martedì 9 dicembre 2008

Florinda Ciracì speaker di Idea Radio



Intervista esclusiva realizzata il 9 Dicembre 2008 da Ilaria Solazzo a Florinda Ciracì per ‘castzine’.

Florinda Ciracì è nata in Puglia a Latiano, (Brindisi), 31 anni fa. La sua esperienza decennale come speaker radiofonica ha avuto inizio negli studi di Idea Radio. Ha avuto la possibilità di lavorare al fianco di numerosi speaker e di varie altre figure professionali. Conduce da tempo un programma nella fascia pomeridiana a cui non ha ancora dato un nome per mancanza di tempo. E’ disposta ad accettare consigli dai lettori di ‘Intervistando’ che volessero suggerirgliene qualcuno originale.





D. Florinda, ricordi le motivazioni che ti hanno spinto verso la carriera radiofonica e il tuo primo programma?
R. Il mondo della radio e dell'informazione in generale mi ha sempre affascinato. Non c'è stato un motivo in particolare che mi ha spinto a fare radio. Chi ama questo mondo prima o poi ci finisce dentro per una serie di fatalità, come è successo a me. Il mio primo programma lo ricordo ancora. A fare la prima richiesta radiofonica è stato l'ultimo esemplare del tirannosauro rex...ovviamente scherzo, (non c'era bisogno di dirlo..spero). Il mio primo programma era interamente fatto dai radioascoltatori con dediche e richieste che non finivano mai, (per mia fortuna). Tramite telefono e tramite posta, (all'epoca non c'erano ancora sms ed e-mail)…arrivavano davvero tantissime richieste.
D. Rispetto agli esordi, com’è cambiato il tuo modo di fare radio?
R. Non so! Probabilmente dovrebbe dirlo qualcuno che mi segue, (molto coraggiosamente), sin dagli inizi, che mi ascoltava allora e che mi ascolta ancora adesso. Diciamo che dall’epoca ad oggi sono cambiate per me molte cose: ho cominciato che ero una ragazzina ed ora sono una trentenne. Perciò è naturale che questi “passaggi”, questi “cambiamenti” abbiano avuto una ripercussione anche sul lavoro che faccio che è fatto di canzoni, di pensieri, di parole e di idee… Purtroppo, non ho l'abitudine di riascoltarmi, perché non mi piace farlo. Ad ogni modo, spero di essere migliorata almeno un po’.
D. I tuoi brani preferiti quali sono nel 2008?
R. Dipende da quanto spazio posso occupare con questa intervista! Sono davvero tanti ed è difficile scegliere. In questo periodo, ad esempio, mi incuriosisce molto la musica latinoamericana: Ibrahim Ferrer, Omara Portuondo, (molti li ricordalo per il film Buena Vista Social Club), ma anche Chavela Vargas, Cesaria Evora, Dulce Pontes, ecc.
D. Quali sono i pregi ed i difetti di questa tua professione?
R. Un pregio è sicuramente quello che la radio ti porta a conoscere tantissime persone; dal personaggio pubblico che conoscono un po’ tutti alla casalinga che si fa i fatti suoi in casa mentre ascolta la radio e ti chiama perché mandi un brano troppo soft e lei, che sta già sta stirando, giustamente, ha bisogno di ascoltare qualcosa di più movimentato. Difetti ancora non ne ho trovati.
D. Raccontaci la cosa più divertente che ti è successa durante una diretta radiofonica?
R. Proprio divertente non direi. Una volta ero in diretta e sono venuti a trovarmi dei radioascoltatori. Tra una chiacchiera e una richiesta ho dimenticato il microfono aperto. Ricordo anche che fu un'ascoltatrice ad avvisarmi. Che figuraccia!
D. Quando eri piccola cosa sognavi di fare in età adulta?
R. La fotografa. Poi è diventato il mio hobby.
D. Tra i tuoi colleghi chi è colui con il quale ti senti a tuo agio?
R. Che domande! Ma ovviamente con tutti.
D. Quante ore settimanali dedichi ad ‘Idea Radio’?
R. Vuoi sapere da contratto? Dai scherzo! Non so…non le conto mai.
D. Cosa provi quando interagisci telefonicamente con i tuoi radio-ascoltatori?
R. Dipende! Quando mi fanno i complimenti sono felicissima e li amo, altrimenti chiudo al primo insulto. No, dai...è qualcosa di speciale, sopratutto quando chiamano per chiederti un consiglio perché hanno rotto con il proprio ragazzo o ragazza; quando ti sentono amica e ti chiamano per sfogarsi per qualche situazione ingarbugliata che stanno vivendo oppure quando chiamano semplicemente per chiederti l'indirizzo per mandarti un caffè.
D. Il tuo sogno nel cassetto è?
R. Vincere la lotteria e girare il mondo.
D. Progetti futuri?
R. Ci sto pensando...non ho le idee molto chiare! Posso risponderti tra qualche anno?
D. Un consiglio per i giovani che vogliono iniziare a fare radio?
R. Se volete fare radio fatelo per voi pensando agli altri, cioè non pensate di fare radio per mettervi in mostra, ma per riuscire a trasmettere quello che di bello avete nel vostro cuore e nella vostra testa. A volte chi fa radio dimentica proprio la cosa più importante: che dall'altra parte ci sono “persone” che l'ascoltano.
D. Un tuo segno particolare?
R. Bellissima!!! Scherzo!!!! Non ho particolari segni di riconoscimento... fortunatamente. I miei genitori mi hanno messo un microchip in caso mi smarrisco, ma ad occhio nudo non si vede.
D. Un saluto per gli amici di ‘Intervistando’.
R. E' proprio necessario? O mamma! Che richiesta difficile! Puoi farmi la domanda di riserva? Eccolo... ce l'ho! “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Che filosofa che sono!!!
Un bacio a tutti! E ovviamente ascoltate Idea Radio www.idearadionelmondo.it

giovedì 4 dicembre 2008

Pierpaolo De Mejo, un regista eccellente



Intervista esclusiva realizzata il 4 Dicembre 2008 da Ilaria Solazzo a Pierpaolo De Mejo per ‘castzine’.

Pierpaolo De Majo ha studiato regia e sceneggiatura cinematografica all’Università di Roma Tre, dove si è laureato nel 2008 con tesi sul metodo Stanislavskij e sul metodo Alder. Parallelamente agli studi universitari, ha lavorato in teatro come attore.
Ha esordito accanto al padre nel 2002 con il “Macbeth” di W. Shakespeare.
Dal 2005 dirige ed interpreta diversi cortometraggi.
Nel 2007 ha fondato assieme ad altri artisti una compagnia teatrale che porta il nome di sua nonna Alida.
Nel 2008 ha realizzato “Come diventai Alida Valli” un film documentario sull’attrice italiana presentato al Festival Internazionale del Cinema di Roma 2008.




