martedì 16 settembre 2008
Francesca Epifani, attrice teatrale
Intervista esclusiva realizzata il 16 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo a Francesca Epifani per ‘castzine’.
Francesca Epifani nasce in Puglia il 27 Gennaio del 1986.
Avviata al mondo del palcoscenico dalla sua famiglia, a soli tre anni, grazie alla passione per il teatro trasmessale del nonno prima e dalla sua mamma, inizia a recitare.
Per 17 anni la sua formazione è stata possibile grazie alla compagnia teatrale "Amici del Teatro" di proprietà della madre che l'ha preparata attorialmente per i musical.
La preparazione degli spettacoli, la messinscena di ogni lavoro…la vita da teatrante in ogni sua sfaccettatura l'ha vissuta a 360°.
A 18 anni decide di affiancare alle conoscenze "pratiche", (spettacoli e animazione per ragazzi), quelle conoscenze "teoriche" che finora aveva solo letto nei libri e sentito nominare, così con un bel fagotto in spalla parte per Roma.
Nel 2007 si diploma presso l’accademia teatrale ‘Ribalte’ di Enzo Garinei.
Ora oltre ad essere socia della compagnia ‘La Sibilla’ di Roma, studia con impegno per laurearsi in Arti e Scienze dello spettacolo.
D. La tua famiglia è molto importante per te. Parli spesso dei tuoi genitori. Cosa vuoi dir loro?
R. Da quando ho lasciato Brindisi, (la città dove sono nata e cresciuta per 18 anni), i miei genitori si preoccupano per me, a volte esagerando, ma dopotutto come biasimarli, io da figlia sicuramente non posso comprendere quali paure animino il loro cuore. Se c’è una cosa che posso dire loro è “grazie”. Può sembrare retorica, lo so, ma mi accusano spesso di non ringraziarli abbastanza o di non mostrare mai quanto bene voglia loro. Bene, io voglio rassicurarli, voglio che sappiano che se oggi ho raggiunto qualche piccolo obiettivo è grazie a loro e che se ho fatto o faccio delle scelte che non condividono voglio che sappiano che sono la stessa figlia di cui erano fieri a Brindisi, (qualche anno a Roma non può cambiare quello che loro hanno, con tanti sacrifici, visto crescere per diciotto anni).
D. Da piccola hai trascorso una bella infanzia? Che rapporto hai con tua sorella?
R. In barba agli “artisti maledetti” io posso dire di aver trascorso una bella infanzia, ma soprattutto di avere una sorella fantastica. Dopo i primi anni di scontri dovuti, forse, ai cinque anni di differenza, oggi Simona è la mia migliore confidente e posso dire anche la mia migliore amica. Chiunque ci conosca sa che siamo diverse sia esteticamente che caratterialmente: lei è più saggia, razionale e furba di me e questo ci rende una coppia perfetta, siamo anime gemelle seppur così differenti, le voglio un bene dell’anima e non so immaginare la mia vita senza di lei.
D. Francesca Epifani non può fare a meno di cosa?
R. Devo essere sincera, vero? Va bene…io non posso fare a meno di mangiare!
Adoro cucinare e mangiare bene, e questo, come sai, non si addice ad una “donna” di spettacolo, quindi dopo aver fatto ‘outing’ in quest'intervista correrò ad iscrivermi subito in palestra.
Tu so che sai benissimo cosa significa essere bombardata continuamente da immagini di veline, letterine e schedine taglia 120,60,90, mentre noi combattiamo per essere accettata nelle nostre misure naturali.
D. Quando è iniziata la tua carriera di attrice? Chi ha creduto per primo nel tuo talento?
R. Ovviamente mamma e papà, ma la mia prima conferma ufficiale l’ho avuta nel 2005 quando sono stata premiata a Milano con la borsa di studio “Gianni Agus” da una commissione di quindici persone tra registi, attori ed autori, vincendo, con mia grande sorpresa, contro allievi delle scuole cosiddette riconosciute: Piccolo, P. Grassi, S. D’Amico ecc.
D. Ritieni di essere nata già attrice o di esserlo diventata con la gavetta?
R. Non credo nelle conversioni strada facendo. Io sono nata attrice e anche se da piccola ogni mese preferivo un mestiere diverso, in cuor mio ho sempre saputo che avrei fatto l’attrice. Basti pensare a com'ero euforica in vista della recita di Natale all’asilo o della mia performance ritta su una sedia davanti a zii e parenti declamando la solita poesia ogni anno il giorno di Pasqua.
