venerdì 12 ottobre 2007
Marianella Bargilli, un’attrice sbalorditiva
Intervista esclusiva realizzata il 12 ottobre 2007 da Ilaria Solazzo a Marianella Bargilli per 'castzine'.
Marianella Bargilli, attrice teatrale e autrice televisiva è la fidanzata del regista Geppy Gleijeses.
Da ragazza ha frequentato il DAMS dove si è specializzata in cinema ed ha studiato teatro-danza con la compagnia “La Ferramenta”.
Nel 1999 ha interpretato un’amazzone nel film Hannibal di Ridley Scott.
Dal 2000 al 2002 ha frequentato a Roma il Teatro Blu, la scuola diretta da Beatrice Bracco.
Ha studiato con Michael Margotta, Marylin Freeed, (docenti dell’Actor’s Studio di New York), e Nicolaj Karpov ,(Istituto Teatrale di Mosca).
In teatro è stata diretta da Andreé Ruth Shammah, da Roberto Guicciardini e da Geppy Gleijeses.
D. Quando è nato in lei l’amore per il mondo dello spettacolo?
R. Da piccola recitavo,ballavo,mi travestivo.
Ho sempre amato stare al centro dell’attenzione.
D. Ci può descrivere l'emozione che ha provato nell'interpretare a teatro
‘Eliza Doolittle’, il primo personaggio della sua carriera?
R. E' stato il viaggio più bello che una debuttante possa fare con un personaggio,come imparare a parlare o a camminare.
Lei era una pura ed entusiasmante.
Avvertivo una forte emozione ogni sera ad ogni recita.
Era un mondo da scoprire,un percorso continuo,un fiume di ricerca.
Mi ha dato tanto.
D. Come è stata scelta per il ruolo di ‘Adele Selciano’?
R. Il mio compagno mi ha proposto 'Adele', perchè è il contrario di ‘Eliza’.
Selciano è un personaggio chiuso, non rumoroso e poi è molto romantica.
D. Cosa l’è piaciuto della storia di Suor Agostina?
R. L'umanità e la forte consapevolezza che questa donna aveva.
Il suo amore che voleva fosse di tutti, fino al farsi uccidere.
D. Quanto le somiglia il personaggio della ‘Dea Follia’?
R. Direi che in ogni artista c’è un pò di follia.
D. Com'è stato lavorare con il regista Roberto Guicciardini?
R. Guicciardini è un grande regista e un grande uomo, molto elegante e affascinante.
Ci siamo amati subito.
Lavorare con lui è stato facile, perché sa trasmettere il suo pensiero artistico.
Abbiamo una bella affinità e questo è molto importante in teatro.
D. Dopo tanti ruoli così diversi cosa le piacerebbe fare?
R. Spero di poter interpretare un personaggio maschile.
D. Quando si è accorta per la prima volta che la sua vita era cambiata grazie al suo successo di attrice?
R. Direi subito. Il mio debutto in teatro è stato molto particolare, un caso ,per certi versi, unico.
D. Che effetto le fanno i tanti messaggi che le arrivano ogni giorno via Internet sul suo forum?
R. Di grande complicità con le persone.
D. Cosa ci può dire del suo compagno il regista Geppy Gleijeses?
R. Che è una storia importante, profonda a 360gradi.
D. Quanto conta l'amicizia nella sua vita?
R. Sono dell’avviso, che bisogna averne pochi ma buoni.
D. Quando ha deciso di farsi realizzare un sito web tutto suo?
R. Qualcuno ha deciso per me, poi questa persona è diventata una mia amica.
Adesso ci divertiamo insieme, perché lei è molto più brava di me, visto che io sono una frana con il computer.
D. Di quale programma ‘SKY’ è stata ideatrice ed autrice?
R. ‘Tournè’ che è diventata trasmissione di cultura del satellite nel 2004.
Il protagonista assoluto in 'Tournè' era il teatro.
D. Per il 2008 si augura di fare più teatro o più televisione?
R. Teatro, oppure, cinema.
In televisione ci vado solo se mi fanno parlare del mio lavoro, non per litigare o fare la ‘prezzemolina’.
martedì 9 ottobre 2007
Daz,un artista completo
Intervista esclusiva realizzata il 9 ottobre 2007 da Ilaria Solazzo ad Andrea Daz.