D. Spieghiamo ai lettori di ‘Intervistando’ quando e come è nata in te questa passione per l’arte?
R. La famiglia conta molto nella formazione culturale e nello sviluppo della sensibilità di un individuo e sotto questo punto di vista sono stato molto fortunato. Devo molto a mio padre se nel mio caso, assieme ai cartoni animati ed alle partite di pallone sotto casa, fin da piccolo ero abituato a vedere giornalmente e con entusiasmo i grandi classici del cinema. Da Chaplin e Keaton ai film italiani dei telefoni bianchi, dall’Espressionismo tedesco ed il Neorealismo ai classici hollywoodiani, da Welles e Hitchcock a Kurosawa, Kubrik, fino a Coppola e Scorsese. Tanto, tanto cinema e non ne avevo mai abbastanza. Vedevo sempre qualcosa di misterioso e di magico nei volti degli attori, nei dialoghi, nelle scene. Poi crescendo ho intrapreso la mia strada e dopo il liceo ho studiato Storia del Cinema e Regia cinematografica nella mia città, Roma.
D. Perché hai voluto girare un film su Alida Valli?
R. Per tanti motivi connessi tra loro. Innanzitutto perché, ad un anno dalla scomparsa di mia nonna, ho avuto paura che la sua figura, così riservata e poco appariscente nel corso della sua esistenza, andasse gradualmente sparendo nell’immaginario collettivo. Viviamo ormai in un mondo dove regna la politica del successo facile e fugace. Il messaggio televisivo è chiaro: chiunque può arrivare alla notorietà, non servono capacità intellettive o artistiche, basta sapersi vendere. In questo panorama degradante, è facile che tutto si mischi creando un enorme caos, in cui le persone che hanno avuto o hanno davvero importanza e valore, vengano ignorate, dimenticate in favore di personaggi protagonisti di insulse liti televisive e programmi dai bassi contenuti che non fanno altro che creare falsi miti de anestetizzare il pubblico a casa.
Un altro motivo nasce dal bisogno di raccontare il mio affetto verso una persona così importante nella mia crescita.. Insomma, un viaggio alla riscoperta ed alla scoperta delle mie origini.
D. Essendo figlio d’arte diventare anche tu attore e regista come tuo padre e
come tua nonna ha rappresentato una sfida con te stesso?
R. E’ una sfida tutt’ora. Oggi non so ancora bene cosa voglio dalla vita. Né tantomeno ho avuto conferma assoluta di possedere delle potenzialità valide. Non mi sento ancora pronto per definirmi in un mestiere. Sono molto autocritico e cerco continuamente di mettermi alla prova.
D. Quali privilegi si hanno quando si appartiene ad una famiglia di nomi illustri?
R. In generale, tanti. Lo ha anche detto Alessandro Gassman di recente. Ma nel mio caso specifico i privilegi non sono tanti quanto la gente potrebbe pensare. Mia nonna e mio padre hanno sempre vissuto concentrandosi solo ed esclusivamente al loro difficile mestiere di interpreti, senza pensare ad accaparrarsi “spicchi di terreno”. Inoltre mia nonna si è ritirata dalle scene proprio mentre iniziavo il mio percorso di formazione e mio padre, che ha avuto il suo successo negli anni ’70, non ha mai avuto uno spirito “imprenditoriale” nel campo. Raccomandazioni, se ne avessi, forse non sarei neanche in grado di sfruttarle. Riesco ad appassionarmi alle cose che faccio solo quando sento di meritarle davvero. Ho un nome alle spalle, certo, ma oggi devo contare soprattutto sulla mia forza di volontà. Di difficoltà ne incontro quotidianamente anch’io come tutti. Basti pensare che è più di un anno che stiamo cercando con fatica una sede per conservare l’enorme ed incredibile patrimonio di documenti ereditati da mia nonna. E anche il documentario che ho realizzato è stata una sfida iniziata dal nulla che ho portato avanti solo grazie all’aiuto delle persone che hanno creduto al progetto.
D. Dal punto di vista produttivo, come ti sei organizzato per realizzare il tuo ultimo progetto? Quanto è costato il film? Chi ha scelto troupe e cast ?
R. Abbiamo realizzato il film grazie al contributo dell’IMAIE ed è costato molto poco. Non c’erano grosse spese da affrontare e poi, essendo un’opera molto personale, mi sono rivolto ai miei più cari amici che, da veri artisti quali sono, hanno prontamente contribuito all’opera con bravura e passione. Ognuno ha aggiunto qualcosa di sua competenza senza anteporre questioni economiche. Con Antonio Tarallo ho lavorato alla sceneggiatura, con Armando Valletta (che ha composto anche le bellissime musiche) al montaggio, Chiara Graziano ha fatto l’aiuto regia ed ha curato alcune riprese. Le voci fuori campo sono di Valentina Taddei e Maurizio Pulina, due bravissimi attori, anche loro miei amici di vecchia data. Senza l’aiuto di tutti loro non ce l’avrei mai fatta ed è proprio a loro che va il mio ringraziamento.
D. In che rapporto vedi il tuo film con altri esperimenti del genere prodotti da altri tuoi colleghi?
R. Credo che il mio sia stato un viaggio affrontato in modo molto particolare nel riscoprire una persona cara. Ho unito l’autobiografia di mia nonna (che abbiamo ritrovato in un cassetto), le foto ed i filmini privati assieme ai ricordi di me e mio padre, di Lina Wertmuller, Piero Tosi e Giuseppe Rotunno. Dal punto di vista registico ho usato più cuore che tecnica ma credo che per il progetto, una cosa del genere fosse essenziale.
D. In che modo la tua opera arriverà ad una distribuzione di massa?
R. Stiamo entrando in contatto con alcune realtà distributive ed alcuni Festival esteri ci hanno chiesto la proiezione. Ma è ancora un terreno aperto, cercheremo di dare al film la giusta visibilità.
D. Il tuo rapporto con tua nonna com’era?
R. Bellissimo, come dovrebbe essere di norma per ogni nipote. Era una persona molto umile con cui potevo parlare di tutto. Solo crescendo mi sono reso conto della sua importanza come artista e ho trovato in lei una fonte inesauribile da cui assorbire maggiori conoscenze del campo. Tutto il resto (il mito, il successo, le passerelle) conta poco per me quanto contava poco per lei. Era semplicemente mia nonna, è questo quello che conta. Quando c’è l’affetto di mezzo, ogni altra cosa passa in secondo piano.
D. C’è un’artista del passato che ha influenzato la tua formazione?
R. Più di uno. Fin da piccolo, Charlie Chaplin è un mio idolo (ho visto “il monello” un centinaio di volte non mi stanco mai di rivederlo), così come Buster Keaton. Poi crescendo ne ho trovati altri: Kubrik e Welles su tutti. Per quanto riguarda la recitazione (dirò una banalità!), Marlon Brando. Recitava anche con la schiena e mi sono talmente focalizzato sulle sue interpretazioni che le ho prese in analisi nella mia tesi di laurea. Oggi seguo molto due attori straordinari: Johnny Depp e Benicio Del Toro.
D. Se non si è economicamente forti si può dar vita ad un cortometraggio oppure ad un lungometraggio?
R. Il digitale ha aperto possibilità che qualche anno fa erano impensabili. Oggi un giovane cineasta può realizzare un cortometraggio non senza difficoltà ma con pochi soldi e con dei tempi di realizzazione relativamente ristretti. Per il lungometraggio non mi sento di dire la stessa cosa. Richiede dei tempi di lavorazione e dei costi maggiori e se viene realizzato a costo zero, il rischio è quello di tralasciare il discorso qualitativo. Non è escluso però che una troupe composta da persone in gamba ed una buona idea di base possano dar vita ad un opera lodevole. Il problema fondamentale rimane comunque quello della distribuzione.
D. Cosa suggerisci ai giovani cineasti che hanno voglia di fare un film ma non hanno un produttore che li sostenga?
R. Volere è potere. Ci vuole tanta forza di volontà e convinzione nei progetti che si affrontano. Oggi la realtà cinematografica italiana offre poche possibilità ai filmaker che voglio autoprodurre una propria opera. Bisogna avere molta inventiva e sapersi anche arrangiare (non dimentichiamoci che il Cinema è fatto da artigiani!), però allo stesso tempo non si devono trascurare i dettagli, la storia, i personaggi, la recitazione e tutti quegli elementi che risultano fondamentali per la costruzione di un film. Consiglierei a tutti di iniziare con il cortometraggio e poi fare esperienza sul campo, magari come aiuto regista. Poi, col tempo, conoscere persone valide e fidate con cui collaborare e gettare le basi per la realizzazione dei propri progetti. E poi ci vuole anche tanta fortuna! Ma sono sicuro che se si è bravi e preparati prima o poi l’occasione arriva per tutti.
D. Cosa ti affascina di più della recitazione?
R. E’ un mondo magico. Dare vita a personaggi reali e di fantasia, usare la propria immaginazione, trasmettere emozioni al pubblico, ma soprattutto lavorare su se stessi. E’ qualcosa che non capita in tutti i mestieri. Sono convinto che per recitare serva soprattutto il cuore, la capacità di provare emozioni. Non mi piacciono gli attori che usano solo la tecnica. La tecnica è fondamentale, va affinata, ma è un mezzo al servizio delle proprie emozioni. Mai enfatizzare l’azione sulla scena per cercare di mostrare la propria bravura tecnica e per far colpo sullo spettatore. Cito il grande attore Martin Landau: “Solo l’attore mediocre si sforza di piangere. Il grande attore si sforza per non piangere”.
D. Il filone cinematografico che prediligi è?
R. Non c’è un filone che prediligo in particolare, amo i film che abbiano una storia e dei personaggi interessanti da raccontare. I filoni possono essere bellissimi o pericolosi a seconda delle situazioni. Adoro ad esempio i film gialli, horror e polizieschi del Cinema di genere degli anni ’70 ed ’80, perché hanno dato spazio a grandi autori “artigiani”, solo oggi rivalutati, del nostro Cinema, ma ad esempio interromperei il filone giovanilistico - scolaresco degli ultimi anni: rivela una quasi totale assenza di contenuti e troppa attenzione al botteghino. Non dimentichiamoci che il Cinema è fatto di incassi, ma soprattutto di storie.
D. Hai lavorato da solo alla costruzione del tuo personaggio?
R. Nessun personaggio, sono quello che sono. Timido e riservato. Cerco sempre di affrontare tutto con umiltà.
D. Hai altri progetti in cantiere, ce ne vuoi parlare?
R. Con l’Associazione Alida Valli, di cui sono Presidente, come già detto, stiamo lavorando assieme al Comune di Roma per reperire degli spazi utili alla conservazione del materiale. Poi c’è ancora in ballo il progetto di far uscire la prima biografia ufficiale su mia nonna. Realizzare un film sulla sua vita, magari per la tv, rimane per ora un sogno, ma non è detto che sia irrealizzabile. Per quanto riguarda me singolarmente, in questo momento ho una grande confusione di idee in testa. Sto scrivendo la sceneggiatura di un cortometraggio da realizzare nel 2009 e poi vorrei tornare a lavorare in Teatro con la mia compagnia.
D. Cosa ti aspetti dal futuro?
R. Mi basta poco. Vivere la mia vita serenamente, essere sempre circondato dalle persone a cui voglio bene e affrontare ogni cosa con entusiasmo.
D. Tra 10 anni come ti immagini?
R. E’ una domanda che mi faccio spesso e non mi so dare nessuna risposta. Potrebbe succedere di tutto. Forse è giusto che viva almeno per un pò nel dubbio, nell’attesa. E’ uno degli aspetti di questo mestiere.
D. Da 1 a 10 che voto dai a quest’intervista? Per quale motivo?
R. 10+ perché mi sono divertito molto. Spero di non aver detto troppe stupidaggini.
D. Lascia un tuo originale saluto rivolto ai lettori di ‘Intervistando’.
R. Cari amici di “Intervistando” guardate tanto bel Cinema e andate a teatro. Ci vediamo in sala.

lunedì 24 novembre 2008

Ugo Martino, un pittore di talento



Intervista esclusiva realizzata il 24 Novembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Ugo Martino per ‘castzine’.





Ugo Martino è nato a Montesano S.M. (Salerno), artista emergente, si è diplomato presso il liceo artistico di Eboli (Salerno). Ha esposto in molte città italiane, le sue opere si trovano in gallerie d’arte e pinacoteche ed in collezioni pubbliche e private in Italia ed all’estero. E’ presente su riviste, periodici d’arte e antologie. Hanno scritto di lui: Vania Partilora, Gianni Pre, Zambelli, Marchetti, Lombardi, Mazzanti, Becherelli, Pozzolini, Barberi Squarotti, Lagreca, Raggini, Colombo, Puviani, Massarelli ed altri. Mostre realizzate: Montesano 1971 (collettiva)- Teggiano 1973 (collettiva)-Teggiano 1977 (collettiva)- Montesano Scalo 1979 (collettiva)- Montesano 1984 (collettiva)- Montesano 1985 (collettiva)- Ischia Porto 1985 (collettiva)- Empoli 1989 (collettiva)- Ferrara 1990 (collettiva)- Cesena 1990 (personale) Empoli 1990 (personale)- Sant’Arsenio 1990 (collettiva)- Sala Consilina Festa dell’Unità 1990 (collettiva)- Expo Arte Verona 1991 (collettiva)- Empoli 1992 (personale)- Sala Consilina 1993 (collettiva)- Prima Fiera Città Vallo (collettiva)- Montelupo Fiorentino 1993 (collettiva)- Firenze 1996 (personale)- Certosa di Padula 1997 (collettiva)- Certosa di Padula 1998 (collettiva)- Stoccarda(germania) 2001 (personale).

D. Come ha scoperto la sua vocazione di pittore?
R. Non credo di avere avuto un illuminazione improvvisa, sono pittore, perché esiste il colore e la sua scala cromatica, la sua gradazione di toni e le relative contrapposizioni contrastanti. Le opinioni, le sensazioni, le intensità di pensieri, gli stati d’animo che ci pervengono da un impercettibile e invisibile filo guida, si possono rendere tangibili con l’immenso cromatismo del colore. Con esso ci si libera da ogni preconcetto e credenza filosofica, ci si libera da qualsiasi formalismo in cui l’uomo si è inconsapevolmente imbrigliato.
D. Quando ha iniziato a disegnare?
R. Sfogliando i libri alle scuole elementari di via Borgo; disegnavo le immagini che più destavano in me curiosità e interesse, mi veniva spontaneo, mi piaceva. Ricordo di aver disegnato la copertina del libro Cuore di De Amicis , era l’immagine di un ragazzo appollaiato su un albero: “La piccola vedetta lombarda”.
D. Quali studi sono stati più incisivi e formativi per la sua produzione?
R. Per quanto riguarda lo studio della figura umana, le leggi della proporzione e la prospettiva, senz’altro sono state fondamentali, le ore trascorse ai cavalletti del Liceo Artistico.
D. Esiste nella sua pittura un filo conduttore, un denominatore comune, che è la figura umana come simbolo esistenziale e sociale. La Sua ricerca
all'interno della "dimensione uomo" è conclusa oppure ancora ci sono aspetti che non ha rappresentato o dubbi che non ha risolto?
R. E' la condizione dell’uomo ed il suo universo esistenziale il fulcro principale intorno al quale si muove la mia arte. Perché è l’uomo con la propria teoria filosofica che gestisce il suo spazio. La mia ricerca è inconclusa per le infinite cose che si potrebbero dire e fare e che ci sfuggono a causa del trascorrere del tempo.
D. Quale punto di vista adotta per rappresentare la realtà che la circonda?
R Il soggetto e l’oggetto è sempre l’uomo.
D. Cos'è, secondo lei, l'originalità?
R. L’originalità è mantenersi il più possibile fuori dagli schemi
precostituiti, dalle direzioni imposte dai programmi e dalle mode.
D. Si può parlare di originalità anche nel panorama artistico odierno oppure a suo avviso la pittura, al pari di altre forme espressive, è fatta di variazioni su un tema?
R. Certamente si può essere originali, pur guardando e pensando altri
artisti, anzi bisogna essere a conoscenza di ciò che altri hanno proposto e
propongono, ma è estremamente importante mantenersi in un proprio schema, nella
direzione che si vuole seguire.
D. Come rappresenterebbe l'Italia di oggi in un suo quadro? Perché?
R. Non riesco a immaginare un opera che possa rappresentare l’Italia.
D. I valori estetici di un'opera possono essere condizionati dalle proprie ragioni culturali?
R. Senza dubbio è influente il luogo in cui si vive e si fa arte.
Essere artisti dove vivo io, piccolo paese del Sud, lontano dalle grandi città, dove
maggiormente si possono avere riscontri, scambio di opinioni e idee, non è
semplice, a volte si ha un forte senso di vuoto di isolazionismo, ci si sente
invasi da quel male ansioso che è l’attesa.
Attesa di un sogno, di uno spazio illuminante che possa farti sentire portatore del tuo messaggio. Spesso si è presi da un profondo solipsismo, non si può pretendere nulla se si hanno nella mente e negli occhi artisti come Klee, De Kooning, Rosenquist, Basquiat. Ma forse deve andare così, in fondo sono felice della magica condizione che si è creata fra me ed il colore, fra i miei occhi e il supporto destinato all’opera.
In ultima analisi, voglio dire che i piccoli uomini sono da sempre costretti a
vivere sotto l’incessante pressione esercitata dai forti e questa situazione
dai tempi delle piramidi, ancora non è variata.
D. Si sente vicino a qualche particolare corrente artistica o a qualche grande nome del passato?
R. Amo quasi tutte le forme di arte, mi sento vicino a molti artisti.
D. Che consigli darebbe ad un giovane pittore di talento che sta muovendo i primi passi nel mondo dell'arte?
R. L’artista deve essere un ricercatore prima di se stesso e poi dell’essenza della vita, donarsi, quindi, con la propria opera e renderla visibile a favore dell’universo.
D. Sogno nel cassetto?
R. Organizzare una mostra antologica, di tutte le mie opere, di tutti i miei
disegni, schizzi, scritti, massime e pensieri.
D. Progetti futuri?
R. E’ in fase preparatoria una mia monografia artistica.
Volendo potete visitare il mio blog http://wwwmartartpittura.blogspot.com

sabato 22 novembre 2008

Elena Cannella, una fotomodella bella e simpatica



Intervista esclusiva realizzata il 22 Novembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Elena Cannella per ‘castzine’.