D. Come ti definisci come artista?
R. Non saprei, né vorrei definirmi, perché sarebbe come dare un limite alla possibilità di crescita. Fra 40 anni ponimi nuovamente la domanda e ti dirò qualcosa in merito, ok?
D. È cambiata molto la tua vita da quando hai iniziato a fare l'attrice a Roma?
R. Non particolarmente. Cambiano le abitudini, le distanze, le persone e soprattutto gli orari, ma sono stata brava a preservare la mia vecchia vita, finanche le mie vecchie amicizie, che per fortuna sento abbastanza vicine anche se sono qui nella capitale.
D. A quale esperienza lavorativa sei rimasta più legata?
R. Potrà sembrare assurdo, ma direi nessuna. Mi lego sempre a quello che vivo, nel presente, ma finito lo spettacolo lascio e vado avanti, un po’ come faccio nella vita privata.
D. Hai lavorato tanto in teatro, cosa ricordi dei primi anni?
R. Sacrifici, sacrifici e sacrifici. Nonostante sono passati circa 20 anni continuo a fare sacrifici. A tal proposito posso dire che la prima “bonona” uscita da un reality che sento in TV asserire di voler far l’attrice la denuncio per oltraggio al sacrificio di centinaia di migliaia di attori bravi nel mondo.
D. Quali registi ti hanno diretta sino ad ora?
R. Partendo dalla prima in assoluto, Jenny Ribezzo, successivamente per uno spettacolo sulle Donne nelle opere di Shakespeare Robert McNeer che ha avuto il merito di farmi comprendere che anche nei ruoli più seri posso essere convincente, poi ho avuto la fortuna di studiare ed esser diretta sul palco da Enzo Garinei, Andrea Garinei, Walter Palamenga, Cinzia Allitto, Francesca Draghetti e Roberto Stocchi. Per ultimi, ma non per importanza Marco Daverio in “Gianburrasca” e Gianluigi Savini mio amico e socio! Nel cinema invece da Ciriaco De Lio in un cortometraggio.
D. Essere attrice di musical è per ogni artista una durissima performance fisica, che tipo di lavoro comporta sul corpo?
R. Durissimo, soprattutto per chi come me non è una ballerina professionista.
Si può sopperire, però, alle lacune in danza studiando come matti e con tanto allenamento. Io, ad esempio, lo scorso anno ho frequentato una scuola di musical.
D. Relativamente alla gestualità, alla mimica facciale, al tono della voce, fra cinema e teatro si può parlare di due distinti modi di interpretare?
R. Non sono due mondi separati, ma è semplice capire che mentre in teatro sei su un palcoscenico di fronte a mille persone e devi far capire quello che dici e vedere quello che provi anche alla millesima persona seduta in ultima fila, al cinema hai una telecamera sotto il naso che coglie ogni tuo più piccolo gesto.
Un bravo attore di cinema sarà molto probabilmente un bravo attore di teatro e viceversa, perché saprà gestire il proprio corpo e la propria voce a seconda delle situazioni, non a caso esistono corsi di “recitazione davanti alla telecamera” anche per attori di teatro professionisti.
D. Parliamo un attimo della TV. Che tipo di spettatrice sei? Con che difficoltà trovi nei palinsesti qualcosa che ti interessa?
R. Sono una spettatrice nella media, nel senso che la sera accendo la televisione e prendo quello che viene offerto da Rai o Mediaset e se non c’è proprio nulla di interessante neanche su Sky, passo dalla videoteca ed affitto un film.
Sembra che voglia sparare a zero su tutto, ma purtroppo la TV oggi è un ammasso di gente che si ricicla e che se oggi è nuda su di un calendario oppure alla ricerca di un uomo da Maria De Filippi, domani all’80% sarà conduttrice ed al 99% attrice.
Se proprio scopro che c’è qualcosa di interessante, e ciò avviene spesso in tarda nottata, lo metto in registrazione.
D. Le rappresentazioni teatrali sono purtroppo spesso concepite per arrivare alla maggior fetta di pubblico possibile sacrificando ahimè la profondità dei contenuti. Non trovi che questo atteggiamento possa alla lunga risultare accomodante e perciò nocivo per la sensibilità e la crescita del pubblico?
R. E’ vero solo in parte. A Roma, per esempio, troverai una simile situazione nei teatri di richiamo ed in quelli commerciali, quelli più famosi per intenderci, nei quali persone di scarso valore, ma famose in TV, si avvicendano sui palcoscenici della città pensando di raggirare lo spettatore e le sue tasche...non sempre è così però. I teatri più piccoli, (quelli cosiddetti di nicchia), vedono sera dopo sera attori bravissimi scambiarsi battute come se parlassero, rendendoti partecipe di una finzione che per un paio d’ore senti tua, più vera che mai.
