplicito…te lo spiego meglio: alla gente non piace l'idea di essere curata o per meglio dire compatita, (si dice così no? correggimi se sbaglio, perché ho poche ore di sonno....hi hi hi), e quindi si usano come strumenti la musica e le parole in diretta, cercando di creare positività e allegria; nel privato, al telefono, aprendo il cuore ed ascoltando ciò che gli ascoltatori hanno da dire ed intervenendo solo nel momento in cui loro stessi sono a richiedertelo,
bisogna essere sempre discreti ed affettuosi al punto giusto, è fondamentale saper modulare il tono della voce e cercare di non sbagliare mai una parola.
Secondo la PNL, (programmazione neuro linguistica), i canali di comunicazione sono fondamentali, affinché si sviluppi un'empatia che dia poi spazio ad un rapporto più profondo con l'altro individuo.
La comunicazione e la comprensione del prossimo sono alla base di tutto.
(Spero di cuore di non essere troppo lunga e logorroica e spero che non ti stia annoiando, ma darmi spazio significa rischiare di stare a sentirmi parlare ore ed ore).
D. Come tutti gli stili musicali, anche la house e in continua evoluzione, l’acid house, il rock e l’electropop anni ’80 sono solo alcune delle tendenze del momento a detta del web.
Quale sarà il futuro dell’house, secondo te? Più melodie calde, o più suoni duri?
R. A proposito di stili musicali potrei rimandarti al sito della mamma, Ninfa, lei essendo una dj ne sa molto di più.
A parte gli scherzi,credo che chi suona la house sceglierà sempre suoni più tosti per poi ritornare
a quelli più dolci, è un ciclo, come quello della moda, si varia per poi ritornare nel passato e riproporre stili già conosciuti magari rielaborati in maniera diversa secondo le nuove tecnologie.
D. Che desiderio hai per il tuo futuro lavorativo?
R. Mah, spero che tutto sia sempre più bello e che la realtà in cui viviamo, ci dia la possibilità di esprimere liberamente la nostra creatività e ci supporti nei vari progetti anche a livello economico.
Parlo anche a nome dei tanti giovani pugliesi che non solo hanno delle splendide idee, ma che sono pronti anche a realizzarle, ma come si sa, senza sovvenzioni risulta tutto più complicato, ma non impossibile.
D. Fra i molti progetti a cui hai lavorato, ce ne uno tra tutti che vuoi descriverci?
R. Sono talmente tanti i progetti a cui ho lavorato che non saprei quale descriverti.
D. Fuori dalla consolle chi è Valentina Molfetta?
R. Una ragazza come tante, molto sensibile e fragile, ma allo stesso tempo unica e speciale come tutte le altre, ognuna a suo modo.
Mi piace leggere, ascoltare la musica, andare al cinema, scrivere, cantare, cucinare, viaggiare e conoscere nuove culture e stili di vita diversi.
D. Chi sono i collaboratori di ‘CiccioRiccio’ con i quali ti diverti di più? Perché?
R. Maximo, il mio collega della mattina, perché con lui c'è un rapporto di amore-odio, in quanto ci pizzichiamo a vicenda anche se nel momento in cui uno dei due ha bisogno ci supportiamo l'uno con l'altro.
Con Marcello Biscosi ci chiamiamo fratelli e quando stiamo insieme rendiamo l'ambiente più allegro ed interessante.
Mi diverto a far spazientire i più pazienti come Oneway e Sebastian, con Oneway c'è un rapporto speciale in quanto con lui feci uno dei primi programmi in voce, il "Valericcio", mentre con Maximilian condivido momenti radiofonici e non.
Sabina, che si occupa dell'inserimento degli spot si prende da parte mia il buono ed il brutto, cioè quando sono di buon umore carezze e massaggi, quando sono nervosa pizzichi e morsi.
Comunque mi diverto un po' con tutti, perché ognuno all'interno della radio, costituisce un tassello speciale e spiritoso, tant'è che c'è un motto che ricorre negli anni ossia “Se non sono particolari, non li vogliamo”, ah ah ah.