Elena Cannella è nata a Moncalieri l’8 Settembre del 1985.
Abita a Torino con sua madre, suo fratello Daniele di 13 anni ed il micione di nome Lancillotto, che lei definisce il suo grande amore.
E’ una ragazza semplice e solare e con molti sogni nel cassetto da realizzare.
Lavora in aeroporto a Caselle-Torino al duty free, perché è una professione che le piace in quanto le permette di conoscere e vedere tante persone diverse ogni giorno.
La sua attività di fotomodella è nata per caso in una discoteca di Lignano Sabbia d'Oro; un fotografo la notò e le propose di far parte della sua agenzia di Milano, da quel momento ha avuto inizio il suo sogno.



Ciao Elena e benvenuta su `Intervistando´. Spero che quest´intervista ti faccia piacere.
D. Raccontaci il tuo incontro con quest'intraprendente‘talent scout’.
R. Praticamente il fotografo si avvicinò proponendoci di fare delle foto per la sua agenzia di Milano. Io e la mia amica che sembravamo le veline di ‘Striscia la notizia’ essendo una bionda e l’altra mora, accettammo.
Durante il mio primo book ero poco convinta di poter realizzare qualcosa di vero, perché pensi sempre che sia solo pubblicità per l'agenzia, ma non è stato così.
Sono stata contattata da organizzatori di eventi come Miss Italia nel 2005, Miss Gran Prix nel 2004, (concorso che mi ha permesso di ottenere la fascia di Miss Sorriso). Sono stata una delle concorrenti durante la finale di Miss Stella d'Europa a Pompei, ho partecipato a Miss Pittarello 2005, etc.
La concorrenza è sempre agguerrita, ma io penso che la mia professionalità e la mia serietà a lungo andare produrranno i loro effetti.
D. Da quanto tempo ti occupi di moda?
R. Dal 2004 . Fu un’esperienza elettrizzante il mio primo shooting fotografico.
Non sono altissima e quindi le sfilate sono un pò fuori dalla mia portata , ma qualcosa in ambito locale l’ho fatto per Cinzia Rocca e per vari negozi della mia città. Mi piace lavorare per gli atelier o gli showroom…lo trovo fantastico.
Amo vestirmi in maniera semplice e pratica, ma adoro anche gli abiti particolari e vaporosi,(da sera, da cerimonia, da sposa), e i decolté.
D. Qual è la più grande soddisfazione artistica avuta fino ad ora?
R. Ho partecipato a molte trasmissioni su Rai e Mediaset , ma quella che dove mi sono divertita maggiormente è stata “Ciao Darwin” con Paolo Bonolis.
D. C’è qualche episodio legato ai programmi TV che ricordi con affetto? Perché?
R. Si, il reality ‘A spasso con mamma’ prodotto dalla Triangle production di Silvio Testi per la Rai.
La puntata alla quale presi parte fu girata a Venezia e sarebbe dovuta andare in onda durante la ‘Domenica in’ di Mara Venier, purtroppo però per motivi vari tra la Triangle di Roma e Raiuno non è mai stata trasmessa.
Venezia, la bellissima location scelta dal regista mi entusiasmò tantissimo.
Non dimenticherò mai le attenzioni e la simpatia di tutto lo staff della Triangle.
Girai con la mia mamma, persona speciale, che mi appoggia e mi aiuta nella scelta delle varie proposte, è una bravissima manager.
Indossare gli abiti ottocenteschi del teatro “La Fenice” per il carnevale di Venezia fu strepitoso. Quelle sensazioni uniche le porterò sempre nel mio cuore. Mi sono appassionata al mondo della moda e dello spettacolo, settore per il quale sto lavorando alacremente quotidianamente, in quanto mi piacerebbe condurre una trasmissione oppure fare la valletta in TV.
D. Ti piacerebbe lavorare come modella professionista oppure vorresti occuparti d´altro?
R. Mi piacerebbe tantissimo fare la fotomodella pubblicitaria per qualche grande griffe o per i marchi importanti nazionali...sarebbe eccitante. Spero di poter realizzare questo mio sogno con qualche fotografo noto che sappia valorizzare bene la mia immagini, perchè ho sempre sostenuto che sono i bravi fotografi a fare di te una top model e purtroppo non ce ne sono molti che amano il loro lavoro, ma se ciò non dovesse diventare realtà mi accontenterei di lavorare dietro le quinte in TV.
D. Hai qualche rimpianto o ritieni di aver colto tutte le migliori occasioni che ti si sono presentate?
R. Rimpianti direi di no, anche perché come ho detto io e mia madre valutiamo sempre le proposte che ci arrivano dal mio sito, per cui ho sempre scelto le cose che mi si addicevano,senza compromessi e fino ad oggi si sono rivelate scelte giuste, anche se non è facile muoversi in questo settore con la concorrenza che aspetta pronta un tuo passo falso e che è disposta a molti compromessi pur di portati via il posto.
Io ho sempre fatto scelte semplici, ma soddisfacenti, che spero mi porteranno a piccoli passi verso la meta. Mi auguro di arrivare comunque al successo a testa alta.
Se qualcuno avrà voglia di investire su di me, so di poter dare parecchio al settore, in serietà e professionalità.
D. Hai sperimentato qualche altro campo artistico? Quale?
R. Ho fatto parecchie comparsate in tv, fiction e trasmissioni Rai e Mediaset…e non solo, ho fatto anche le selezioni per il Grande Fratello 8. Mi sono cimentata su diverse tipologie per sperimentare le mie capacità e la mia natura artistica.
Penso che bisogna cimentarsi in molti settori, anche se, ovviamente, la fotomodella e la pubblicità rimangono il primo amore. Presentare “Zelig” con Bisio sarebbe mitico.
D. Cosa pensi di internet come mezzo per proporti e per trovare lavoro in questo settore?
R. E’utile per farsi conoscere dagli addetti ai lavori. Da quando ho realizzato il mio sito www.lelena.it i contatti si sono moltiplicati. I concorsi on-line, (nonostante la concorrenza spesso sleale), sono una gran bella vetrina.
Certo non è tutto, perchè ti devi muovere parecchio per casting, contattare in prima persona i vari fotografi e le case di produzione per mandare materiale conoscitivo di vario genere, fortunatamente però per questo ho un valido supporto.
Come ti ho detto mia mamma si occupa delle varie proposte, perché lei è sempre stata appassionata di cinema e TV, avrebbe voluto lavorare nello spettacolo e così mi ha trasmesso la sua passione.
D. Quali rischi corre una fotomodella alle prime esperienze?
R. Il rischio maggiore é di finire nelle mani di agenzie poco professionali che ti vendono solo i loro prodotti facendoti credere di essere valide a livello internazionale. Per una novellina il mondo dello spettacolo è come un serpente, si rimane troppo facilmente affascinate dalla popolarità e dai soldi facili, senza pensare che non dobbiamo essere noi a pagare le agenzie, ma il contrario.
Non bisogna mai pagare la fama, perché chi crede nelle nostre capacità deve investire su di noi. La volontà e l’impegno sono la carta vincente per lavorare e per restare in questo settore pieno di insidie.
D. Quanto conta la bellezza per raggiungere obiettivi importanti nel settore spettacolo?
R. Inutile negare che i belli dentro non hanno molte possibilità.
La bellezza esteriore è la carta di presentazione, perché ciò che si vede a primo acchito è l'immagine, poi come ho già detto ci vuole del fascino, una dose di simpatia e molta professionalità.
Una bella foto scattata da professionisti seri, a mio parere, sa esprimere emozioni a chi la guarda e spesso queste emozioni consentono a chi fa come nel mio caso la fotomodella di farsi vedere sotto luci speciali e quindi di ottenere ottimi risultati. La fisicità apre le porte, ma dura poco e quindi bisogna saperci restare, perchè di ragazze carine ce ne sono davvero tante in Italia.
D. Cosa ti spinge a fare molteplici esperienze nella moda: la possibilità di buoni guadagni, o la volontà di essere ammirata dai fotografi?
R. L’opportunità lavorativa è fondamentale, perché se si fa la pubblicità giusta i guadagni non sono da sottovalutare, (se ti dicessi che non mi interessano i soldi sarei ipocrita). Un bel mix di tutto, ovvero la volontà di essere ammirata da buoni fotografi e il piacere di fare delle foto che restino nella mente delle persone che guardano compiaciute e che ti riconoscono quando ti incontrano, è super per chi ha la mia età. La fama non è un obbiettivo finale, ma sicuramente fa piacere, perché ti fa sentire amata dal pubblico, che si identifica nella tua immagine.
D. Come si abbina il lavoro di modella con la tua vita privata? Riesci a conciliare amicizia, amore con i tuoi impegni?
R. Direi di si, spesso mi accompagnano degli amici ai vari shooting.
Per ora in campo sentimentale sono single e quindi il problema non mi si è ancora posto, ricordo però che durante le selezioni per Miss Italia 2005 avevo un fidanzato talmente geloso che mi rendeva difficile il rapporto con i fotografi.
Ci vorrebbe un compagno intelligente che sappia condividere i momenti di gloria e soprattutto che abbia fiducia in me in ogni situazione. Per ora sinceramente ho deciso di dedicarmi esclusivamente alla carriera, per l'amore ritengo che c'è ancora tempo dal momento che sono giovane.
D. C´è un messaggio che vorresti comunicare ai tuoi fans?
R. Vorrei che mi considerassero la classica vicina della porta accanto. Mi piacerebbe che vedessero in me un'anima ed un cervello, non solo un corpo.
Il mio carattere socievole e la mia voglia di vivere serenamente mi portano a desiderare persone sincere che mi vogliano un m ondo di bene.
D. Qual è la parte del tuo corpo che ti piace di più? Perchè?
R. Sicuramente la bocca, perché è carnosa, (senza ritocchi), adatta al mio viso; e poi gli occhi anche se non mi sarebbero dispiaciuti azzurri come il mio papà.
Una mora con gli occhi chiari è uno spettacolo, comunque diciamo che nell'insieme la gente fa i complimenti alla mia mamma per il bel lavoro fatto.
Peccato non aver avuto qualche centimetrino in più, mi avrebbe fatto comodo.
D. Sogno nel cassetto?
R. Provare sempre soddisfazione per i lavori fatti e poter conoscere solo persone vere.
D. Progetti futuri?
R. Proposte pubblicitarie, un calendario per una azienda di Torino che spero uscirà presto, concorsi on-line tra cui "Miss Pittarello", a tal proposito ricordatevi di votarmi. Spero che qualche art director si accorga che esisto e che abbia voglia di investire su di me.
D. Fai una dedica agli amici di `Intervistando´.
R. Grazie a tutti per aver letto quest'intervista. Mi farebbe piacere se la ommentaste, perché i pareri di chi guarda le mie foto e legge le mie risposte mi interessano. Un bacio e continuate a sostenermi.

lunedì 27 ottobre 2008

Vera Martino, un'artista straordinaria







Intervista esclusiva realizzata il 27 Ottobre 2008 da Ilaria Solazzo a Vera Martino per ‘castzine’.