Il pubblico da parte sua, dopo i primi tre spettacoli per i quali ha speso 70 euro per questo o quel nome famoso ha due possibilità: decidere di non andar più a teatro, tanto è sempre la stessa solfa, o di cambiare “giro” scoprendo finalmente il vero significato di una buona rappresentazione teatrale.
D. Come donna c’è in te una domanda a cui ti piacerebbe trovare una risposta?
R. Ho così tante domande che non saprei da quale cominciare. Posso dirti soltanto che mi spiace che nella nostra città d'origine, sia ancora lontana dal teatro e dalle sue infinite possibilità. Mi rammarico nel pensare a tutti quei bambini che forse potrebbero passar meno tempo davanti alla TV e che se ci fossero le possibilità potrebbero divertirsi studiando recitazione.
D. Che cosa ti ha dato la vita che non meritavi?
R. Troppe cose brutte, a partire dall’ invidia, ma in fondo ho sempre pensato che a fare del male non si guadagna nulla e quindi mi dico: Che sarà rimasto a queste persone dopo un piccolo attimo di gloria?
D. Guardandoti allo specchio, cosa vedi?
R. Una ragazza che spera e che lotta, affinchè il suo sogno diventi realtà.
D. Qual è il segreto per avere successo?
R. Non mollare mai.
lunedì 15 settembre 2008
Francesca Camerlengo, conduttrice di Winebar Show
Intervista esclusiva realizzata il 15 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo a Francesca Camerlengo per ‘castzine’.
Francesca Camerlengo è la simpatica conduttrice campana del reality show ‘Wine Bar’ in onda su SKY. Solare, entusiasta e professionale, organizza eventi e convegni in tutta Italia, progetta e crea marchi e loghi aziendali, idea ed implementa campagne promo-pubblicitarie. Nel 2003 ha lavorato nel settore consulenza con mansione di docente in marketing management presso Alba Gamma. Nel 2004 ha lavorato nel settore istruzione-formazione con mansione di docente in economia aziendale presso l’istituto Cattaneo e sempre nello stesso anno ha lavorato nel settore consulenza con mansione di responsabile marketing e comunicazione presso Semeia. Dal 2005 lavora nel settore consulenza con mansione di responsabile comunicazione e formazione presso “Strive”. Si occupa dello sviluppo di piani di comunicazione, dell’organizzazione ed implementazione di corsi di formazione in marketing e comunicazione aziendale…e non solo.
D. Puoi raccontarci quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo dello spettacolo?
R. Ho iniziato con ‘Wine Bar Show’, il fortunato reality culturale che parla di svariati argomenti in un modo particolare, ossia tramite persone sedute ad un tavolo che degustano vini e cibi tipici.
D. Qual è la più grande soddisfazione artistica che hai avuto finora?
R. Credo che condurre ‘Wine Bar’ sia molto gratificante per chi come me vuole fare una televisione di buon livello.
D. Hai un sito molto bello e interattivo: quanti e quali contatti mantieni attraverso Internet?
R. Ho calcolato circa 100 contatti a settimana, ma molto dipende dagli argomenti proposti ai visitatori.
D. Un tuo giudizio su quanto è cambiata la televisione italiana in questi anni...
R. Purtroppo è cambiata molto e di pari passo alla società moderna ed al suo grado di cultura. Ormai ci viene proposta tanta roba di scarso livello. Vengono forniti ai più giovani modelli da imitare che invece dovrebbero essere da schivare. Ma in realtà è la società che produce questa tipologia di format televisivi.
D. Hai anche qualche rimpianto, o ritieni di aver colto tutte le migliori occasioni che ti si sono presentate?
R. Seguo la filosofia del “Carpe diem”, cerco di cogliere tutte le occasioni professionali che mi si pongono davanti senza rimpianti dopo, magari ci penso due volte prima di scegliere.
D. Parlando di TV, a quale tipo di programma ti piacerebbe partecipare? Con quale ruolo?
R. Adoro viaggiare e mi piacerebbe condurre un programma che mi permetta di viaggiare il mondo e soprattutto di raccontare esperienze…un programma sul genere de “Alle Falde del Kilimangiaro” per intenderci!
D. Sei una bella ragazza: quanto conta questo fattore, tanto nel lavoro quanto nella vita?
R. Molto poco, anzi potrebbe essere controproducente nel lavoro. La bellezza è un attributo soggettivo, inoltre non dura per sempre, mentre l’intelligenza ed il saper fare sono punti di forza che una donna, se li ha, riesce a sfruttare al meglio e per tutta la vita.