D. C’è qualcuno a cui vorresti dire grazie? Per quale motivo?
R. Vorrei dire grazie a mio padre ed a mio zio che mi hanno permesso di coltivare e vivere questo sogno sin dall'infanzia; voglio ringraziare il mio fidanzato, (quasi marito), per la pazienza e la dolcezza con cui mi ha sempre supportato e sopportato sia lavorativamente e sia nel campo affettivo.
E poi vorrei ringraziare tutte le persone ed i familiari che mi hanno dato tanto amore in tutti questi anni, in particolare mia nonna Anna che è sempre stata ed è sempre presente anche attraverso una semplice telefonata; tutte le persone che hanno creduto e credono in me, in particolar modo tutti gli ascoltatori che non si rendono conto di quanto loro siano importanti, credendo noi dei divi.
D. Come sono le giornate non lavorative? Sempre in cerca di public relation o all’insegna dell’assoluto relax?
R. Ci sono dei giorni che passerei in assoluto relax, ma non esistono in quanto lavoro sette giorni su sette, e dei giorni che invece non mi va per niente di stare da sola, in quei giorni, o trovo persone con cui trascorrere delle ore piacevoli o do libero sfogo alla mia creatività scrivendo libri, (non ancora terminati), poesie e canzoni.
D. La tua vacanza ideale è?
R. Non credo ci sia una vacanza ideale, quello che credo è che bisogna viverla intensamente e con una grande dose di positività…per questo ogni vacanza può trasformarsi in una vacanza speciale e quindi ideale.
Basta avere a fianco la persona giusta e nel mio caso si chiama Massimiliano, cioè Maximilian.
D. Come ti immagini tra venti anni?
R. Sicuramente con la stessa testa, forse un po' più paziente e con dei figli…ma chi lo sa?
D. Che rapporto hai con i radio ascoltatori?
R. Con i miei radioascoltatori ho un rapporto stupendo, è come se ci conoscessimo da sempre, mi riesce facile capirli e molti li riconosco anche solo dalla voce.......a volte non è facile starli ad ascoltare, perché ti raccontano tutti i loro problemi e le situazioni spiacevoli della loro vita, ed essendo troppo sensibile, mi faccio prendere dai loro problemi e poi sto male.
Ingenuamente, sentendo sempre la mia "spensieratezza" e la mia allegria per radio, pensano che io sia la persona più felice del mondo, non conoscendo poi, la ragazza, che come tutte le altre ha una vita a se...ma meglio così perché il mio compito è quello di migliorare e rendere le giornate degli ascoltatori più vivaci e meno pesanti...e devo dire che mi riesce bene.
Ecco, se devo dire cosa non conoscono di me, il lato triste, malinconico ed a volte aggressivo...mi reputano una ragazza dolce.
Anche con i fans ho un ottimo rapporto, mi fanno sentire una dea.
D. Consigli e raccomandazioni per chiunque voglia intraprendere la tua stessa strada?
R. Essere sempre se stessi, studiare, migliorarsi ogni giorno, imparando dalle persone che si incontrano e dalle nuove situazioni che si presentano.
D. C’è una persona con cui vorresti collaborare in futuro a livello lavorativo?
R. Si, magari con te.
D. Progetti futuri?
R. Penso alla giornata, e quindi mi riesce difficile pensare ad un futuro più lontano.
lunedì 4 agosto 2008
Francesco Lacorte, orizzonte cinema
Intervista esclusiva realizzata il 4 Agosto 2008 da Ilaria Solazzo a Francesco Lacorte per ‘castzine’.
Francesco Lacorte nasce a Brindisi il 20 Marzo del 1981. Fin da bambino è attratto dal mondo dell´arte.
Nel 2001 acquisisce la maturità artistica indirizzo Grafico Visivo presso il Liceo Artistico di Brindisi ‘E. Simone’. Dopo vari corsi nell'ambito cinematografico ed artistico, dal 2005 partecipa alla realizzazione di cortometraggi e documentari in qualità di aiuto regista e scenografo.