Guardando gli scatti realizzati sino ad oggi da Vera Martino, mi sono subito resa conto che il suo modo di lavorare, è privo di quella patinatura che spesso i professionisti del settore utilizzano, per essere sicuri che il proprio lavoro venga apprezzato.
La scelta delle inquadrature della fotografa Martino hanno un taglio molto personale, non documentano la realtà ma la fanno vivere nell’interezza, in ogni sfumatura, in ogni colore.

D. Chi è vera Martino?
R. Sono nata a Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno. Paese che domina il Vallo di Diano arroccato sui monti all’estremo sud della Campania. Era una domenica di Marzo, sono nata sotto il segno dei pesci. Amo l’arte da sempre in tutte le sue forme, pittura, scultura, musica, teatro, poesia, letteratura. Mi sono diplomata al liceo artistico C.Levi di Eboli. Ho frequentato l’accademia di Belle Arti di Firenze scenografia senza però terminare il corso di studi. Dopo una breve esperienza nell’Insegnamento, essendo vincitrice di un concorso nelle Ferrovie, ora lavoro per la Direzione di Trenitalia. Vivo in Toscana ad Empoli dall’millenovecentosettantanove e lavoro a Firenze. Per molti anni ho fatto parte del gruppo stabile del Teatro Shalom di Empoli. E ancora adesso, anche se saltuariamente disegno bozzetti per costumi e scenografie per la Compagnia Teatrale di Giampiero Becherelli attore teatrale di fama nazionale. La mia vera passione e dipingere e scolpire, ma con il lavoro ho pochissimo tempo e allora scatto, scatto, scatto foto, ma sono solo una dilettante. Volendo può visitare il mio blog: http://panzarotto.fotopages.com, (Alba Solare.fotopages.com).
D. Hai fatto qualche corso di fotografia?
R. No, non ho mai seguito corsi di fotografia.
D. Quando hai iniziato a fotografare?
R. Da ragazza, per divertimento e curiosità.
D. Attrezzatura fotografica usata?
R. Inizialmente avevo una piccola macchina avuta in regalo, di cui non ricordo nemmeno la marca, poi una Yashica, adesso uso una Nikon digitale. Con sincerità non ho particolari interessi nei confronti delle macchine fotografiche, per me sono solo uno strumento, un mezzo, per fermare un attimo, per ancorare un’emozione ad un’immagine.
D. Sei fotografa per passione o per professione?
R. Passione, solo per passione. Per una forte affascinante attrazione per la luce, i colori, la realtà. Fotografo senza pretese, lo faccio solo per creare, per raccontare e trasmettere emozioni.
D. Uno scatto al quale sei particolarmente legata?
R. Non c’è ne una in particolare, ma tante. Tutte le foto che hanno cristallizzato, fermato nel tempo un immagine, un fiore, un volto, un tramonto, prima che tutto sparisse nei ricordi.
D. Il genere fotografico che preferisci qual è?
R. Immagini macro, perché riservano infinite sorprese, (permettono di vedere da vicino il cuore della realtà), ed anche quelle che si ispirano alla quotidianità raccontandone le varie storie.
D. Un episodio che vorresti raccontare legato alla tua esperienza in veste di fotografa?
R. Ero a Parigi nei pressi dell’Opera quando vidi un gruppo di netturbini con delle tute dai colori sgargianti, che con piacere avrei fotografato. I netturbini, però vedendomi armeggiare con la macchina fotografica, inizialmente mi guardarono con sospetto, per poi concedermi la facoltà di ritrarli durante il loro lavoro. Ricordo ancora i loro sorrisi ed il loro grazie, per averli resi ‘protagonisti’ dei miei scatti.
D. Quando rivedi le prime fotografie scattate, cosa pensi?
R. Le guardo con indulgenza , tenerezza, nostalgia.
D. Nel primo scatto da te realizzato chi hai ritratto? Perché?
R. Il mio paese ed i miei fratelli.
D. Quale tipo di territorio senti il bisogno di raccontare nei tuoi lavori?
R. Il mio paese, la mia regione d’origine, la Campania, terra affascinante e bellissima dove affondano le mie radici. Adoro il mare per la sua immensità misteriosa, per il movimento lento e sensuale che accarezza quando con calma ti lambisce, e la sua forza prorompente quando si alza ululando, che scuote che vibra , che vive come la vita. La Toscana è il paese che mi ospita, regione ricca di concentrazione, di un patrimonio naturalistico, storico, architettonico e artistico immenso, con paesi e borghi, dolci paesaggi pieni di tradizioni, di cultura e di storia che mi incuriosisce e mi attrae.
D. Quanto lavoro c'è dietro alle tue opere?
R. Attualmente fotografo nei momenti in cui la mia attività lavorativa me lo permette. Per questo adoro fotografare, perché lo si può fare ovunque e comunque, anche se si ha poco tempo.
D. Come vivi il giudizio della critica nei tuoi confronti?
R. Non faccio molto caso alla critica, l’unica cosa che mi gratifica è quando qualcuno guardando una mia foto, ne coglie il senso e si emoziona.
D. Quali sono i tuoi fotografi preferiti?
R. Haas, Bresson, Man Ray, Doisneau, Fratelli Alinari e molti altri.
D. C’è qualcosa che collezioni?
R. Se ti riferisci a corredi di macchine fotografiche, no, ma ho molte singolari collezioni come scatoline d’argento e campanelli di cristallo.
D. Cosa ne pensi del mercato dell'arte italiano e in particolare di quello fiorentino? Ti sembra che dia possibilità ai giovani artisti?
R. A Firenze come in qualsiasi città, non è certamente facile iniziare ed imporsi, soprattutto, nel mondo dell’arte. Oggi a mio parere, non ci sono più mecenati, ma solo commercianti.
D. Tutto si trasforma in questo mondo, in particolare si corre alla velocità della luce e quindi tutto quello che sta dietro deve correre alla stessa velocità. Molto spesso i tuoi scatti contengono una personalizzazione tutta tua. Infatti il tuo modo di lavorare identifica la mano che ha fatto il click e nel settore capita molto spesso di capire dal tipo di immagine chi l’ha scattata. Per te questo può essere motivo di orgoglio? Perchè?
R. Certo, sicuramente , tutto questo determina uno stile.
D. Sogno nel cassetto?
R. Aprire uno studio ed avere tutto il tempo non solo per fotografare, ma anche per dipingere e scolpire.

sabato 27 settembre 2008

Francesco Felli, un ottimo regista cinematografico



Intervista esclusiva realizzata il 27 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo al regista Francesco Felli per ‘castzine’.

Francesco Felli, nato a Roma il 22 Maggio del 1980, ha 28 anni. Laureato in giurisprudenza, ha esordito ufficialmente dietro alla macchina da presa nel 2004. Responsabile artistico e tecnico-professionale del film “Ogni giorno”, (prodotto da Sky e dalla Nuvola film), è stato finalista di svariati concorsi tra cui il Tropea Film Festival, il Villammare Film Festival, il Reggio Film Festival…solo per citare gli ultimi in ordine cronologico. Ha ricevuto molteplici riconoscimenti tra cui ricordo il prestigioso premio Filippo Gagliardi. Dal 2003 ad oggi ha composto sei colonne sonore per i documentari I.C.R.A.M. Nel 2005 ha dato vita al cortometraggio “Delitto o giustizia” di cui ha curato soggetto, sceneggiatura, regia e montaggio e nel 2007 ha realizzato il cortometraggio “Teatro Principe” anche questo curato nel soggetto, nella sceneggiatura, nella regia e nel montaggio. Il suo ultimo lavoro è “Fuori gioco”, un brillante cortometraggio prodotto da Sky e Nuvola Film, grazie al quale, il regista Felli ha potuto ancora una volta dimostrare al suo pubblico la sua estrema professionalità.