D. Sceneggiatore e regista cinematografico e teatrale. Quanto è stato duro realizzare questo sogno?
R. Non considero il traguardo raggiunto completamente, mi sono dato degli obiettivi devo dire molto ambiziosi, mi conforta vedere che ci sto arrivando.
Era qualcosa che volevo fare da sempre, ma per molto tempo ho fatto lavori del tutto diversi, non avevo la possibilità di realizzare il mio progetto.
Quando ero più giovane, ero incredibilmente ingenuo, mi sono perso delle ottime occasioni, comunque sbagliando s'impara, adesso infatti ho le idee molto chiare, so come muovermi, cosa fare e cosa non fare.
Ho anche imparato profondamente la tecnica, che quando ho cominciato mi mancava.
D. Cosa significa per lei relazionarsi e confrontarsi con altre mentalità, diversi modi di porsi nei confronti del teatro, della recitazione, del cinema?
R. Questa domanda meriterebbe una risposta lunga come un saggio, ci sono diversi modi di approcciarsi alla recitazione, alla messa in scena.
In Italia spesso il regista è una sorta di "capocomico" che si scrive i testi, dirige, amministra economicamente, recita il ruolo del protagonista, imposta gli altri attori a recitare nel suo stile.
Non lo trovo affatto sbagliato, anche perché fa parte della nostra cultura,della nostra tradizione, ma il mio modo di essere "regista" è del tutto diverso, più simile al modo di lavorare dei tedeschi e americani, non sono un’attore, nei miei lavori a volte appaio per un attimo,come faceva Hitchcock, ma è solo un gioco.
Mi considero non un capocomico, ma un bravo organizzatore, mi circondo nei limiti del possibile di persone capaci, non solo attori, ma anche tecnici, scenografi, musicisti... cerco di valorizzare le loro capacità, di modo che ognuno possa esprimersi, il progetto rimane mio, ma allo stesso tempo è un lavoro di gruppo, come dicevo prima questo è un modo di lavorare più all'americana che all'italiana.
D. Nell'ideare una sceneggiatura, quali sono i suoi timori più pressanti durante la stesura? Quali le perplessità?
R. Ci penso molto tempo prima di cominciare a scrivere le mie sceneggiature, anche troppo, per esempio quella che sto scrivendo adesso sul tema del terrorismo è "sfociata" dopo molte letture e approfondimenti sull'argomento.
Quando l'ho bene pensata e meditata,poi la sceneggiatura viene scritta di getto.
Dopo la prima stesura, la faccio leggere ad un gruppo selezionato di amici e colleghi che me la commentano e mi segnalano eventuali disattenzioni o incongruenze.
D. Quando è nata la sua passione per la regia?
R. Credo di essere veramente nato per fare l'organizzatore,il coordinatore, che poi è il significato di "Regia", ovvero "direction".
Da bambino, ero il coordinatore dei giochi degli altri bambini,da adolescente ero quello che organizzava tutto, dalle serate in birreria ai weekend!
Inoltre, sono sempre stato appassionato di cinema ed ho sempre desiderato farne parte, ma non ho mai pensato di volere fare l'attore, mi hanno sempre affascinato i lavori dietro le quinte.
D. Quale è stato il suo "background" cinematografico?
R. Ho cominciato "infiltrandomi" sui set, facendo l'assistente alla regia, percorso che consiglio vivamente di fare a tutti, perché conferisce delle ottime basi.
Ho avuto modo di osservare da vicino come lavorano, o lavoravano, registi importanti come Fellini, Bertolucci, Salvatores, Giuseppe Ferrara, Giuliano Montaldo.
D. Ci può raccontare qualche curiosità sui suoi prossimi lavori?
R. Il prossimo sarà televisivo, una serie di telefilm sul mondo degli adolescenti tutta ambientata a Firenze, città che adoro e che trovo molto poco sfruttata fino ad ora dal cinema.
Provvederò a rimediare.
Vorrei comunque parlarne più avanti. Inoltre riprenderò lo spettacolo di teatro futurista sintetico che tanto successo ha avuto a Milano, anche se sarà tutto nuovo, molto diverso da come lo avevo fatto nel 2004.
D. Quale è il messaggio principale che cerca di portare nei suoi film?
R. Messaggio nessuno, di solito nelle mie sceneggiature ci sono molti fitti dialoghi, i personaggi si scambiano opinioni e commenti sulla loro visione del mondo, spesso però, nonostante i fiumi di parole, non c'è molta comunicazione.