D. C’è un messaggio che vorresti far trasparire assolutamente a chi ti segue?
R. Non sono una persona ipocrita di quelle che dicono con impegno e passione ce la farete, per cui dico che fare spettacolo non è per tutti. Provate comunque se è questa la vostra aspirazione, ma se dopo vari tentativi non riuscite, non abbattetevi, perché sono infinite le possibilità lavorative.
D. Sei una ragazza con una cultura superiore alla media: sbaglio o per assurdo questo potrebbe essere addirittura un handicap, visto come vanno le cose in certi ambienti?
R. Ti ringrazio, questo è un bel complimento! Comunque non è assolutamente uno svantaggio, e poi certi ambienti a cui ti riferisci basta non frequentarli.
D. Come si abbina il tuo lavoro con la tua vita privata? Riesci a conciliare amicizia, amore con la professione che svolgi?
R. Basta ricavarsi il tempo per la propria vita privata programmando la maggior parte della propria giornata e soprattutto ricavarsi un po’ di tempo per se stessi, cosa che spesso trascuriamo, ma che è essenziale per sentirsi bene.
D. Qual è la cosa che ti piace di più del tuo lavoro e quale cambieresti volentieri?
R. La possibilità di interagire con gli altri è la cosa che in assoluto mi piace di più. Cosa cambierei? Ci sto ancora pensando…magari te lo racconto nella prossima intervista.
D. Qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
R. Credo che ognuno abbia una propria spiritualità ed una propria morale a prescindere dalla religione che pratica, anzi spesso c’è da diffidare da chi “dice di essere” molto religioso. La cosa importante è come ci si comporta.
D. Sei aggettivi per descrivere il tuo carattere.
R. Vivace, estroversa, attiva, dinamica, autocritica e disponibile.
D. Se puoi, fai una dedica ai lettori di ‘INTERVISTANDO’.
R. Un saluto a tutti i lettori ed un invito: provate a fare come nelle puntate di “Winebar Show”, quando siete seduti con gli amici al tavolo, e discutete di argomenti esistenziali, scoprirete aspetti del vostro carattere che voi stessi neanche sapete di avere, e starete meglio.
domenica 14 settembre 2008
Antonio Bruno, consulente in marketing e comunicazione
Intervista esclusiva realizzata il 14 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Antonio Bruno per ‘castzine’.
Antonio Bruno ha studiato scienze economiche ed aziendali all’università del Sannio. Poi si è specializzato con un master in marketing strategico a Roma. Successivamente ha preso parte ad un altro master in marketing ed E-commerce ed a vari corsi di specializzazione nell’area del marketing management. Grande influenza sul suo bagaglio di conoscenze hanno avuto le esperienze realizzate in più anni come assistente marketing presso varie aziende in Italia ed in Egitto.
Da otto anni lavora come consulente marketing per enti pubblici ed aziende private in varie regioni italiane.
Attualmente è titolare nella regione Campania della ‘Strive marketing e comunicazione’, che offre servizi di consulenza in diversi settori economici.
D. Tecnicamente di cosa ti occupi?
R. Sono un consulente in marketing, ossia un esperto in grado di suggerire ad altri le modalità per utilizzare al meglio le proprie potenzialità e le opportunità offerte dal mercato, che si tratti di aziende private, enti pubblici o liberi professionisti.
Tutto ciò senza mai sostituirmi al cliente, perché la mia resta una consulenza, un affiancamento in attività delle quali il cliente non può avere conoscenza, così come succede per un avvocato o un commercialista.
D. Il marketing ha come ruolo principale, oltre la comunicazione, quello di offrire una qualità migliore di vita. Quanto, fino ad oggi, secondo te, ha migliorato la nostra vita, e quali margini di miglioramento si prospettano?
R. Iniziamo col dire che ognuno fa continuamente marketing di se stesso.
Quando ci vestiamo bene e redigiamo il nostro CV per andare ad un colloquio di lavoro, in realtà stiamo promuovendo la nostra persona.
Questo succede anche nei rapporti sociali, quando parliamo di noi agli altri, delle nostre capacità ed ambizioni, in pratica ci comportiamo come un negoziante che presenta un prodotto ad un cliente.
La nostra vita è un continuo utilizzo di tecniche di marketing, un uso coerente ed efficace delle stesse porta sicuramente a vantaggi rispetto alle altre persone.
D. In riferimento ai siti web, come si è evoluta questa leva, intesa come strumento di comunicazione?
R. Si è evoluta di pari passo al modo di comunicar in genere. Oggi facciamo tutto in modo frenetico ed abbiamo bisogno di mezzi di comunicazione che in tempo reale ci permettano di interagire con chi vogliamo. Io stesso non potrei lavorare senza un collegamento ad internet e l’invio costante di messaggi di posta elettronica…è parte integrante della mia attività.