D. Quali le motivazioni che l’hanno spinta a diventare regista? E cosa rappresenta per lei il cinema?
R. Ho iniziato a suonare che avevo dieci anni. A dire il vero da qualche anno già dipingevo e scrivevo, o forse solo mi insozzavo le mani con il profumo di museo dei colori ad olio e con gli inchiostri di qualche poesia scritta fuori dalle righe. Tanti modi privilegiati per trascorrere le ore di ozio. Nulla di più. Dopo molte note steccate e qualche accordo riuscito, ho però incontrato il cinema. Per tanti anni, ventiquattro per la precisione, c'eravamo conosciuti appena, ero un mediocre spettatore come tanti, cliente ad intermittenza, attratto dalle storie a lieto fine e soprattutto dalle confezioni extra large dei pop corn. Poi ho scoperto, con sorpresa, come fosse il palcoscenico dove far esibire tutte quelle forme d'arte che, fin lì, avevo amato nella loro singolarità. Presto è diventata non una passione, ma una condizione di vita, naturale ed imprescindibile come il respirare.
D. Qual è stata la sua formazione?
R. Ora opererò una banalissima e frettolosa distinzione. Secondo me, infatti, esiste un aspetto che non ti insegna nessuno, ossia la sensibilità di raccontare e, se possibile, di emozionare. Temo sia qualcosa di innato. Poi esiste il modo con cui si racconta, la tecnica, che è migliorabile, sempre. Tornando alla domanda, non ho mai frequentato una scuola di cinema. E potrei giustificare questa mia mancanza vantandomi di aver letto oltre trenta libri sul tema o di aver visto oltre trenta volte tutti i film che hanno segnato la storia del cinema. Ma secondo me tutto ciò conta molto poco. Potrei leggere altrettanti volumi sulla scultura senza mai riuscire ad intagliare neppure un faccione. E così la cosa che più mi è stata d'insegnamento, al di là di ogni lettura o visione, è stato l'iniziare ad immaginare come avrei raccontato ogni scena della mia vita. Schizzofrenico, ma utile.
D. Può dirmi qualcosa del suo lavoro sul set?
R. Il set è un'esperienza eccitante, seducente. E' un frullatore di emozioni. Si riesce finalmente ha dare una dimensione reale alle proprie immaginazioni. E di solito giunge dopo mesi di preparazione. E' un po' come immaginare spesso il corpo di una donna che non puoi svelare. E quando finalmente giunge l'ora tutto è inebriante. Per quanto riguarda il rapporto con il mio staff, ho sempre creduto che una squadra unita e compatta fosse assai più forte di una con qualche solista e poca amicizia. E' pur vero che prima di girare organizzo molte riunioni per spiegare cosa voglio. Così, sul set, è tutto molto facile.
D. Usa uno storyboard, o almeno ne ha usato uno per il film ‘Ogni giorno’?
R. Non potrei lavorare senza storyboard, vista la maniacale cura che ho per ogni inquadratura. E' l'unico strumento che mi permette di provare e riprovare, fino a trovare cio’ che più mi piace. Lo mostro ad attori e cast tecnico già un mese prima delle riprese per fargli capire cosa voglio. L'ho sempre usato, sin dal primo ciak.
Lo realizzo personalmente, unendo il lavoro artigianale di pittura all'ausilio tecnologico dei software appositi.
D. Ha scelto questo titolo misterioso ed evocativo?
R. Si. La capacità di rinnovare "ogni giorno" il proprio amore, credo sia il segreto della felicità di una coppia. Il confermare quotidianamente, dunque, il corteggiamento, le attenzioni, i desideri.
D. Perché ha scelto di approfondire così a fondo questo tema?
R. Ho scelto di parlare dell'alzheimer, perché, credo sia una malattia, ancora più crudele delle altre, se possibile, in quanto saccheggia la vittima di memorie e consapevolezze, lasciandola senza identità. La sola idea che le persone, che ami possano improvvisamente scrutarti come un estraneo, dimenticando tutta la vita condivisa, mi provoca uno strazio immenso. Al tempo stesso, il film, però, non si pone alcuna ambizione scientifica, né intende dipingere i toni più drammatici del problema, senza però neppure che esso sia trattato con sprovveduta frivolezza. Nello scrivere la sceneggiatura., infatti, ho badato a non perdere l'equilibrio, in bilico tra la necessità di non camuffare la realtà della malattia e la voglia di raccontare una storia d'amore che andasse oltre la memoria. In tutto questo ho così voluto immaginare, o sperare, che l'amore fosse un'emozione tanto incisa nell'animo di chi ama da resistere anche all’ offuscamento dei propri ricordi. Insomma ,che ci fossero storie d’amore che vanno oltre la memoria, oltre l’alzheimer.
D. Aveva già in mente Carlo Delle Piane come protagonista del suo film ‘Ogni giorno’, mentre scriveva la sceneggiatura?
R. Si. Ti svelo che l'ho scritta su misura per lui. Era indispensabile, per me, avere un attore che sapesse evitare toni patetici e pietosi.
D. A parte Stefania Sandrelli e Carlo Delle Piane artisti famosi in Italia il cast è composto da attori sconosciuti, come li ha selezionati?
R. Ho sempre grande attenzione che anche le comparse siano degli attori. Spesso sono amici con cui ho già lavorato che si prestano a darmi una mano. Qualcun'altro è, invece, residente della Palestrina, il paese dove abbiamo girato. Il ruolo della governante è stato interpretato da Giordana Moscati, che considero una delle migliori attrici che io conosca; sono stato felicissimo di aver lavorato con lei.
D. L’attore o l’attrice con cui è diventato amico?
R. Troppo facile risponderti: con Carlo Delle Piane, perché tra me e lui è nata un'amicizia molto sincera già mesi prima di girare. Sul set il nostro feeling professionale è diventato naturalmente complicità ed intesa, (sembrava ci fossimo solo io e lui). Devo dirti che non mi sono mai trovato male con nessuno degli attori che ho fin qui diretto; in alcune situazioni però, mi rendo conto solo ora che, ero troppo inesperto per saperli guidare come avrei dovuto.
D. Quanto interviene sul lavoro del direttore della fotografia?
R. Abbastanza, come su ogni altro aspetto dei miei film, dalle scenografie ai costumi. Non c'è nulla che io lasci interamente alla scelta degli altri.
D. Che tipo di rapporto ha con i montatori? Le capita di visionare un primo montaggio e di cambiarlo molto?
R. A dire il vero mi capita di assistere a tutte le fasi del montaggio. Dall'acquisizione all'export finale. Ciò è molto faticoso, ma immensamente utile. Anzi, spesse volte, faccio io stesso un premontaggio.
D. Come è arrivato alla scelta di Francesco Venerucci per la musica del film? Conosceva già i suoi lavori?
R. No, non ci conoscevamo. Ho ascoltato numerosi compositori di Roma su myspace. Venerucci è stato quello che mi ha maggiormente colpito. Da lì è nata un'intesa tra me e Francesco, che sono certo ci porterà lontano. Dopo aver scritto la sceneggiatura, scelte le musiche per il film, inizio a disegnare lo storyboard seguendo il ritmo musicale.
D. In che modo un’ispirazione può essere inficiata dalle regole e dai tempi di una produzione?
R. Quando ho scritto “Ogni giorno” non avevo alcun contatto con le produzioni. Ho bussato a molte porte, senza alcune esito. Poi Sky si è interessata al lavoro e così, quasi in contemporanea, la Nuvola Film. Da quel momento è diventato tutto molto più semplice. Il produttore della Nuvola, Amedeo Bacigalupo, mi lascia un grandissimo margine di movimento. E' questa è certo la condizione ideale per lavorare. Anche il corto successivo è stato prodotto nello stesso modo.
D. Giochino: deve salvare dieci film per tramandarli ai posteri, quali sceglie?
R. Io per ora ne ho realizzati solo cinque...Scherzi a parte non saprei proprio. Di certo il regista italiano cui traggo maggiore ispirazione è Tornatore.
D. Un consiglio per le giovani generazioni che vanno al cinema…
R. Figuriamoci. Non credo affatto di essere in grado di dare consigli, anzi...se qualcuno ne volesse dare a me! E poi ho molta considerazione dello spettatore. Per questo cerco di annoiarlo il meno possibile e rispetto ogni gusto, purché si tratti di scelte sincere e spontanee, e non certo dettate dalla pubblicità che altri fanno passare per qualità.
D. Quando potremo ammirare la sua prossima opera?
R. Dopo “Ogni giorno” ho realizzato sempre con Sky "Fuori gioco", una storia ambientata negli anni '50 che racconta come la passione per il calcio sia ben poca cosa di fronte alle sensuali movenze di una donna in finestra che si spoglia. Ora sto scrivendo una nuova storia, da cui realizzare prima un corto e poi, si spera, un lungo.
D. Il suo sogno nel cassetto è?
R. Per quanto possa sembrare banale e scontato, vorrei continuare ad emozionare...magari per il tempo di un film e non più solo di un cortometraggio.
D. Un saluto per i lettori di ‘INTERVISTANDO’.
R. Saluto con simpatia tutti i cinefili ed in particolar modo gli utenti del sito ‘Intervistando’.

martedì 16 settembre 2008

Francesca Epifani, attrice teatrale




Intervista esclusiva realizzata il 16 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo a Francesca Epifani per ‘castzine’.

Francesca Epifani nasce in Puglia il 27 Gennaio del 1986.
Avviata al mondo del palcoscenico dalla sua famiglia, a soli tre anni, grazie alla passione per il teatro trasmessale del nonno prima e dalla sua mamma, inizia a recitare.
Per 17 anni la sua formazione è stata possibile grazie alla compagnia teatrale "Amici del Teatro" di proprietà della madre che l'ha preparata attorialmente per i musical.
La preparazione degli spettacoli, la messinscena di ogni lavoro…la vita da teatrante in ogni sua sfaccettatura l'ha vissuta a 360°.
A 18 anni decide di affiancare alle conoscenze "pratiche", (spettacoli e animazione per ragazzi), quelle conoscenze "teoriche" che finora aveva solo letto nei libri e sentito nominare, così con un bel fagotto in spalla parte per Roma.
Nel 2007 si diploma presso l’accademia teatrale ‘Ribalte’ di Enzo Garinei.
Ora oltre ad essere socia della compagnia ‘La Sibilla’ di Roma, studia con impegno per laurearsi in Arti e Scienze dello spettacolo.

D. La tua famiglia è molto importante per te. Parli spesso dei tuoi genitori. Cosa vuoi dir loro?
R. Da quando ho lasciato Brindisi, (la città dove sono nata e cresciuta per 18 anni), i miei genitori si preoccupano per me, a volte esagerando, ma dopotutto come biasimarli, io da figlia sicuramente non posso comprendere quali paure animino il loro cuore. Se c’è una cosa che posso dire loro è “grazie”. Può sembrare retorica, lo so, ma mi accusano spesso di non ringraziarli abbastanza o di non mostrare mai quanto bene voglia loro. Bene, io voglio rassicurarli, voglio che sappiano che se oggi ho raggiunto qualche piccolo obiettivo è grazie a loro e che se ho fatto o faccio delle scelte che non condividono voglio che sappiano che sono la stessa figlia di cui erano fieri a Brindisi, (qualche anno a Roma non può cambiare quello che loro hanno, con tanti sacrifici, visto crescere per diciotto anni).
D. Da piccola hai trascorso una bella infanzia? Che rapporto hai con tua sorella?
R. In barba agli “artisti maledetti” io posso dire di aver trascorso una bella infanzia, ma soprattutto di avere una sorella fantastica. Dopo i primi anni di scontri dovuti, forse, ai cinque anni di differenza, oggi Simona è la mia migliore confidente e posso dire anche la mia migliore amica. Chiunque ci conosca sa che siamo diverse sia esteticamente che caratterialmente: lei è più saggia, razionale e furba di me e questo ci rende una coppia perfetta, siamo anime gemelle seppur così differenti, le voglio un bene dell’anima e non so immaginare la mia vita senza di lei.
D. Francesca Epifani non può fare a meno di cosa?
R. Devo essere sincera, vero? Va bene…io non posso fare a meno di mangiare!
Adoro cucinare e mangiare bene, e questo, come sai, non si addice ad una “donna” di spettacolo, quindi dopo aver fatto ‘outing’ in quest'intervista correrò ad iscrivermi subito in palestra.
Tu so che sai benissimo cosa significa essere bombardata continuamente da immagini di veline, letterine e schedine taglia 120,60,90, mentre noi combattiamo per essere accettata nelle nostre misure naturali.
D. Quando è iniziata la tua carriera di attrice? Chi ha creduto per primo nel tuo talento?
R. Ovviamente mamma e papà, ma la mia prima conferma ufficiale l’ho avuta nel 2005 quando sono stata premiata a Milano con la borsa di studio “Gianni Agus” da una commissione di quindici persone tra registi, attori ed autori, vincendo, con mia grande sorpresa, contro allievi delle scuole cosiddette riconosciute: Piccolo, P. Grassi, S. D’Amico ecc.
D. Ritieni di essere nata già attrice o di esserlo diventata con la gavetta?
R. Non credo nelle conversioni strada facendo. Io sono nata attrice e anche se da piccola ogni mese preferivo un mestiere diverso, in cuor mio ho sempre saputo che avrei fatto l’attrice. Basti pensare a com'ero euforica in vista della recita di Natale all’asilo o della mia performance ritta su una sedia davanti a zii e parenti declamando la solita poesia ogni anno il giorno di Pasqua.
D. Come ti definisci come artista?
R. Non saprei, né vorrei definirmi, perché sarebbe come dare un limite alla possibilità di crescita. Fra 40 anni ponimi nuovamente la domanda e ti dirò qualcosa in merito, ok?
D. È cambiata molto la tua vita da quando hai iniziato a fare l'attrice a Roma?
R. Non particolarmente. Cambiano le abitudini, le distanze, le persone e soprattutto gli orari, ma sono stata brava a preservare la mia vecchia vita, finanche le mie vecchie amicizie, che per fortuna sento abbastanza vicine anche se sono qui nella capitale.
D. A quale esperienza lavorativa sei rimasta più legata?
R. Potrà sembrare assurdo, ma direi nessuna. Mi lego sempre a quello che vivo, nel presente, ma finito lo spettacolo lascio e vado avanti, un po’ come faccio nella vita privata.
D. Hai lavorato tanto in teatro, cosa ricordi dei primi anni?
R. Sacrifici, sacrifici e sacrifici. Nonostante sono passati circa 20 anni continuo a fare sacrifici. A tal proposito posso dire che la prima “bonona” uscita da un reality che sento in TV asserire di voler far l’attrice la denuncio per oltraggio al sacrificio di centinaia di migliaia di attori bravi nel mondo.
D. Quali registi ti hanno diretta sino ad ora?
R. Partendo dalla prima in assoluto, Jenny Ribezzo, successivamente per uno spettacolo sulle Donne nelle opere di Shakespeare Robert McNeer che ha avuto il merito di farmi comprendere che anche nei ruoli più seri posso essere convincente, poi ho avuto la fortuna di studiare ed esser diretta sul palco da Enzo Garinei, Andrea Garinei, Walter Palamenga, Cinzia Allitto, Francesca Draghetti e Roberto Stocchi. Per ultimi, ma non per importanza Marco Daverio in “Gianburrasca” e Gianluigi Savini mio amico e socio! Nel cinema invece da Ciriaco De Lio in un cortometraggio.
D. Essere attrice di musical è per ogni artista una durissima performance fisica, che tipo di lavoro comporta sul corpo?
R. Durissimo, soprattutto per chi come me non è una ballerina professionista.
Si può sopperire, però, alle lacune in danza studiando come matti e con tanto allenamento. Io, ad esempio, lo scorso anno ho frequentato una scuola di musical.
D. Relativamente alla gestualità, alla mimica facciale, al tono della voce, fra cinema e teatro si può parlare di due distinti modi di interpretare?
R. Non sono due mondi separati, ma è semplice capire che mentre in teatro sei su un palcoscenico di fronte a mille persone e devi far capire quello che dici e vedere quello che provi anche alla millesima persona seduta in ultima fila, al cinema hai una telecamera sotto il naso che coglie ogni tuo più piccolo gesto.
Un bravo attore di cinema sarà molto probabilmente un bravo attore di teatro e viceversa, perché saprà gestire il proprio corpo e la propria voce a seconda delle situazioni, non a caso esistono corsi di “recitazione davanti alla telecamera” anche per attori di teatro professionisti.
D. Parliamo un attimo della TV. Che tipo di spettatrice sei? Con che difficoltà trovi nei palinsesti qualcosa che ti interessa?
R. Sono una spettatrice nella media, nel senso che la sera accendo la televisione e prendo quello che viene offerto da Rai o Mediaset e se non c’è proprio nulla di interessante neanche su Sky, passo dalla videoteca ed affitto un film.
Sembra che voglia sparare a zero su tutto, ma purtroppo la TV oggi è un ammasso di gente che si ricicla e che se oggi è nuda su di un calendario oppure alla ricerca di un uomo da Maria De Filippi, domani all’80% sarà conduttrice ed al 99% attrice.
Se proprio scopro che c’è qualcosa di interessante, e ciò avviene spesso in tarda nottata, lo metto in registrazione.
D. Le rappresentazioni teatrali sono purtroppo spesso concepite per arrivare alla maggior fetta di pubblico possibile sacrificando ahimè la profondità dei contenuti. Non trovi che questo atteggiamento possa alla lunga risultare accomodante e perciò nocivo per la sensibilità e la crescita del pubblico?
R. E’ vero solo in parte. A Roma, per esempio, troverai una simile situazione nei teatri di richiamo ed in quelli commerciali, quelli più famosi per intenderci, nei quali persone di scarso valore, ma famose in TV, si avvicendano sui palcoscenici della città pensando di raggirare lo spettatore e le sue tasche...non sempre è così però. I teatri più piccoli, (quelli cosiddetti di nicchia), vedono sera dopo sera attori bravissimi scambiarsi battute come se parlassero, rendendoti partecipe di una finzione che per un paio d’ore senti tua, più vera che mai.
Il pubblico da parte sua, dopo i primi tre spettacoli per i quali ha speso 70 euro per questo o quel nome famoso ha due possibilità: decidere di non andar più a teatro, tanto è sempre la stessa solfa, o di cambiare “giro” scoprendo finalmente il vero significato di una buona rappresentazione teatrale.
D. Come donna c’è in te una domanda a cui ti piacerebbe trovare una risposta?
R. Ho così tante domande che non saprei da quale cominciare. Posso dirti soltanto che mi spiace che nella nostra città d'origine, sia ancora lontana dal teatro e dalle sue infinite possibilità. Mi rammarico nel pensare a tutti quei bambini che forse potrebbero passar meno tempo davanti alla TV e che se ci fossero le possibilità potrebbero divertirsi studiando recitazione.
D. Che cosa ti ha dato la vita che non meritavi?
R. Troppe cose brutte, a partire dall’ invidia, ma in fondo ho sempre pensato che a fare del male non si guadagna nulla e quindi mi dico: Che sarà rimasto a queste persone dopo un piccolo attimo di gloria?
D. Guardandoti allo specchio, cosa vedi?
R. Una ragazza che spera e che lotta, affinchè il suo sogno diventi realtà.
D. Qual è il segreto per avere successo?
R. Non mollare mai.

