martedì 5 febbraio 2008

Jenny Ribezzo, una regista eclettica




Intervista esclusiva realizzata il 5 Febbraio 2008 da Ilaria Solazzo a Jenny Ribezzo per ‘castzine’.



Jenny Ribezzo, iscritta alla S.I.A.E. sez. DOR è autrice delle commedie vernacolari "M'aggiu sunnatu Alfiu e Turiddu ca...", "Socrima mi voli muertu" e "Amu pirdutu Filippu cu tuttu lu panaru".
Da 16 anni è direttrice artistica della ‘Compagnia Stabile Amici del Teatro’ e titolare anche insieme all’artista Elena Funaro del laboratorio teatrale ‘Fabbrica di stelle’.






D. Come concilia la sua professione con la sua vita di tutti i giorni?
R. Devo dire che sono dotata di gran spirito organizzativo e, in quei pochi momenti che sono in casa riesco a non lasciare nulla al caso.
Con le mie figlie sono una mamma poco casalinga, ma molto presente nella loro vita, per cui spero che non mi rinfacceranno mai di averle trascurate.
Poi…il teatro è sempre stata la mia vita , per cui, a cominciare da mio marito, chi mi è stato vicino ha dovuto adattarsi al mio modus vivendi.
D. Quali sono i ruoli teatrali che predilige?
R. A me piace, solitamente, spaziare tra tanti personaggi diversi fra loro, perché in questa maniera, riesco a mettere alla prova me stessa e le mie capacità interpretative.
In ogni caso, se proprio devo dare una preferenza, ritengo di essere più “tagliata” per i ruoli passionali, visto il mio carattere forte.
D. Cosa prova quando vede la sua immagine pubblicata sui giornali o sul web?
R. Penso che qualcuno comincia a riconoscere i tanti sacrifici fatti in trenta anni.
D. La sua compagnia teatrale ‘Amici del teatro’ è molto importante per lei.
Che rapporto ha con ogni singolo artista?
R. La compagnia stabile ‘Amici del teatro’ la considero il mio terzo figlio.
L’ho vista nascere, crescere e mi è costata tantissimo in termini economici.
Ognuno di noi, soprattutto all’inizio ci ha rimesso del suo.
Gestire un gruppo composto da tante persone, ognuno con un suo modo di vedere le cose, è tanto difficile.
Riuscire ad essere, per tutti, un punto di riferimento da seguire con estrema fiducia è stato un obiettivo importante e penso di averlo raggiunto, anche se, con estrema fatica.
Prima si bisticciava con maggiore facilità, perché eravamo nella fase in cui si collaudavano le idee, quindi si sgomitava per affermare le proprie.
Oggi, invece, passato il collaudo, dobbiamo solo mettere in moto una macchina organizzativa che ha già dei punti fissi, per cui è tutto più semplice da questo punto di vista.
Il mio rapporto con tutti è di grande affetto.
Conosco i pregi e difetti di ognuno e si convive perfettamente.
D. Sembra dare tutta se stessa in ogni suo ‘ruolo’, come se ogni volta si trattasse di un viaggio di iniziazione, come definisce i suoi spettacoli?
R. Un viaggio fantastico in mondi nuovi da scoprire.
D. E’ una donna ‘tradizionalista’ o ‘moderna’?
R. Per l’80% mi sento tradizionalista, in quanto mi piace tanto il perpetuarsi degli usi e dei costumi dei nostri avi che mi ricordano l’infanzia, i nonni...un mondo più incontaminato.
D. A teatro da spettatrice preferirebbe assistere ad un monologo di Loretta Goggi o di Mariangela Melato?
R. Se dovessi assistere ad uno spettacolo di varietà ritengo Loretta Goggi all’altezza della situazione.
Un classico lo vedrei più consono alla Melato.
D. Nell’insegnare recitazione a bambini, adolescenti e adulti cosa la porta a non perdere mai la calma?
R. E perché dovrei perdere la calma nell’insegnare a recitare.
Ci possono essere allievi più capaci di altri e, a questi ultimi non se ne può dare la colpa, bensì vanno incoraggiati con estrema calma e attenzione.
D. A primo impatto da cosa viene catturata dalla gente?
R. Dal sorriso che è capace di elargire nei rapporti interpersonali.
Non sopporto i “musoni”.
Non mi sembra giusto far ricadere sugli altri i problemi personali e su questo non transigo.
Infatti, anche ai miei allievi di ‘Fabbrica di stelle’, che essendo giovani sembrano sempre scontenti del mondo che li circonda e sono sempre tristi, impongo il sorriso quando entrano in sala recitazione.
Non si può essere attori se non si è capaci di scrollarsi di dosso la propria apatia.
D. Lei è una di quelle attrici che vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
R. Ho una visione diversa in base all’umore…a volte è tremendamente mezzo vuoto…ma continuo a sorridere ugualmente!

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