Mi sono sempre piaciuti i film "aperti", ovvero senza inizio e senza fine, dove non ci sono risposte, ma solo domande, perché credo che la vita sia così.
D. A quali registi si ispira idealmente?
R. Spero che la mia risposta non venga fraintesa: a Fellini, che è un regista che ho visionato, studiato ed anche conosciuto, ma non perché vorrei imitare il suo stile che era molto personale,
ma perché mi piacevano molto i tuffi nell'inconscio, il fatto che i suoi film fossero aperti, senza inizio e senza fine, senza una vera trama, bensì con un personaggio che faceva da filo conduttore e si muoveva tra realtà e fantasia, in una sequenza di fatti e incontri con altri personaggi.
E' questa struttura aperta che trovo affascinante e modernissima.
Per altri motivi, mi piacciono le immagini ben definite, perfette, elaborate come quadri, del cinema di Kubrick e di Greenaway.
D. Come crede si possa migliorare la distribuzione delle pellicole italiane in sala?
R. E' un notevole problema, a differenza di quanto il pubblico crede, vengono prodotti parecchi film italiani,ma pochi arrivano nella grossa distribuzione, si tende a privilegiare i film di intrattenimento, che ci sono sempre stati ed è giusto che ci siano, a discapito di altre pellicole più difficili.
Da poco è uscito un film molto particolare, "La ragazza del lago" che sta avendo un ottimo successo, segno che il pubblico, quando ha la possibilità di vedere qualcosa di diverso, reagisce molto volentieri.
Anche i passaggi in televisione penalizzano molto il cinema italiano, recentemente ci sono state due prime TV, una era "Liberi" l'altra "My name is Tanino", entrambi film molto ben fatti e gradevoli, senza violenza, sesso o turpiloquio, allora perché sono stati programmati con inizio tra le undici e mezzo e la mezzanotte?
Se fossi il regista di un film che al primo passaggio in TV viene programmato alle undici e mezzo ne sarei molto rammaricato!
D. Come considera il panorama cinematografico italiano attuale?
R. Ci sono alcuni "non attori" e "non attrici" di passaggio, ma nel complesso c'è una grande ripresa, ci sono ottimi nuovi registi, dei quali due sono da tenere d'occhio, sono sicuro che avranno una bella carriera: Paolo Sorrentino ed Emanuele Crialese.
Secondo me, ci aspetta un nuovo periodo d'oro del cinema italiano, come negli anni '50 e '60.
D. Nel mondo dello spettacolo chi è il suo migliore amico?
R. Ho molti amici nel campo dello spettacolo, sono uno tranquillo che va d'accordo con tutti,
però le mie amicizie più profonde, che durano dall'infanzia o dall'adolescenza, sono tra persone non di questo ambiente.
D. Si ritiene un uomo impulsivo o riflessivo?
R. Troppo riflessivo, prima di fare qualsiasi cosa ci penso un miliardo di volte, perfino se sono al supermercato impiego parecchio tempo per decidere cosa comprare! E' veramente una mania, spero di migliorare.
D. Con quale attrice le piacerebbe lavorare? Perché?
R. Laura Morante, perché è bravissima ed è molto versatile, riesce ad adattarsi ad ogni tipo di storia, ad ogni regista. Margherita Buy trovo che ripeta sempre lo stesso personaggio, invece potrebbe fare molte cose diverse. Laura Chiatti e Carolina Crescentini, che sono della next generation, invece, hanno dei volti intensi e non banali sui quali si possono scrivere delle storie.
D. Il suo rapporto con la Milano artistica com'è ?
R. L'ho frequentata a lungo e profondamente, però Milano negli ultimi anni ha avuto un crollo, una ricaduta tremenda, in tutti i campi, anche l'attività creativa è andata in crisi, non si è spenta, ma si è affievolita, come tutto il resto.
D. Come è stata la sua adolescenza?
R. Così così, non bellissima, devo dire che sto molto meglio adesso, mi sono chiarito molto le idee.
D. E' a Roma,quali novità può raccontarci sotto il profilo teatrale?
R. Ci sono appena arrivato, ci resterò per qualche tempo, sicuramente ne approfitterò per andare a vedere qualcosa, poi vi racconterò!
Comunque adoro Roma, perché è la città ideale per gli artisti.