lunedì 15 settembre 2008

Francesca Camerlengo, conduttrice di Winebar Show



Intervista esclusiva realizzata il 15 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo a Francesca Camerlengo per ‘castzine’.


Francesca Camerlengo è la simpatica conduttrice campana del reality show ‘Wine Bar’ in onda su SKY. Solare, entusiasta e professionale, organizza eventi e convegni in tutta Italia, progetta e crea marchi e loghi aziendali, idea ed implementa campagne promo-pubblicitarie. Nel 2003 ha lavorato nel settore consulenza con mansione di docente in marketing management presso Alba Gamma. Nel 2004 ha lavorato nel settore istruzione-formazione con mansione di docente in economia aziendale presso l’istituto Cattaneo e sempre nello stesso anno ha lavorato nel settore consulenza con mansione di responsabile marketing e comunicazione presso Semeia. Dal 2005 lavora nel settore consulenza con mansione di responsabile comunicazione e formazione presso “Strive”. Si occupa dello sviluppo di piani di comunicazione, dell’organizzazione ed implementazione di corsi di formazione in marketing e comunicazione aziendale…e non solo.


D. Puoi raccontarci quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo dello spettacolo?
R. Ho iniziato con ‘Wine Bar Show’, il fortunato reality culturale che parla di svariati argomenti in un modo particolare, ossia tramite persone sedute ad un tavolo che degustano vini e cibi tipici.
D. Qual è la più grande soddisfazione artistica che hai avuto finora?
R. Credo che condurre ‘Wine Bar’ sia molto gratificante per chi come me vuole fare una televisione di buon livello.
D. Hai un sito molto bello e interattivo: quanti e quali contatti mantieni attraverso Internet?
R. Ho calcolato circa 100 contatti a settimana, ma molto dipende dagli argomenti proposti ai visitatori.
D. Un tuo giudizio su quanto è cambiata la televisione italiana in questi anni...
R. Purtroppo è cambiata molto e di pari passo alla società moderna ed al suo grado di cultura. Ormai ci viene proposta tanta roba di scarso livello. Vengono forniti ai più giovani modelli da imitare che invece dovrebbero essere da schivare. Ma in realtà è la società che produce questa tipologia di format televisivi.
D. Hai anche qualche rimpianto, o ritieni di aver colto tutte le migliori occasioni che ti si sono presentate?
R. Seguo la filosofia del “Carpe diem”, cerco di cogliere tutte le occasioni professionali che mi si pongono davanti senza rimpianti dopo, magari ci penso due volte prima di scegliere.
D. Parlando di TV, a quale tipo di programma ti piacerebbe partecipare? Con quale ruolo?
R. Adoro viaggiare e mi piacerebbe condurre un programma che mi permetta di viaggiare il mondo e soprattutto di raccontare esperienze…un programma sul genere de “Alle Falde del Kilimangiaro” per intenderci!
D. Sei una bella ragazza: quanto conta questo fattore, tanto nel lavoro quanto nella vita?
R. Molto poco, anzi potrebbe essere controproducente nel lavoro. La bellezza è un attributo soggettivo, inoltre non dura per sempre, mentre l’intelligenza ed il saper fare sono punti di forza che una donna, se li ha, riesce a sfruttare al meglio e per tutta la vita.
D. C’è un messaggio che vorresti far trasparire assolutamente a chi ti segue?
R. Non sono una persona ipocrita di quelle che dicono con impegno e passione ce la farete, per cui dico che fare spettacolo non è per tutti. Provate comunque se è questa la vostra aspirazione, ma se dopo vari tentativi non riuscite, non abbattetevi, perché sono infinite le possibilità lavorative.
D. Sei una ragazza con una cultura superiore alla media: sbaglio o per assurdo questo potrebbe essere addirittura un handicap, visto come vanno le cose in certi ambienti?
R. Ti ringrazio, questo è un bel complimento! Comunque non è assolutamente uno svantaggio, e poi certi ambienti a cui ti riferisci basta non frequentarli.
D. Come si abbina il tuo lavoro con la tua vita privata? Riesci a conciliare amicizia, amore con la professione che svolgi?
R. Basta ricavarsi il tempo per la propria vita privata programmando la maggior parte della propria giornata e soprattutto ricavarsi un po’ di tempo per se stessi, cosa che spesso trascuriamo, ma che è essenziale per sentirsi bene.
D. Qual è la cosa che ti piace di più del tuo lavoro e quale cambieresti volentieri?
R. La possibilità di interagire con gli altri è la cosa che in assoluto mi piace di più. Cosa cambierei? Ci sto ancora pensando…magari te lo racconto nella prossima intervista.
D. Qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
R. Credo che ognuno abbia una propria spiritualità ed una propria morale a prescindere dalla religione che pratica, anzi spesso c’è da diffidare da chi “dice di essere” molto religioso. La cosa importante è come ci si comporta.
D. Sei aggettivi per descrivere il tuo carattere.
R. Vivace, estroversa, attiva, dinamica, autocritica e disponibile.
D. Se puoi, fai una dedica ai lettori di ‘INTERVISTANDO’.
R. Un saluto a tutti i lettori ed un invito: provate a fare come nelle puntate di “Winebar Show”, quando siete seduti con gli amici al tavolo, e discutete di argomenti esistenziali, scoprirete aspetti del vostro carattere che voi stessi neanche sapete di avere, e starete meglio.

domenica 14 settembre 2008

Antonio Bruno, consulente in marketing e comunicazione




Intervista esclusiva realizzata il 14 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Antonio Bruno per ‘castzine’.

Antonio Bruno ha studiato scienze economiche ed aziendali all’università del Sannio. Poi si è specializzato con un master in marketing strategico a Roma. Successivamente ha preso parte ad un altro master in marketing ed E-commerce ed a vari corsi di specializzazione nell’area del marketing management. Grande influenza sul suo bagaglio di conoscenze hanno avuto le esperienze realizzate in più anni come assistente marketing presso varie aziende in Italia ed in Egitto.
Da otto anni lavora come consulente marketing per enti pubblici ed aziende private in varie regioni italiane.
Attualmente è titolare nella regione Campania della ‘Strive marketing e comunicazione’, che offre servizi di consulenza in diversi settori economici.