Dal 2006 si occupa della segreteria dell'associazione AIACE Brindisi.
Nel 2007 ha partecipato all'organizzazione della prima edizione del BRIFF- Brindisi International Film Festival.
D. Per cominciare ti propongo di presentarti ai miei lettori.
R. Cara Ilaria, inizio col ringraziarti per questa tua intervista…è una bella occasione che non capita tutti i giorni.
Credimi sono molto emozionato, perché sono un uomo introverso.
Ho 27 anni e cerco in sostanza di concretizzare i miei sogni, il mio mondo attraverso la mia arte.
D. Qual è la tua formazione ?
R. Mi sono diplomato presso il liceo artistico in grafica pubblicitaria, ho frequentato corsi di produzione e realizzazione di documentari e cortometraggi.
Mi sono fatto le ossa sul campo e nell'ambito prettamente artistico.
D. Cosa ti ha spinto verso il lavoro di scenografo ed aiuto-regista, e qual è stato il tuo percorso per arrivarci?
R. Premettendo che lavorare per il cinema è da sempre la mia più grande aspirazione, è nato tutto per caso.
Nel 2005 spinto da un'amica, decisi di partecipare ad un corso del C. T. P. di Brindisi dal titolo “Documentari e cortometraggi”.
Il docente era il regista brindisino Simone Salvemini, il quale a corso finito mi propose di collaborare con lui proprio in qualità di aiuto-regista e come grafico per la sua casa di produzione “La Kinebottega”.
Naturalmente dò il mio contributo anche nell'allestimento delle scenografie e nella realizzazione dei costumi di scena, perché ricreare mondi ed ambienti inesistenti è una cosa che mi intriga tantissimo.
D. Da quanto tempo ti occupi di cinema?
R. Da tre anni, ma scrivo sceneggiature da almeno dieci anni con la complicità di mia sorella Daniela.
Da due anni mi occupo della segreteria dell'associazione AIACE Brindisi, che promuove il cinema e la cultura in città, (organizzazione di eventi e rassegne cinematografiche).
D. Puoi parlarci della tua attività in termini pratici?
R. Come aiuto-regista, mi occupo dell'organizzazione del film, della pianificazione delle riprese e dell'organizzazione del set per conto del regista.
La mia è una figura a metà strada tra la produzione e la creazione artistica…divento un “ombra invisibile” che affianca il regista.
Per alcuni corti e documentari ho anche svolto il ruolo di fonico, gestendo e catturando con l'apposita strumentazione i suoni, i rumori ed i dialoghi dei protagonisti.
D. Cosa conosci ed apprezzi del cinema italiano?
R. Quello che apprezzo anche nelle altre cinematografie internazionali: una buona sceneggiatura, la regia asciutta ed i bravi attori.
Il problema fondamentale del nostro cinema oggi è che ci sono pochi bravi sceneggiatori…
le storie alla fine finiscono sempre col ripetersi.
La trama non dev’essere didascalica, perché io amo essere sorpreso mentre sono seduto in una sala cinematografica.
Ultimamente un bel film italiano visto al cinema è stato ‘Gomorra’, visivamente realistico da sembrare documentaristico.
D. Ti ispiri a qualche arte figurativa?
R. Da piccolo il mio più grande gioco era quello di disegnare personaggi o animali, ritagliarli e giocarci... il contatto con la materia è per me importantissimo.
L'arte in generale, dai primi graffiti nelle caverne alla cultura pop, mi affascina.
Mi piace perdermi nei colori e nelle atmosfere ricreate da Klimt o nei mondi surreali di Dalì o nella dinamicità del ‘Guernica’ di Picasso.
D. Nel campo del cinema ambisci a raggiungere qualcosa in particolare che magari non hai ancora raggiunto?
R. Cerco sempre di crearmi nuovi stimoli e col passare del tempo di accrescere le mie competenze.
L'ambizione è quella di curare un giorno la regia di un film.
La strada è lunga e tortuosa, gli ostacoli non mancheranno, ma ci proverò.
