lunedì 24 novembre 2008
Ugo Martino, un pittore di talento
Intervista esclusiva realizzata il 24 Novembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Ugo Martino per ‘castzine’.
Ugo Martino è nato a Montesano S.M. (Salerno), artista emergente, si è diplomato presso il liceo artistico di Eboli (Salerno). Ha esposto in molte città italiane, le sue opere si trovano in gallerie d’arte e pinacoteche ed in collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero. E’ presente su riviste, periodici d’arte e antologie. Hanno scritto di lui: Vania Partilora, Gianni Pre, Zambelli, Marchetti, Lombardi, Mazzanti, Becherelli, Pozzolini, Barberi Squarotti, Lagreca, Raggini, Colombo, Puviani, Massarelli ed altri. Mostre realizzate: Montesano 1971 (collettiva)- Teggiano 1973 (collettiva)-Teggiano 1977 (collettiva)- Montesano Scalo 1979 (collettiva)- Montesano 1984 (collettiva)- Montesano 1985 (collettiva)- Ischia Porto 1985 (collettiva)- Empoli 1989 (collettiva)- Ferrara 1990 (collettiva)- Cesena 1990 (personale) Empoli 1990 (personale)- Sant’Arsenio 1990 (collettiva)- Sala Consilina Festa dell’Unità 1990 (collettiva)- Expo Arte Verona 1991 (collettiva)- Empoli 1992 (personale)- Sala Consilina 1993 (collettiva)- Prima Fiera Città Vallo (collettiva)- Montelupo Fiorentino 1993 (collettiva)- Firenze 1996 (personale)- Certosa di Padula 1997 (collettiva)- Certosa di Padula 1998 (collettiva)- Stoccarda(germania) 2001 (personale).
D. Come ha scoperto la sua vocazione di pittore?
R. Non credo di avere avuto un illuminazione improvvisa, sono pittore, perché esiste il colore e la sua scala cromatica, la sua gradazione di toni e le relative contrapposizioni contrastanti. Le opinioni, le sensazioni, le intensità di pensieri, gli stati d’animo che ci pervengono da un impercettibile e invisibile filo guida, si possono rendere tangibili con l’immenso cromatismo del colore. Con esso ci si libera da ogni preconcetto e credenza filosofica, ci si libera da qualsiasi formalismo in cui l’uomo si è inconsapevolmente imbrigliato.
D. Quando ha iniziato a disegnare?
R. Sfogliando i libri alle scuole elementari di via Borgo; disegnavo le immagini che più destavano in me curiosità e interesse, mi veniva spontaneo, mi piaceva. Ricordo di aver disegnato la copertina del libro Cuore di De Amicis , era l’immagine di un ragazzo appollaiato su un albero: “La piccola vedetta lombarda”.
D. Quali studi sono stati più incisivi e formativi per la sua produzione?
R. Per quanto riguarda lo studio della figura umana, le leggi della proporzione e la prospettiva, senz’altro sono state fondamentali, le ore trascorse ai cavalletti del Liceo Artistico.
D. Esiste nella sua pittura un filo conduttore, un denominatore comune, che è la figura umana come simbolo esistenziale e sociale. La Sua ricerca
all'interno della "dimensione uomo" è conclusa oppure ancora ci sono aspetti che non ha rappresentato o dubbi che non ha risolto?
R. E' la condizione dell’uomo ed il suo universo esistenziale il fulcro principale intorno al quale si muove la mia arte. Perché è l’uomo con la propria teoria filosofica che gestisce il suo spazio. La mia ricerca è inconclusa per le infinite cose che si potrebbero dire e fare e che ci sfuggono a causa del trascorrere del tempo.
D. Quale punto di vista adotta per rappresentare la realtà che la circonda?
R Il soggetto e l’oggetto è sempre l’uomo.
D. Cos'è, secondo lei, l'originalità?
R. L’originalità è mantenersi il più possibile fuori dagli schemi
precostituiti, dalle direzioni imposte dai programmi e dalle mode.
D. Si può parlare di originalità anche nel panorama artistico odierno oppure a suo avviso la pittura, al pari di altre forme espressive, è fatta di variazioni su un tema?
R. Certamente si può essere originali, pur guardando e pensando altri
artisti, anzi bisogna essere a conoscenza di ciò che altri hanno proposto e
propongono, ma è estremamente importante mantenersi in un proprio schema, nella
direzione che si vuole seguire.
D. Come rappresenterebbe l'Italia di oggi in un suo quadro? Perché?
R. Non riesco a immaginare un opera che possa rappresentare l’Italia.
D. I valori estetici di un'opera possono essere condizionati dalle proprie ragioni culturali?
R. Senza dubbio è influente il luogo in cui si vive e si fa arte.
Essere artisti dove vivo io, piccolo paese del Sud, lontano dalle grandi città, dove
maggiormente si possono avere riscontri, scambio di opinioni e idee, non è
semplice, a volte si ha un forte senso di vuoto di isolazionismo, ci si sente
invasi da quel male ansioso che è l’attesa.
Attesa di un sogno, di uno spazio illuminante che possa farti sentire portatore del tuo messaggio. Spesso si è presi da un profondo solipsismo, non si può pretendere nulla se si hanno nella mente e negli occhi artisti come Klee, De Kooning, Rosenquist, Basquiat. Ma forse deve andare così, in fondo sono felice della magica condizione che si è creata fra me ed il colore, fra i miei occhi e il supporto destinato all’opera.
In ultima analisi, voglio dire che i piccoli uomini sono da sempre costretti a
vivere sotto l’incessante pressione esercitata dai forti e questa situazione
dai tempi delle piramidi, ancora non è variata.
D. Si sente vicino a qualche particolare corrente artistica o a qualche grande nome del passato?
R. Amo quasi tutte le forme di arte, mi sento vicino a molti artisti.
D. Che consigli darebbe ad un giovane pittore di talento che sta muovendo i primi passi nel mondo dell'arte?
R. L’artista deve essere un ricercatore prima di se stesso e poi dell’essenza della vita, donarsi, quindi, con la propria opera e renderla visibile a favore dell’universo.
D. Sogno nel cassetto?
R. Organizzare una mostra antologica, di tutte le mie opere, di tutti i miei
disegni, schizzi, scritti, massime e pensieri.
D. Progetti futuri?
R. E’ in fase preparatoria una mia monografia artistica.
Volendo potete visitare il mio blog http://wwwmartartpittura.blogspot.com
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