D. Tecnicamente di cosa ti occupi?
R. Sono un consulente in marketing, ossia un esperto in grado di suggerire ad altri le modalità per utilizzare al meglio le proprie potenzialità e le opportunità offerte dal mercato, che si tratti di aziende private, enti pubblici o liberi professionisti.
Tutto ciò senza mai sostituirmi al cliente, perché la mia resta una consulenza, un affiancamento in attività delle quali il cliente non può avere conoscenza, così come succede per un avvocato o un commercialista.
D. Il marketing ha come ruolo principale, oltre la comunicazione, quello di offrire una qualità migliore di vita. Quanto, fino ad oggi, secondo te, ha migliorato la nostra vita, e quali margini di miglioramento si prospettano?
R. Iniziamo col dire che ognuno fa continuamente marketing di se stesso.
Quando ci vestiamo bene e redigiamo il nostro CV per andare ad un colloquio di lavoro, in realtà stiamo promuovendo la nostra persona.
Questo succede anche nei rapporti sociali, quando parliamo di noi agli altri, delle nostre capacità ed ambizioni, in pratica ci comportiamo come un negoziante che presenta un prodotto ad un cliente.
La nostra vita è un continuo utilizzo di tecniche di marketing, un uso coerente ed efficace delle stesse porta sicuramente a vantaggi rispetto alle altre persone.
D. In riferimento ai siti web, come si è evoluta questa leva, intesa come strumento di comunicazione?
R. Si è evoluta di pari passo al modo di comunicar in genere. Oggi facciamo tutto in modo frenetico ed abbiamo bisogno di mezzi di comunicazione che in tempo reale ci permettano di interagire con chi vogliamo. Io stesso non potrei lavorare senza un collegamento ad internet e l’invio costante di messaggi di posta elettronica…è parte integrante della mia attività.
Inoltre bisogna tenere presente che i clienti non sono più solo nella nostra regione o nazione, ma nel mondo intero ed il web è il meccanismo che ci permette di raggiungerli in qualsiasi occasione ed a costi ridottissimi.
D. Il marketing non convenzionale riuscirà mai a sostituire i tradizionali strumenti di comunicazione, o dovrà viaggiare in parallelo con loro, realizzando una sorta di compatibilità?
R. Sicuramente dovrà viaggiare in parallelo con loro fino a quando vi saranno persone che sono legate ad uno stile di vita tradizionale. Se produciamo prodotti anti-età ed i nostri potenziali clienti sono persone con più di 65 anni che guardano solo la TV, che senso ha provare a vendere i prodotti tramite il web o la mobile communication?
D. Lavori anche nel mondo di internet e del marketing digitale da diversi anni, per grandi società, puoi descriverci la tua esperienza?
R. Ho realizzato diversi programmi di internet marketing, focalizzando sulle tecniche di visibilità sul web e su azioni di fidelizzazione della clientela.
Quello su cui spingo sempre è l’aggiornamento costante dei contenuti e sulla usabilità. Il visitatore che naviga sul nostro sito in genere si soffermerà per pochi secondi su una pagina, perciò se vogliamo promuovergli qualcosa dobbiamo colpirlo immediatamente e fargli ottenere ciò che sta cercando.
D. Quali ritieni siano stati i punti di forza che ti hanno consentito di ricoprire ruoli di responsabilità?
R. Sicuramente senza buone capacità nelle relazioni sociali non si potrebbe fare il consulente marketing, perché il mio non è un lavoro solo da scrivania. Il cliente va seguito di pari passo, sempre ascoltato e spesso frenato, perché il rischio di rovinare la propria attività con errori di impulsività è alto. Poi sono certo che senza la mia creatività non avrei potuto fare delle proposte di marketing ai clienti.
D. Che tipo di formazione consigli a chi intende percorrere un tipo di formazione come il tuo? Cos'è e quanto ne è utile lo studio per chi vuole fare, nel mondo odierno, comunicazione?
R. La formazione è essenziale ed attualmente in Italia sono numerosissimi i master ed i corsi di specializzazione in marketing e comunicazione aziendale, per cui basta scegliere in base alle proprie preferenze ed alle proprie disponibilità.
E’ importante però, in seguito, cercare di fare dei tirocini in azienda perché il 7delle proprie conoscenze si basa sull’esperienza pratica.
D. Difficile fare l’imprenditore in questo Paese?
R. Beh, in Italia e soprattutto al Sud, dove lavoro, ci sono maggiori barriere culturali spesso dettate dalla diffidenza e, per le aziende medio-piccole, dalla volontà di fare da soli.
Converrebbe guardare all’agricoltura, il settore primario, per capire l’importanza del marketing: si possono produrre i frutti più buoni della terra…ma se non si riesce a farli arrivare alla tavola del consumatore ed a farli apprezzare, alla fine marciscono nel campo.
D. Se dovessi definire il mondo comunicativo al giorno d'oggi, come lo definiresti?
R. Complesso e vario così com'è la società moderna...del resto noi comunichiamo con gli altri non da soli.
D. Quali sono, a tuo giudizio, le facoltà oppure i corsi di laurea più atti alla formazione di un futuro consulente di marketing? Cosa consigli?
R. Facoltà specialistiche tipo Economia Aziendale, Marketing.
D. Un libro che qualsiasi aspirante consulente marketing dovrebbe leggere?
R. "L’arte della guerra" di Sun Tzu.
D. Progetti futuri?
R. Attualmente mi sto concentrando sul marketing internazionale e l’export.
Le aziende hanno bisogno di “aprirsi una finestra sul mondo”, perché vi sono opportunità enormi per qualsiasi settore economico.
Anche in questo caso il fai da te non porta a nulla, bisogna conoscere le tendenze dei mercati, i prezzi, le normative e la cultura dei Paesi nei quali si vuole esportare.
Affidarsi ad un consulente esperto è la soluzione più proficua.
D. Sogno nel cassetto?
R. Ampliare sempre di più le attività per la mia società di consulenza.
D. Rivolgi un saluto agli amici di ‘INTERVISTANDO’.
R. Un caro saluto a tutti nella speranza che possano fare come lavoro quello che gli piace veramente come è successo a me.

sabato 13 settembre 2008

Anna Chiara Gravagnuolo, autrice Rai




Intervista esclusiva realizzata il 13 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Anna Chiara Gravagnuolo per ‘castzine’.

Anna Chiara Gravagnuolo bella giornalista ed autrice Rai, laureata in Lingue e Letterature Straniere con una tesi su G. B. Shaw, cavese d’origine risiede a Napoli, pur lavorando spesso su Roma.
Nel 1990 ha condotto rubriche di attualità e moda su emittenti televisive locali:
‘Glamour e Vanity’ su Teleoggi e ‘Moda City’ su Canale 8.
Nel 1991 per la trasmissione radiofonica ‘Oggetti smarriti’ ideata da Antonio Bottiglieri per Radio Due ha intervistato in diretta vari personaggi famosi.
Nel 1993 è stata direttore responsabile del periodico ‘Oltre Magazine’, rivista di
moda, attualità e cultura.
Nel 1995 ha pubblicato il libro ‘La Vanità’, (Ed. Il Sapere), una raccolta di interviste a 19 personaggi famosi tra cui Bevilacqua, Eco, Sgarbi e De Crescenzo.
Nel 1996 è stata ospite come giornalista e scrittrice su canale 5 al ‘Maurizio Costanzo Show’.
Sempre nello stesso anno ha pubblicato un catalogo con testi in occasione della mostra fotografica ‘Les Vanités’ presso l’Istituto Grenoble di Napoli.
Nel 1997 è stata assistente della trasmissione televisiva Furore andata in onda su Rai Due.
Dal 1999 al 2000 è stata consulente ai testi per ben due edizioni del programma di RaiTre “Sfide”, che poi ha ripreso nel 2003 e che ha curato sino al 2007.
Ma è stata ed è consulente ai testi anche di: “Sereno Variabile” per Rai Due;
“Bye bye baby”per Rai due; “Uno mattina Estate” per Rai Uno e per ‘Occhio alla spesa’ sempre per Rai Uno.
Politicamente attiva come ruolo di coordinatrice provinciale per le pari opportunità per il Pdl.
L’11 Agosto 2008 è stata una delle giurate del concorso di bellezza ‘Miss Universo’ svoltosi a Montesano sulla Marcellana in provincia di Salerno.
Il 17 Settembre sarà ospite del reality culturale SKY intitolato ‘Wine Bar’, condotto da Giuseppe Maria Galliano, il tema della puntata sarà “La gelosia”.

D. Come si presenta Anna Chiara ai lettori di “INTERVISTANDO”?
R. Spero simpatica, attiva e piena di voglia di vincere!
D. Giornalista, direttore responsabile di riviste, scrittrice, autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi, in quale veste ti senti di più te stessa? A cosa è dovuta questa tua versatilità?
R. Mi riconosco meglio nelle vesti di giornalista, mi piace curiosare e conoscere cose e persone sempre nuove.
D. Che giornalista ti consideri?
R. Intervistatrice, mi piace andare a fondo nelle persone che intervisto sia nel loro aspetto privato che pubblico.
D. Come e perché ha iniziato a scrivere?
R. Da piccola, mi inventavo delle piccole storie, oppure scrivevo diari lunghi sulla mia vita e sulle mie emozioni.
D. Sono stati difficili gli inizi?
R. Si, soprattutto per farsi conoscere e stimare.
D. Scrivere per te è più un lavoro o un divertimento?
R. Mi piace scrivere e quindi mi diverto anche.
D. Quali sono i tuoi punti di riferimento letterari, gli scrittori con cui sei cresciuta?
R. Alberto Bevilacqua e Luciano De Crescenzo li ho conosciuti entrambi, il secondo mi ha dato anche dei consigli. Il primo invece era più distaccato, ma un grande scrittore pieno di inventiva e fantasia.
D. Da cosa si riconosce un buon lettore? Dunque chi è il lettore ideale dei tuoi libri?
R Se ha passione nel leggere quello che tu scrivi con passione.
D. Parliamo dei tuoi libri. Da cosa nascono le tue storie? Perchè?
R. Ho scritto raccolte di interviste. Le mie storie intime le scrivo e le conservo gelosamente per me, almeno fino ad ora.
D. Chi deve insistere a scrivere e chi invece è meglio che lasci perdere?
R. Chi ama la scrittura e non si aspetta di diventare ricco scrivendo.
D. Qualche consiglio per gli scrittori esordienti?
R. Leggere molto ed essere sempre aggiornati. Per il resto non mollare mai ai primi intoppi e difficoltà.
D. La TV è sempre stata un tuo “sogno nel cassetto”?
R .Si, mi piace molto e la seguo anche molto. Ho condotto vari programmi per tv locali, per mamma Rai invece ho solo scritto e collaborato come autrice.
D. Qual è il tuo metodo di lavoro?
R. Istintivo e passionale come il mio modo di essere.
D. E dal punto di vista tecnico ad esempio quante revisioni e stesure occorrono prima che un testo sia pronto per essere dato al conduttore dello show o alla presentatrice della trasmissione “x”?
R. Essere sicuri che può piacere all’autore ed al pubblico, magari sentendo il parere di qualcuno che ti è vicino e che chiaramente ritieni all’altezza.
D. Il giudizio altrui, del pubblico o della critica, ti ha mai influenzata a tal punto da farti cambiare direzione?
R. No, sono sempre stata me stessa, ma gli altri vanno comunque ascoltati. Le critiche a volte servono per migliorarti.
D. Qual è in assoluto la cosa peggiore che può accadere a un’autrice TV?
R. Che i suoi testi risultano non adatti a quel programma.
D. Quale consiglio pratico puoi dare ad un aspirante autrice televisiva?
R. Aggiornarsi, confrontarsi e proporsi.
D. Progetti futuri?
R. Spero di continuare il programma su Rai 1 “Occhio alla spesa”, con la corsa degli aumenti del costo della vita mi fa piacere essere aggiornata anche per il mio “budget” che come tutti quelli dei giornalisti non è mai troppo esoso.
D. Sogno nel cassetto?
R. Diventare autrice di un programma tutto mio.

venerdì 12 settembre 2008

Enzo Guariglia, un’artista caleidoscopico



Intervista esclusiva realizzata il 12 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo ad Enzo Guariglia per ‘castzine’.


Enzo Guariglia, conduttore, imitatore, showman, nasce a Salerno 32 anni fa.
Laureato in lettere classiche, da circa 15 anni svolge attività nel mondo dello spettacolo.
Annovera nel suo curriculum diverse esperienze sulle reti nazionali, Rai e Mediaset, dove si è esibito come imitatore.
E’ inoltre l'animatore ufficiale delle selezioni di Miss Italia.
Da anni gira il centro-sud Italia con il suo spettacolo dal titolo “Enzo Guariglia show” con le formule più svariate.




D. Ciao Enzo, raccontaci qualcosa circa la tua formazione professionale? Navigando sul tuo sito www.enzoguariglia.it ho letto che hai avuto tante esperienze in campo artistico. Puoi raccontarmi le più significative?
R. Forse ogni singola esperienza è stata significativa, anche la serata che ho fatto nella piazza più remota, perché tutto è formativo. Tuttavia non posso non ricordare, per il brivido provato, le dirette in prima serata su Raiuno, oppure su Canale 5.
D. Uno dei tuoi cavalli di battaglia è stato ed è Adriano Celentano. Come si fa ad uscire da un personaggio, ma soprattutto come si riesce a non rimanerne vincolato a vita?
R. A tal proposito ti vorrei raccontare un aneddoto legato proprio all'esperienza vissuta con Adriano Celentano in occasione dello spot delle ferrovie.
Celentano chiese a me ed agli altri sosia-imitatori se noi vivevamo del tutto alle sue spalle o se facevamo altre cose, ovviamente usando un tono scherzoso.
Di me rimase molto colpito da una carrellata di personaggi che gli proposi in maniera estemporanea. Si divertì molto e mi fece i complimenti. Questo per dirti che è meglio non essere prigionieri di un solo personaggio.
D. Nel corso di questi anni hai fatto tantissima televisione, sulle reti nazionali e su quelle private. C’è differenza nella libertà di espressione?
R. Sicuramente nelle private ti esprimi con assoluta libertà, mentre sulle nazionali e specialmente in Rai sei spesso soffocato dagli autori che non sempre riescono a cacciare il meglio di te. Molto logicamente dipende dalla bravura del conduttore. Non a caso la spalla migliore che ho trovato in un mio passaggio Rai si chiamava Pippo Baudo.
D. C’è qualche personaggio che non ha particolarmente funzionato?
R. Mi butto solo sui personaggi nazional-popolari così evito di correre questo rischio.
D. Cosa rimproveri dunque agli imitatori del presente?
R. Di aver lasciato troppo spazio ai cabarettisti.
D. Come ti definiresti oggi?
R. Un imitatore-showman alla Fiorello ed alla Massimo Lopez.
D. A proposito di personaggi: ne hai altri in cantiere?
R. Penso prima a ristrutturare il cantiere.
D. Come spieghi il successo di ‘Enzo Guariglia show’?
R. Non me lo spiego, perchè il successo che desidero deve ancora venire.
D. Tra le varie passioni ti cimenti anche nel canto e nella conduzione, cosa ci puoi raccontare di queste tue virtù?
R. E’ bello spaziare in tutti campi, perchè è bello che il pubblico ti consideri artista a tutto tondo.
D. Cosa sogna per se stesso Enzo Guariglia?
R. Di continuare così e di arrivare in alto senza dover dire grazie a nessuno, come fanno centinaia di raccomandati che popolano il piccolo schermo.
D. Concludendo…hai qualche progetto per il 2009 da rivelarci?
R. Il mio format sulla sicurezza stradale ‘MANDOVAI’ approda nelle scuole e andrà in onda su parecchie TV in tutt'Italia.
D. Un saluto agli amici di 'INTERVISTANDO'.
R. Siate tutti menti che pensano con la propria testa, orgogliosi di essere unici e…diffidate dalle imitazioni.

lunedì 8 settembre 2008

Biagio Landi scultore per Miss Universo


Intervista esclusiva realizzata l'8 Settembre 2008 da Ilaria Solazzo a Biagio Landi per ‘castzine’.