D. Sceneggiatore e regista cinematografico e teatrale. Quanto è stato duro realizzare questo sogno?
R. Non considero il traguardo raggiunto completamente, mi sono dato degli obiettivi devo dire molto ambiziosi, mi conforta vedere che ci sto arrivando.
Era qualcosa che volevo fare da sempre, ma per molto tempo ho fatto lavori del tutto diversi, non avevo la possibilità di realizzare il mio progetto.
Quando ero più giovane, ero incredibilmente ingenuo, mi sono perso delle ottime occasioni, comunque sbagliando s'impara, adesso infatti ho le idee molto chiare, so come muovermi, cosa fare e cosa non fare.
Ho anche imparato profondamente la tecnica, che quando ho cominciato mi mancava.
D. Cosa significa per lei relazionarsi e confrontarsi con altre mentalità, diversi modi di porsi nei confronti del teatro, della recitazione, del cinema?
R. Questa domanda meriterebbe una risposta lunga come un saggio, ci sono diversi modi di approcciarsi alla recitazione, alla messa in scena.
In Italia spesso il regista è una sorta di "capocomico" che si scrive i testi, dirige, amministra economicamente, recita il ruolo del protagonista, imposta gli altri attori a recitare nel suo stile.
Non lo trovo affatto sbagliato, anche perché fa parte della nostra cultura,della nostra tradizione, ma il mio modo di essere "regista" è del tutto diverso, più simile al modo di lavorare dei tedeschi e americani, non sono un’attore, nei miei lavori a volte appaio per un attimo,come faceva Hitchcock, ma è solo un gioco.
Mi considero non un capocomico, ma un bravo organizzatore, mi circondo nei limiti del possibile di persone capaci, non solo attori, ma anche tecnici, scenografi, musicisti... cerco di valorizzare le loro capacità, di modo che ognuno possa esprimersi, il progetto rimane mio, ma allo stesso tempo è un lavoro di gruppo, come dicevo prima questo è un modo di lavorare più all'americana che all'italiana.
D. Nell'ideare una sceneggiatura, quali sono i suoi timori più pressanti durante la stesura? Quali le perplessità?
R. Ci penso molto tempo prima di cominciare a scrivere le mie sceneggiature, anche troppo, per esempio quella che sto scrivendo adesso sul tema del terrorismo è "sfociata" dopo molte letture e approfondimenti sull'argomento.
Quando l'ho bene pensata e meditata,poi la sceneggiatura viene scritta di getto.
Dopo la prima stesura, la faccio leggere ad un gruppo selezionato di amici e colleghi che me la commentano e mi segnalano eventuali disattenzioni o incongruenze.
D. Quando è nata la sua passione per la regia?
R. Credo di essere veramente nato per fare l'organizzatore,il coordinatore, che poi è il significato di "Regia", ovvero "direction".
Da bambino, ero il coordinatore dei giochi degli altri bambini,da adolescente ero quello che organizzava tutto, dalle serate in birreria ai weekend!
Inoltre, sono sempre stato appassionato di cinema ed ho sempre desiderato farne parte, ma non ho mai pensato di volere fare l'attore, mi hanno sempre affascinato i lavori dietro le quinte.
D. Quale è stato il suo "background" cinematografico?
R. Ho cominciato "infiltrandomi" sui set, facendo l'assistente alla regia, percorso che consiglio vivamente di fare a tutti, perché conferisce delle ottime basi.
Ho avuto modo di osservare da vicino come lavorano, o lavoravano, registi importanti come Fellini, Bertolucci, Salvatores, Giuseppe Ferrara, Giuliano Montaldo.
D. Ci può raccontare qualche curiosità sui suoi prossimi lavori?
R. Il prossimo sarà televisivo, una serie di telefilm sul mondo degli adolescenti tutta ambientata a Firenze, città che adoro e che trovo molto poco sfruttata fino ad ora dal cinema.
Provvederò a rimediare.
Vorrei comunque parlarne più avanti. Inoltre riprenderò lo spettacolo di teatro futurista sintetico che tanto successo ha avuto a Milano, anche se sarà tutto nuovo, molto diverso da come lo avevo fatto nel 2004.
D. Quale è il messaggio principale che cerca di portare nei suoi film?
R. Messaggio nessuno, di solito nelle mie sceneggiature ci sono molti fitti dialoghi, i personaggi si scambiano opinioni e commenti sulla loro visione del mondo, spesso però, nonostante i fiumi di parole, non c'è molta comunicazione.