D. Ad una persona che di cinema non ne sa niente , come spiegheresti in cosa consiste dar vita ad un cortometraggio?
R. Dar vita ad un cortometraggio non è così differente dal creare una qualsiasi altra opera.
L'importante è partire da una buona idea, per poi passare alla stesura di una sceneggiatura di ferro con un buon conflitto all'interno della storia.
La difficoltà sta nel dover rientrare nei tempi giusti, (ne troppo corto ne troppo lungo), durata massima 30 minuti, superato tale arco di tempo lo spettatore potrebbe annoiarsi e la storia non reggere.
D. Riesci a vivere del tuo lavoro artistico?
R. Purtroppo ancora no, infatti mi dedico anche ad altre attività.
Come molti ragazzi della mia età, lavoro il fine settimana in un pub e curo la parte amministrativa di una azienda della mia città.
Nella mia zona, come ben sai, il tipo di attività che svolgo è poco apprezzata e riconosciuta, manca ancora il gusto per la cultura…ciò che mi spinge nel non mollare mai è la passione.
D. C'è un documentario preferito tra quelli per i quali ha lavorato che ti è rimasto nel cuore? Perché?
R. “Liturgia della Bancarella” (2005) del regista Simone Salvemini, il primo che ho seguito come aiuto-regista. Ricordo ancora quelle giornate di Giugno, le riprese fatte dalle tre del mattino alle 2 del pomeriggio…Eravamo impegnati a raccontare la vita ed il sacrificio dei commercianti di una piazza.
Un'esperienza indimenticabile.
D. Che cosa consiglieresti a dei giovani che vogliono seguire la stessa strada che hai preso tu?
R. Di avere pazienza e soprattutto di formarsi sul campo, partecipando anche gratuitamente ai set,
osservando le professionalità che lavorano per la realizzazione di un film.
D. L´importanza della location cambia per genere di film o pensi che sia ugualmente importante?
R. Le location per ogni film sono fondamentali, non importa il genere, perché servono a dare maggiore risalto o per enfatizzare gli stati d'animo della storia rappresentata, in altre parole contribuiscono nella caratterizzazione dei personaggi.
D. Secondo te, ha ancora importanza la location, dopo l´avvento delle tecnologie che tramite il computer ricreano praticamente qualsiasi luogo si desideri stando in studio?
R. Si, e col tempo noto che invece di scomparire la figura del location manager acquista maggiore importanza, specialmente, in Puglia, che da un po' di tempo sta vivendo un momento attivo nell’arte cinematografica.
Sempre più registi scelgono la nostra regione per i loro lavori.
Ovviamente sono favorevole all'intervento della computer grafica, ma solo nel genere fantastico, ricreando mondi esistenti solo nelle menti dei loro creatori.
D. Riprendendo la domanda precedente, costa di più trasportare un intera troupe in un luogo reale o ricreare lo stesso luogo in studio con l´aiuto dei computer?
R. Trasportare un'intera troupe è una spesa non indifferente, ma ancora, (per fortuna), necessaria per la realizzazione di un film.
D. A cosa stai lavorando in questo periodo?
R. Abbiamo da poco concluso le riprese del corto “L'intervista” di Simone Salvemini, ora in post-produzione. Un'esperienza entusiasmante che ho curato anche come scenografo e costumista.
La partecipazione a questa fiction mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie, che ringrazio per le emozioni che mi hanno trasmesso.
D. Progetti futuri?
R. Tantissimi tra cui la realizzazione del mio primo lavoro come regista.
Mi piacerebbe dar vita ad un corto d'animazione, tratto dalla mia favola “Will”.
Terminare una raccolta di storie illustrate e di fumetti, ideata da me e da altri artisti miei coetanei ora sparsi per l'Italia…etc.
D. Sogno nel cassetto?
R. Lavorare nel cinema, magari ad Hollywood.
Mi piacerebbe essere diretto in un film, lavorando come attore, per poter provare a stare dall'altra parte della telecamera.
Riuscire un giorno a far emozionare gli altri, arrivando al cuore della gente.
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