Biagio Landi è nato a Salerno nel 1962. Si è diplomato presso l’istituto statale d’arte di Salerno nel 1981. Si occupa di scultura a tuttotondo e a rilievo; la sua produzione include anche oggettistica e complementi d’arredo. Ha partecipato a concorsi e rassegne culturali tra cui: nel Giugno del 1987 ‘Culturale cilentano’; al premio internazionale città di Cava per ben tre volte, nel 1987 classificandosi terzo, nel 1988 classificandosi secondo e nel 1989 classificandosi quarto. E' stato nel 1991 il primo classificato durante il premio nazionale di arte figurativa Montesanart. Ha realizzato opere per l’ente comune di Salerno, (ritratto del maestro di arti marziali Dario Ambra), altorilievo in terracotta, anno 2001, palestra comunale Parco Arbostella, Salerno; per l’ente comune di Minori,(Salerno): arco romano, altorilievo in terracotta, cm. 360 X 250, 2000-2001, collocato su una pala all’ingresso della città…e non solo. Di recente ha dato vita per il premio “Filippo Gagliardi” ad un bassorilievo in terracotta cm.42x43,2008, raffigurante un particolare del portale centrale della facciata della chiesa di Sant’Anna in Montesano sulla Marcellana, (Salerno).

D. Parlaci un po' di te, da dove vieni, chi sei e soprattutto perché e come hai scelto l' arte e di voler essere un artista?
R. Sono nato 42 anni fa a Salerno dove tutt'ora vivo.
Mi sono diplomato presso l'istituto d'arte di Salerno ed e' proprio in quella scuola che la mia passione per l'arte ha avuto il sopravvento su di me, praticamente da quando le mie mani hanno iniziato a plasmare l'argilla, (la materia, che e' anche il titolo della mia prima personale "La Dimensione della materia"), non hanno più' potuto farne a meno.
D. A cosa si deve la tua scelta di vivere a Salerno?
R. Sono molto legato a questa città. La scelta di rimanere a Salerno é dettata principalmente da due fattori.
La prima, perché é stata la città della mia formazione che vanta notevole pregio nell'arte della produzione artistica legata alla ceramica e la seconda dovuta al clima ed alla luce del luogo, che ispirano la mia produzione.
Anche se, con onestà ti dico che, questa città non offre molte opportunità di proporre arte, in quanto gli enti locali promuovono solo la produzione artigianale.
Pochi incoraggiamenti vengono solo da qualche associazione culturale privata.
D. Come hai scoperto la tua vocazione di pittore-scultore?
R. Già da bambino ero attratto da tutto ciò che fosse possibile manipolare.
La mia prima confezione di plastilina mi fu regalata alle elementari.
Ero un bambino molto curioso, facevo mille domande, ero attratto e lo sono ancora di più oggi,da tutto ciò che mi circonda.
Ma la vera svolta si é verificata alle superiori, quando il mio professore di plastica durante il primo trimestre mi diede un brutto voto, proprio nella materia che maggiormente mi entusiasmava.
Quel voto negativo mi indispettì talmente tanto che nel secondo trimestre riuscii a convincere il mio docente che si era sbagliato nel valutarmi, gli dimostrai le mie ottime capacità.
E’ curioso, ma non ti nego che ancora oggi quando incontro per strada il mio ex insegnante di plastica, il dottor Luigi Paolelli, e gli ricordo di quel voto sorridiamo.
Io lo ringrazio sempre perché mi diede la carica giusta per affrontare questo mestiere, per questo motivo
sono soddisfatto di averlo avuto come ospite quest'anno ad una mia personale intitolata "La Dimensione della materia".
D. Raccontami meglio cosa intendi per "ARTE" che non dipende dalla volontà.
R. Secondo me non esiste un concetto di arte oggettiva in assoluto.
Per me l'arte è sempre una volontà umana.
D. Ma entriamo più nello specifico, a mio avviso sei un bravo scultore, perché riesce a trasformare vari materiali in opere fantastiche.
Spesso guardando le tue creazioni sento una forte spiritualità, sono opere forti e dignitose le tue.
Raccontami un po' di loro.
R. La spiritualità che vedi nelle mie creazioni la distinguerei tra le opere di arte sacra e quelle di arte in genere.
Nelle opere di arte sacra c'è comunque un preciso riferimento all'iconografia classica, anche se cerco di dare sempre alle opere che realizzo un'impronta del tutto personale.
Nelle altre opere do libero sfogo ai sentimenti del momento, tutto viene da sé in un continuo susseguirsi di sensazioni che si tramutano in forme, volumi, idee di colore e rappresentazioni di movimento: “La spiritualità di quel genere di opere va interpretata, anche come rappresentazione di puro e semplice stato d'animo e senza caricare le motivazioni di chissà quali significati”.
D. Rendi partecipi i lettori di ‘INTERVISTANDO’ della tua visione del mondo. Che vita vorresti?
R. L'utopia è l'essenza di fare arte, senza, tutto si ridurrebbe a sterile accettazione del già tutto prestabilito e confezionato, mentre per cambiare il mondo bisogna cercare di superare i modi di vedere.
D. Tutto si trasforma, tutto muta, io spesso quando ammiro le tue opere le sento cariche di una profonda dignità, le sento vive. Che tecniche specifiche usi?
R. Dignità, perché lascio sempre in evidenza la materia prima con cui le realizzo.
Vive, perché il movimento, le forme, i colori e la luce le rendono tali.
D. Come ti senti quando crei?
R. Sono sensazioni difficilmente spiegabili a parole…avverto la sensazione del tempo che sfugge.
Ho spesso fretta di fermare un concetto per sentirmi soddisfatto.
D. Quando guardi le tue "creature" quali sono i pensieri e quali sono i sentimenti?
R. Purtroppo, lo stato di grazia che provo, come dicevo poc’anzi, dura poco più del tempo di realizzazione dell' opera. Poi divento critico con me stesso perché immagino come avrei potuto risolverla diversamente, anche se ciò è costruttivo perché mi da modo di superarmi, di produrre sempre qualcosa di diverso.
D. Nelle tue mani sono molti i materiali che danno forma alle tue opere: marmo, ferro, bronzo, acciaio, cosa ami di più e perché?
R. Sicuramente l'argilla! La plasmi con facilità, (ma con la giusta tecnica), anche senza l'utilizzo di utensili, ma con le proprie mani, le proprie dita.
Si ha in tal modo una percezione tattile che altri materiali non danno.
D. Le tue opere son tutte “figlie tue” e le ami tutte allo stesso modo oppure ne hai una “prediletta”?
R. Ogni opera per me ha una valenza diversa una dall'altra.
Non e' possibile amarle tutte allo stesso modo; ognuna appartiene ad un momento, un periodo della mia vita. L'opera alla quale sono più legato, è " Forme plastiche", una scultura in terracotta, una delle mie realizzazioni nata quando ancora non avevo un laboratorio tutto mio.
Ricordo che per ultimarla dovetti chiedere ad una collega vietrese la cortesia di cuocere nel suo forno anche la mia scultura. L'emozione che provai quando fu ultimata la fase di cottura non la dimenticherò mai.
D. Quando si sceglie una scultura lo si fa sulla base di qualcosa che invoglia, incuriosisce e coinvolge.
I tuoi lavori perché, a parer tuo, dovrebbero invogliare i clienti all'acquisto?
R. Bella domanda. Questo è un argomento che mi mette davvero in difficoltà, (quello dell'acquisto intendo). Vorrei che chi acquista una mia opera lo faccia perché riesce a coglierne in essa parte dei significati e delle emozioni che ho cercato e provato nel realizzarla; ma mi gratifica anche il semplice fatto che sia stata scelta, anzi mi incuriosisce sapere dagli acquirenti quale e' stato il loro ‘input’ all'acquisto…ciò mi da altra energia per realizzarne delle altre.
D. Quante porte ti sono state sbattute in faccia e quali ostacoli apparentemente insormontabili hai dovuto superare?
R. E' capitato di riceverne un po’, ma mi sono rifatto subito.
Devi sapere, che un architetto professionista di Salerno, mi ha negato di poter realizzare un Cristo da collocare sull'altare di una chiesa da lui progettata sol perché io non avevo un ricco curriculum.
L'opera fu affidata ad un'artista "conosciuto".
A distanza di un anno mi è stata offerta l'opportunità di realizzare tre bassorilievi in terracotta raffiguranti i Santi Martiri Salernitani, collocati sulla facciata di una delle chiese tra le più importanti della città, il Sacro Cuore di Gesù in piazza ferrovia.
Detti Santi sono per i salernitani, ( la leggenda vuole che siano i difensori della città), molto importanti, perché seguono il Santo Patrono, San Matteo,in processione il 21 settembre.
Come vedi per me il tempo e' stato galantuomo.
D. Per chiudere questa intervista... cosa vorresti aggiungere? Cosa vorresti far conoscere di te e del tuo mondo?
R. Mi dai l'opportunità di parlare di un’iniziativa che mi vede coinvolto in qualità di vice presidente.
Si tratta di un' associazione di volontariato che si occupa del trasporto di emodializzati.
E' nata da poco, stiamo affrontando delle spese, che vanno dalla cancelleria ai mezzi di trasporto.
Ci stiamo autotassando, poiché i soldi non bastano mai.
Ho pensato di mettere in vendita, ad un prezzo simbolico, una delle mie collezioni di collane realizzate in ceramica per offrire una parte del ricavato all'associazione stessa.
Colgo l’occasione per fare un piccolo cenno alla mia collezione di collane creata esclusivamente per la manifestazione legata a Miss Universo 2008.
Si tratta di collane, o meglio di opere d'arti, come ama definirle il noto critico Beppe Palomba, realizzate in ceramica, modellate e decorate a mano…sono veri e propri pezzi unici.
D. Un saluto agli amici di ‘INTERVISTANDO’.
R. Vorrei ringraziare innanzitutto te per avermi presentato al tuo pubblico che spero mi continuerà ad apprezzare nel tempo.
Un caro saluto a tutti gli amici del sito 'INTERVISTANDO' dall'artista Landi.
D. Quale messaggio vuoi rivolgere alla gente?
R. Sono convinto che sia giunto il momento per la nostra società, a volte superficiale, di cambiare in meglio.
Il futuro del pianeta è nelle mani dell'arte che va maneggiata con cura.
Per dare un colore ai vostri sogni regalate e regalatevi un'opera targata Biagio Landi.