Mi sono sempre piaciuti i film "aperti", ovvero senza inizio e senza fine, dove non ci sono risposte, ma solo domande, perché credo che la vita sia così.
D. A quali registi si ispira idealmente?
R. Spero che la mia risposta non venga fraintesa: a Fellini, che è un regista che ho visionato, studiato ed anche conosciuto, ma non perché vorrei imitare il suo stile che era molto personale,
ma perché mi piacevano molto i tuffi nell'inconscio, il fatto che i suoi film fossero aperti, senza inizio e senza fine, senza una vera trama, bensì con un personaggio che faceva da filo conduttore e si muoveva tra realtà e fantasia, in una sequenza di fatti e incontri con altri personaggi.
E' questa struttura aperta che trovo affascinante e modernissima.
Per altri motivi, mi piacciono le immagini ben definite, perfette, elaborate come quadri, del cinema di Kubrick e di Greenaway.
D. Come crede si possa migliorare la distribuzione delle pellicole italiane in sala?
R. E' un notevole problema, a differenza di quanto il pubblico crede, vengono prodotti parecchi film italiani,ma pochi arrivano nella grossa distribuzione, si tende a privilegiare i film di intrattenimento, che ci sono sempre stati ed è giusto che ci siano, a discapito di altre pellicole più difficili.
Da poco è uscito un film molto particolare, "La ragazza del lago" che sta avendo un ottimo successo, segno che il pubblico, quando ha la possibilità di vedere qualcosa di diverso, reagisce molto volentieri.
Anche i passaggi in televisione penalizzano molto il cinema italiano, recentemente ci sono state due prime TV, una era "Liberi" l'altra "My name is Tanino", entrambi film molto ben fatti e gradevoli, senza violenza, sesso o turpiloquio, allora perché sono stati programmati con inizio tra le undici e mezzo e la mezzanotte?
Se fossi il regista di un film che al primo passaggio in TV viene programmato alle undici e mezzo ne sarei molto rammaricato!
D. Come considera il panorama cinematografico italiano attuale?
R. Ci sono alcuni "non attori" e "non attrici" di passaggio, ma nel complesso c'è una grande ripresa, ci sono ottimi nuovi registi, dei quali due sono da tenere d'occhio, sono sicuro che avranno una bella carriera: Paolo Sorrentino ed Emanuele Crialese.
Secondo me, ci aspetta un nuovo periodo d'oro del cinema italiano, come negli anni '50 e '60.
D. Nel mondo dello spettacolo chi è il suo migliore amico?
R. Ho molti amici nel campo dello spettacolo, sono uno tranquillo che va d'accordo con tutti,
però le mie amicizie più profonde, che durano dall'infanzia o dall'adolescenza, sono tra persone non di questo ambiente.
D. Si ritiene un uomo impulsivo o riflessivo?
R. Troppo riflessivo, prima di fare qualsiasi cosa ci penso un miliardo di volte, perfino se sono al supermercato impiego parecchio tempo per decidere cosa comprare! E' veramente una mania, spero di migliorare.
D. Con quale attrice le piacerebbe lavorare? Perché?
R. Laura Morante, perché è bravissima ed è molto versatile, riesce ad adattarsi ad ogni tipo di storia, ad ogni regista. Margherita Buy trovo che ripeta sempre lo stesso personaggio, invece potrebbe fare molte cose diverse. Laura Chiatti e Carolina Crescentini, che sono della next generation, invece, hanno dei volti intensi e non banali sui quali si possono scrivere delle storie.
D. Il suo rapporto con la Milano artistica com'è ?
R. L'ho frequentata a lungo e profondamente, però Milano negli ultimi anni ha avuto un crollo, una ricaduta tremenda, in tutti i campi, anche l'attività creativa è andata in crisi, non si è spenta, ma si è affievolita, come tutto il resto.
D. Come è stata la sua adolescenza?
R. Così così, non bellissima, devo dire che sto molto meglio adesso, mi sono chiarito molto le idee.
D. E' a Roma,quali novità può raccontarci sotto il profilo teatrale?
R. Ci sono appena arrivato, ci resterò per qualche tempo, sicuramente ne approfitterò per andare a vedere qualcosa, poi vi racconterò!
Comunque adoro Roma, perché è la città ideale per gli artisti.
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