Inoltre bisogna tenere presente che i clienti non sono più solo nella nostra regione o nazione, ma nel mondo intero ed il web è il meccanismo che ci permette di raggiungerli in qualsiasi occasione ed a costi ridottissimi.
D. Il marketing non convenzionale riuscirà mai a sostituire i tradizionali strumenti di comunicazione, o dovrà viaggiare in parallelo con loro, realizzando una sorta di compatibilità?
R. Sicuramente dovrà viaggiare in parallelo con loro fino a quando vi saranno persone che sono legate ad uno stile di vita tradizionale. Se produciamo prodotti anti-età ed i nostri potenziali clienti sono persone con più di 65 anni che guardano solo la TV, che senso ha provare a vendere i prodotti tramite il web o la mobile communication?
D. Lavori anche nel mondo di internet e del marketing digitale da diversi anni, per grandi società, puoi descriverci la tua esperienza?
R. Ho realizzato diversi programmi di internet marketing, focalizzando sulle tecniche di visibilità sul web e su azioni di fidelizzazione della clientela.
Quello su cui spingo sempre è l’aggiornamento costante dei contenuti e sulla usabilità. Il visitatore che naviga sul nostro sito in genere si soffermerà per pochi secondi su una pagina, perciò se vogliamo promuovergli qualcosa dobbiamo colpirlo immediatamente e fargli ottenere ciò che sta cercando.
D. Quali ritieni siano stati i punti di forza che ti hanno consentito di ricoprire ruoli di responsabilità?
R. Sicuramente senza buone capacità nelle relazioni sociali non si potrebbe fare il consulente marketing, perché il mio non è un lavoro solo da scrivania. Il cliente va seguito di pari passo, sempre ascoltato e spesso frenato, perché il rischio di rovinare la propria attività con errori di impulsività è alto. Poi sono certo che senza la mia creatività non avrei potuto fare delle proposte di marketing ai clienti.
D. Che tipo di formazione consigli a chi intende percorrere un tipo di formazione come il tuo? Cos'è e quanto ne è utile lo studio per chi vuole fare, nel mondo odierno, comunicazione?
R. La formazione è essenziale ed attualmente in Italia sono numerosissimi i master ed i corsi di specializzazione in marketing e comunicazione aziendale, per cui basta scegliere in base alle proprie preferenze ed alle proprie disponibilità.
E’ importante però, in seguito, cercare di fare dei tirocini in azienda perché il 7delle proprie conoscenze si basa sull’esperienza pratica.
D. Difficile fare l’imprenditore in questo Paese?
R. Beh, in Italia e soprattutto al Sud, dove lavoro, ci sono maggiori barriere culturali spesso dettate dalla diffidenza e, per le aziende medio-piccole, dalla volontà di fare da soli.
Converrebbe guardare all’agricoltura, il settore primario, per capire l’importanza del marketing: si possono produrre i frutti più buoni della terra…ma se non si riesce a farli arrivare alla tavola del consumatore ed a farli apprezzare, alla fine marciscono nel campo.
D. Se dovessi definire il mondo comunicativo al giorno d'oggi, come lo definiresti?
R. Complesso e vario così com'è la società moderna...del resto noi comunichiamo con gli altri non da soli.
D. Quali sono, a tuo giudizio, le facoltà oppure i corsi di laurea più atti alla formazione di un futuro consulente di marketing? Cosa consigli?
R. Facoltà specialistiche tipo Economia Aziendale, Marketing.
D. Un libro che qualsiasi aspirante consulente marketing dovrebbe leggere?
R. "L’arte della guerra" di Sun Tzu.
D. Progetti futuri?
R. Attualmente mi sto concentrando sul marketing internazionale e l’export.
Le aziende hanno bisogno di “aprirsi una finestra sul mondo”, perché vi sono opportunità enormi per qualsiasi settore economico.
Anche in questo caso il fai da te non porta a nulla, bisogna conoscere le tendenze dei mercati, i prezzi, le normative e la cultura dei Paesi nei quali si vuole esportare.
Affidarsi ad un consulente esperto è la soluzione più proficua.
D. Sogno nel cassetto?
R. Ampliare sempre di più le attività per la mia società di consulenza.
D. Rivolgi un saluto agli amici di ‘INTERVISTANDO’.
R. Un caro saluto a tutti nella speranza che possano fare come lavoro quello che gli piace veramente come è successo a me.
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